Seguendo le orme di celebri star del trucco made in Italy famose nel mondo, Angela Valentino, 36 anni da sei anni negli USA, è a pieno titolo una make up artist riconosciuta e molto ammirata negli States. Proprio come successo a Linda Cantello, Francesca Tolot, Lucia Pica, le porte dello stardom americano si sono aperte a questa giovane Make Up Artist italiana con una forte inclinazione verso la make up art. La sua passione è iniziata con le arti dello spettacolo al liceo Artistico Caravaggio di Milano, in Italia. Nel 2008 si è laureata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove ha solcato tutti i campi del teatro, della televisione e del cinema. Si è poi specializzata in Costumi per poi passare al trucco di scena e artistico.
Come ti sei avvicinata al trucco, Angela?
Mentre ero ancora all’università, ho iniziato a studiare nella migliore scuola di trucco in Italia – BCM Cosmetics – dove mi sono diplomata nel 2011. Da lì ho iniziato a collaborare con diversi teatri e studi d’arte. E poi è arrivata la moda in Italia e negli Stati Uniti, con le fashion week di Milano e New York e gli ingaggi in alcune riviste di moda internazionali.
Come hai scelto New York come tua base?
C’ero stata in una vacanza studio fatta nel 2010 con l’Accademia di Belle arti di Brera dove l’istituzione ha portato 80 scenografi e costumisti per lo spettacolo in un tour degli USA. Ricordo che abbiamo toccato New York, con i teatri di Broadway, Los Angeles con gli studi di Hollywood e i mitici spettacoli di Las Vegas. Ero già amante dell’America, la grandezza e il come la gente e gli artisti arrivavano al loro obiettivo mi affascinava.
E poi cosa è successo?
Che ho visto con i miei occhi questa magnificenza e il modo in cui viene trattato lo spettacolo qui. Ero completamente rapita, volevo andare via dall’Italia, nonostante fosse il mio Paese che amo, ma volevo realizzarmi. Ed è tutto iniziato come gioco, sono venuta qui per imparare bene l’inglese, studiando, ed è diventata la mia vita. Ho trovato il visto d’artista e ho iniziato le prime collaborazioni con la pubblicità mondiale della Fanta, per poi lavorare in studi televisivi ed eventi.
Come ti sei mossa per la tua formazione?
Pensa che avevo già capito di voler diventare una figura completa per lavorare meglio. Avevo seguito un corso da dietro le quinte di Trucco di maschera teatrale con un effettista a Brera molto bravo, Roberto Mestroni, un grande truccatore. E frequentandolo mi sono lasciata trasportare, e ho chiesto a lui se conosceva scuole buone di make up. Ho seguito la scuola che mi aveva indicato, e ho cominciato a lavorare per Moncler, Versace, Iceberg, Dolce & Gabbana. La moda mi ha cercato, io truccavo nelle sfilate, iniziavo a conoscere fotografi e collaborare con loro e lavorare per i magazine di moda negli editoriali. Ho fatto campagna vendite di D Squared per due anni. Poi è arrivata la tv, a Mediaset ho partecipato a Fashion Style, un’esperienza bella su La5.
Chi hai conosciuto nei tuoi anni milanesi?
Ho truccato Donatella Versace, Justine Mattera, Franca Sozzani, Federica Pellegrini. Ho lavorato in teatro alla Scala, l’Elfo Puccini, poi ho fatto face painting, trucco moda, effetti, aerografo, body painting, trucco teatrale. Quando ho deciso di partire per l’America è iniziato il duro viaggio dello straniero.
Come ricordi i tuoi primi tempi oltreoceano?
Quando sono arrivata in America ero studentessa di scenografia, il che mi portava dal teatro alla lirica, con in più la passione del costume. Nella mia testa c’era il make up, ero stata sempre amante degli effetti speciali e pensavo di andare a fare l’effettista a Hollywood. Era il periodo che guardavo tutte le puntate di Face Off, un reality game show di settore.
Cosa hai scoperto dell’America?
Non è che si fa la bella vita sempre, si fanno tanti sacrifici. Bisogna imparare la lingua, avere a che fare con le burocrazie per i visti. Si dice che per un europeo, inizialmente si sceglie New York e se non hai un obiettivo la città non ti sceglie. La citta ti fa fuori, ha un’energia fantastica, puoi conoscere tante persone ma quelle che restano strette sono poche. Questo succede perché il newyorkese è molto preso dalle sue cose, non ha tempo per la vita privata, c’è il successo, la competizione e arrivare a essere i numeri uno. La città delle persone sole, è vero. Infatti lo si fa per un periodo, poi come altri, ho in mente di andare nella West Coast, Nevada o California dove non si corre tanto.
Che privilegi si hanno a essere italiani creativi oltreoceano?
Gli americani amano l’Italia e molti vorrebbero venire in Italia a vivere. Sono affascinati da come parliamo e loro dicono che dalla nostra bocca esce sempre “una canzone”. Riconoscono che la manualità è diversa, abbiamo una grande cosa nel nostro dna: l’artigianato, il fatto a mano. Ho trovato lavori anche così, adesso ho un mio programma tv in collaborazione con Patrimonio Italiano Web Tv. Confezioniamo un telegiornale e un’annuale premiazione alla Camera dei Deputati per gli italiani che si sono distinti all’estero.
Cosa fai per Patrimonio Italiano?
Io faccio parte della loro redazione “Un’italiana a New York”: ogni settimana in puntata porto a spasso virtualmente nella Grande Mela facendo vedere la mia vita, gli usi e costumi e faccio visitare la città come i turisti non l’hanno mai vista. Ci sono anche degli scambi. Intervisterò Clarissa Burt e sarò ospite sul suo “In The Limelight”.
Come avete vissuto il 2020 negli USA?
Il periodo del Covid ha preso male gli artisti con il lockdown molto duro all’inizio della pandemia. Anche Broadway ha fatto spettacoli virtuali, per vincere la paura. Come artista, dico che è stato un periodo pesante, ma mi ha anche fatto bene. Un anno di riflessione che mi ha fatto cambiare il mio modo di vedere il lavoro. Sono nate collaborazioni per me, posso dire che ho un film in uscita sottoforma di serie tv su Netflix che si incentra su un argomento che non è stato mai trattato su quella piattaforma, da girare in autunno, che tratterà dell’immigrazione degli artisti in USA. Si capirà che non siamo in vacanza.
Di cosa sei più orgogliosa?
Nel mio campo sto già facendo grandi cose, come truccare Robin Roberts l’anchor woman che lavora Good Morning America, ovvero la più famosa presentatrice americana. Sogno l’Oscar, sono ambiziosa ma per quello serve essere a Hollywod ma non lo escludo perché sono su una buona strada e sto lavorando parecchio con ottimi risultati, sono fiera dell’italianità che c’è in America. Quello che stiamo facendo come comunità di italiani creativi si sente, non siamo tantissimi oggi, ma gli italiani hanno fatto grandi cose nello spettacolo e nella ristorazione. Chi è andato via dall’Italia con ambizione ha fatto grandi cose. L’obiettivo è sempre più alto e forse è anche per questo che qui si dice: in America si dice abbiamo la parte migliore d’Italia.