A 20 anni per Daniel Lozano Martin passare dall’Opéra National de Paris al Teatro alla Scala di Milano è stato un sogno che si è realizzato. Da quando era piccolo a Madrid aveva pensato a due città nel suo futuro: Parigi e Milano. In così poco tempo la danza è diventata la sua professione, solo che all’ottavo mese di permanenza in quella che considerava la sua destinazione per eccellenza, Milano, appunto, si è dovuto fermare. La pandemia è arrivata anche tra le travi dei palcoscenici più prestigiosi del mondo e ha imposto uno stop. Tempo per raccontarsi nella prima estesa intervista che questa stella del balletto internazionale ha deciso di concedere a The Way Magazine.
Daniel cosa ricordi dei tuoi inizi in Spagna?
La prima lezione di danza l’ho fatta a 4 anni a Madrid. Ho provato perché avevamo un ballerino in casa, mio fratello Javier. Lui era più grande di 10 anni e da sempre ho visto il ballo come una cosa bella, ma non mi sentivo di farlo a quell’età, così ho mollato.
E poi?
E poi a 10 anni l’ho ripreso, l’ho ricominciato comunque con lui e poi l’ho preso sul serio. Lui è diventato ballerino professionista contemporaneo e io da più maturo l’ho fatto per me, e mi sono direzionato verso il classico. Oggi parliamo di esibirci assieme, non abbiamo mai il tempo di fare qualcosa ma vogliamo organizzare in qualche modo per il futuro. Sarà come riequilibrare un divario che ci ha poi portati a fare cose diverse nella stessa disciplina.
Dove ti sei formato?
Ho iniziato in una piccola scuola a Madrid e mi sono preparato per entrare al conservatorio di danza della capitale nel 2012. Sul finire dell’anno 2014 ‘Opéra National de Paris mi ha notato e mi ha invitato a far parte delle loro fila. Per me è stato quello il passo più importante.
Eri davvero piccolo!
Sì, ancora quindicenne, non parlavo una parola di francese, ma sono comunque andato. Per me è stata una prestigiosa e incalcolabile occasione di formazione. Ci sono rimasto da alunno fino al 2018 e poi mi hanno fatto un contratto di un anno. A quel punto ho deciso di puntare a Milano.
Perché Milano?
Perché dopo Parigi per me il teatro dove puntare era il Teatro alla Scala, il mio sogno. E ci sono arrivato, da settembre 2019. Ci sono entrato da professionista, partecipando alle rappresentazioni più celebri, Giselle, Bolero, Sylvia. Mi dispiace di questo fermo per il Coronavirus anche perché non abbiamo potuto continuare con il calendario che prevedeva anche Los Angeles questa estate.
In poco tempo hai raggiunto due importanti obiettivi. Oltre che il tuo talento, cosa pensi ci sia?
Non mi aspettavo mai di essere chiamato all’Opéra e poi due sogni di seguito si sono avverati. Sai a volte penso che fare il ballerino, con una decisione presa responsabilmente a 10 anni, mi ha fatto capire molto di più che era questa la mia strada professionale. Forse l’ho ripreso tardi e ho fatto più sacrifici per arrivare, ma era chiaro fosse la mia strada.
Che rapporto c’è tra l’allenamento e il corpo di un ballerino così giovane?
Quando ero piccolo e non ero sbocciato non capivo come sarebbe stato il mio corpo. Poi il primo anno al conservatorio di danza di Madrid ho avuto cambio fisico. Con 8 ore di danza ogni giorno il mio allenamento aiutava molto a modellare. L’estetica sul palco ci vuole, se vuoi fare questo mestiere professionalmente devi lavorare ed essere consapevole che il corpo può cambiare tanto, non avrei mai pensato di dover lavorare tanto. Come altezza sono nella media, 1,77.
L’incontro professionale di cui sei più fiero?
Da piccolo ho guardato Roberto Bolle e oggi provo ammirazione per una persona che si ritrova con me alla sbarra ed è anche mio amico. Lui è molto dedito al lavoro, ogni giorno con la stessa forza lo vedo allenarsi ed è un esempio. Ogni giorno devi lavorare per mantenere il livello di preparazione. È più di un’ammirazione, è diventata una persona vicina a me, ho un rapporto diretto e posso imparare da lui perché mi è vicino. Sono passato da una non comunicazione a una possibilità di imparare. Non avrei mai immaginato di poter abbattere questa distanza.
