28 Marzo 2021

Earth Hour 2021, record di spegnimenti e collegamenti online

Le luci spente nel mondo il 27 marzo 2021: l’evento globale del WWF che invita tutti i cittadini del mondo a spegnere le luci per un’ora.

28 Marzo 2021

Earth Hour 2021, record di spegnimenti e collegamenti online

Le luci spente nel mondo il 27 marzo 2021: l’evento globale del WWF che invita tutti i cittadini del mondo a spegnere le luci per un’ora.

28 Marzo 2021

Earth Hour 2021, record di spegnimenti e collegamenti online

Le luci spente nel mondo il 27 marzo 2021: l’evento globale del WWF che invita tutti i cittadini del mondo a spegnere le luci per un’ora.

Il 27 marzo 2021 alle 20,30 locali, 192 Paesi in tutto il mondo hanno partecipato alla 13esima edizione di Earth Hour, la più grande mobilitazione globale del WWF per il Clima, che invita a spegnere le luci per un’ora come gesto simbolico per contrastare la crisi climatica.  Leader globali, celebrità, artisti, giovani, associazioni, imprese e milioni di cittadini in ogni parte del mondo, ieri hanno fatto sentire la propria voce per il Pianeta, al grido di “Speak up for Nature”, diventando protagonisti dell’edizione di Earth Hour più seguita di sempre, con 6.7 miliardi di impression (numero stimato di visualizzazioni) a livello globale sui social media.

Solo in Italia ben 315 comuni hanno spento le luci dei loro monumenti, mentre sui canali social del WWF andava in onda una maratona con contributi di artisti. Nella settimana di Earth Hour, sui social media del WWF Italia sono state raggiunte oltre un milione di persone e solo su Instagram si sono registrate oltre un milione di impression. Ieri sera in tantissimi hanno partecipato attivamente allo spegnimento, taggando il WWF Italia in oltre 220 Instagram stories.

“Il successo di Earth Hour mi emoziona ogni anno. Ogni volta che siamo sul punto di pensare che le cose non cambieranno poi molto, Earth Hour ci dimostra l’enorme peso del desiderio comune di fare qualcosa per il Pianeta. Di fronte ad un mondo che sta affrontando sfide senza precedenti, le persone si sono unite per far sentire la loro voce per la natura, in maniera chiara e forte, e ispirare verso un’azione globale per l’ambiente”, ha affermato Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF International. “Se continuiamo  a distruggere la natura, diventiamo noi i soli responsabili dell’aumento del rischio di nuove pandemie, della crescita della crisi climatica e della minaccia alla sicurezza alimentare. Dall’Indonesia al Kenya, dalla Colombia alla Cina, dalla Spagna agli Stati Uniti, abbiamo unito le nostre voci per ridurre il nostro impatto sulla natura e per una società in salute. Il 2021 è l’anno cruciale, in cui dobbiamo sottoscrivere un impegno per invertire la perdita di natura entro la fine di questa decade e costruire una società che viva in armonia con il nostro Pianeta.”

Earth Hour nel mondo

Leader e figure di spicco a livello globale hanno supportato l’Earth Hour per sensibilizzare il mondo nei confronti della salvaguardia della natura e ispirare all’azione. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, Papa Francesco, Desmond Tutu, e molti altri influenti leader hanno sottolineato che solo agendo per la natura possiamo creare un Pianeta più giusto, più in salute e più sostenibile per tutti.

Seppur con limitato accesso e possibilità di aggregazione, molti monumenti iconici nel mondo hanno spento le loro luci alle ore 20.30 locali: l’Olympic Bird’s Nest Stadium a Beijing, le Petronas Towers a Kuala Lumpur, il London Eye, la Torre Eiffel, lo Skytree di Tokyo, il Cremlino, il Victoria Harbour di Hong Kong, la Porta di Brandeburgo a Berlino, la Basilica di San Pietro e il Colosseo a Roma, il palazzo della regina Rova di Antananarivo in Madagascar, l’Acropoli di Atene, l’UAP-Old Mutual Towers a Nairobi, il Sydney Opera House, le Cascate del Niagara, il grattacielo Taipei 101 e i meravigliosi giardini sulla baia di Singapore.

Earth Hour in Italia

In Italia le adesioni all’evento di Earth Hour sono state circa 350 di queste, 315 comuni hanno spento monumenti o edifici pubblici rappresentativi, tra cui lo spegnimento a Roma del Colosseo, del Palazzo Senatorio e della Basilica di San Pietro, a Verona della millenaria Arena, a Firenze di Palazzo Vecchio, Torre Arnolfo, Ponte Vecchio e Santa Maria del Fiore, a Bari delle Lanterne del Lungomare N. Sauro, la Torre dell’Orologio, la facciata del Palazzo Istituzionale della città metropolitana, a Caserta della Reggia ed ancora, Bologna, Trieste, Venezia, Pescara, Cagliari, Napoli e diverse altre province.  A Roma sono state spente anche le luci esterne del Palazzo del Quirinale, di Palazzo Madama e di Palazzo Montecitorio e le luci del cortile interno di Palazzo Chigi, che ha mantenuto sulla facciata il tricolore quale simbolo dei valori dell’unità, della responsabilità e della solidarietà, propri dell’intera comunità nazionale. Diversi comuni, oltre lo spegnimento, hanno dichiarato di sostenere l’evento promuovendolo attraverso i loro canali social, invitando i cittadini a partecipare spegnendo le luci per un’ora e sensibilizzando sull’importanza di azioni sostenibili comuni e della tutela della natura per contrastare i cambiamenti climatici.