Cosa ti manca della vita normale e cosa ti piace del tuo lavoro?
Mi manca mio fratello, abbiamo due lavori simili in posti diversi e lui è una persona importante per me. Grazie a lui ho deciso di far carriera nella danza. Per me è importante avere una vita ed è importante avere la danza che prende più tempo, tra lezioni e prove, ma il tutto deve essere bilanciato. Ci sono le altre cose come uscire, gli amici e il tempo libero che non voglio perdere.
Come ti organizzi la giornata in tempi ‘normali’?
Penso sempre che il giorno dopo devo tornare ad allenarmi, ovviamente. Milano è il mio posto per il momento definitivo e non mi immagino di stare meglio altrove. A Parigi non mi trovavo completamente bene. Qui ho trovato un teatro che è un’istituzione con una vita simile e una cultura vicina a Madrid. Mi trovo davvero bene, passeggio per Brera, vado a fare l’aperitivo, è importante avere dei riti. Quello che mi piace è che è una sintesi di Madrid e Parigi in piccolo. Ogni giorno che mi sveglio di buonora, dico grazie. L’arte, il cibo, la danza, c’è tutto qui. Ho amato anche Roma, vista da turista. Ma per il lavoro voglio vivere a Milano.
Cosa fai d’estate?
Vado solitamente a Ibiza dove risiede mio fratello. Mi rilasso e ho tempo di pensare a tutto quello a cui non penso normalmente, non ho solitamente tempo per ascoltare e vedere la natura, il mare. Penso che tutti gli artisti amino le isole. Ti fanno sentire libero.
Che interessi hai oltre la danza?
La musica classica è la mia passione ha una stretta relazione con la danza. L’opera lirica non tanto. Ma voglio essere informato in vari campi, la moda mi interessa. Mi piace scoprire anche la storia della moda degli stilisti, Yves Saint Laurent, Chanel, tutti gli italiani. Ho cercato di documentarmi su come loro hanno rivoluzionato le loro vite e le nostre vite. Oggi se ci esprimiamo al nostro meglio è anche grazie a loro.
Che look preferisci quando non sei sul palco?
Quando non lavoro, non ho uno stile rigido, mi piace fare un mix alla mia maniera. Nella mia vita in diversi ambiti scelgo cose specifiche di proveniensze diverse, così ogni giorno sembra diverso.
Hai viaggiato molto per lavoro in pochi anni. Cosa ricordi con più piacere?
Viaggio in Canada con una tappa a Toronto è stato il più importante, finora. Ci sono stato con la scuola di Parigi per uno spettacolo della compagnia di William Forsythe, la Dresden Frankfurt Dance Company. Nonostante fossi un esterno la coreografa e ballerina Crystal Pite mi ha messo davanti ed è stato un bel riconoscimento. Anche la gente mi è piaciuta, educati e rispettosi. Tra le città asiatiche che prediligo c’è Singapore. A Shanghai invece non mi sono immedesimato ma ho avuto la possibilità di fare comunque belle esperienze professionali.
Il tuo profilo Instagram sembra quello di un modello: cosa ti piace del tuo corpo?
Non penso di avere il corpo perfetto ma ho le propozioni giuste per il lavoro che faccio, è il mio punto di forza. Come carattere sono molto chiaro nella mia vita, tutto quello che voglio e mi piace lo riconosco, anche se sono molto aperto a imparare di più e considerare anche quello che non posso fare. Ma ho le idee chiare nella mia testa.
Allora avrai delle ambizioni molto precise…
Mi piacerebbe poter dire che ho avuto tutte le opportunità giuste per me, senza rimpianti. Anche se arrivo a fare il primo ballerino, non mi sentirò soddisfatto finché non riuscirò ad avere un ruolo importante e giusto per me. Dal punto di vista personale è molto importante ogni giorno imparare a essere una persona migliore. Spesso mi ripeto: fai attenzione alle cose importanti e non pensare a problemi che non ci sono. Non voglio perdere tempo, voglio essere efficace e intelligente.