Il panda del WWF davanti al Colosseo di Roma prima dello spegnimento per Earth Hour 2021. Il WWF mette in relazione i comportamenti a rischio del pianeta e le pandemie. Quando distruggiamo la natura e ci impadroniamo degli habitat naturali, rompiamo l’equilibrio e i confini del mondo naturale, costringendo le specie a un contatto più stretto tra loro, con il bestiame e con noi: tutto questo rende più facile la diffusione delle malattie tra gli animali prima e al genere umano, poi.

All’iniziativa hanno partecipato anche i Parchi (il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Maiella, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco regionale del Sirente Velino e l’AMP di Torre Cerrano) e il parco archeologico di Selinunte e Segesta in Sicilia.

A questo appuntamento non potevano mancare poi le Oasi WWF: l’Oasi di Valpredina a Bergamo, con l’occasione di Earth Hour, in collaborazione con i volontari del gruppo Sgrignapole, ha realizzato un transetto di monitoraggio bioacustico dei pipistrelli; l’Oasi di Policoro nel contesto del progetto di rinaturalizzazione del Bosco Pantano di Policoro, ha promosso nelle giornate di sabato e domenica la messa a dimora di piantine di farnia; L’Oasi WWF Gole del Sagittario da Anversa un video in diretta con countdown e spegnimento, l’Area Marina Protetta di Miramare a Trieste ha svolto una video lettura di una fiaba originale per bambini sul cambiamento climatico, trasmessa attraverso i canali social dell’AMP; Ca’ Brigida di Rimini ha trasmesso la camminata in notturna e solitaria del responsabile dell’Oasi. L’OA di Vibo Valentia  una diretta FB, mentre il WWF Napoli ha nominato ieri sera i vincitori (i ragazzi della primaria di Campomarino) di un concorso che ha coinvolto 40 scuole; il WWF Caserta una diretta radiofonica.  

IL REPORT – Il nuovo report WWF lanciato in vista del 27 marzo, giornata di Earth Hour, propone le Nature based solutions come risposta vincente alla convivenza tra uomo e natura.

La comunità scientifica internazionale ci dice da anni che dobbiamo fare di tutto per contenere l’aumento medio della temperatura globale entro +1,5°C, se vogliamo scongiurare conseguenze drammatiche e imprevedibili. Questo significa che ci restano meno di una decina di anni per ridurre le emissioni globali nette di carbonio della metà. Ma anche se questo obiettivo, come tutti ci auguriamo, venisse raggiunto, non potremo risolvere la crisi climatica senza proteggere e, dove necessario, ripristinare gli ecosistemi naturali.

Gli oceani, le foreste, la rete di acque dolci e salmastre che avvolge il Pianeta, le praterie marine e le savane, svolgono un ruolo cruciale nel determinare la composizione dell’atmosfera, regolare la temperatura della Terra, determinare il ciclo delle piogge, la concentrazione dell’umidità, l’intensità dei venti e tanto altro ancora. Oltre a tutto questo gli ecosistemi svolgono un ruolo cruciale nell’immagazzinare carbonio e sottrarre quindi CO2 all’atmosfera: le torbiere, ad esempio, sono il più cospicuo deposito naturale di carbonio contenendo più di 550 giga tonnellate di carbonio, pari al 42% di tutto il carbonio contenuto nel suolo; le foreste mantengono immagazzinate 289 miliardi di tonnellate di carbonio nella biomassa viva, nel legno morto, nella lettiera e nel suolo;   le praterie di posidonia stoccano una quantità di CO2 equivalente ad un intervallo tra l’11 e il 42% di quella prodotta dai Paesi del Mediterraneo a partire dalla rivoluzione industriale; lo stesso permafrost trattiene carbonio sotto forma di anidride carbonica e soprattutto metano.

A questi dati si aggiunge un affascinante approfondimento: anche gli animali sono coinvolti nella regolazione del clima, contribuendo essi stessi a ridurre la quantità di CO2 in atmosfera o facilitando la rigenerazione di foreste e altri organismi in grado di fissare la CO2.  In questa prospettiva il contributo di alcune specie va ben al di là delle nostre aspettative e la loro riduzione o scomparsa potrebbe peggiorare ulteriormente la crisi climatica. Un esempio sono gli orsi e le martore (giapponesi) che nella stagione primaverile-estiva disperdono i semi lungo un gradiente altitudinale di diverse centinaia di metri. Quest’attività risulta essere particolarmente favorevole alle piante: il servizio offerto dagli animali permette loro infatti di colonizzare più velocemente quote più elevate, andando a bilanciare così la progressiva scomparsa dell’habitat alle quote inferiori, dovuta all’innalzamento delle temperature. In maniera più diretta invece operano le balene che in vita accumulano nei loro tessuti una quantità enorme di carbonio che, una volta morte, va a stoccarsi sul fondo degli oceani. Si calcola che ogni grande balena sequestri in media 33 tonnellate di CO2. Purtroppo oggi negli oceani rimane solo un quarto delle balene una volta presenti sul Pianeta. Le balene fertilizzano anche gli oceani, aumentando la produzione di fitoplancton, che non solo contribuisce a fornire almeno il 50% di tutto l’ossigeno dell’atmosfera, ma anche a sequestrare circa 37 miliardi di metri cubi di CO2, circa la quantità di CO2 catturata da 1,7 trilioni di alberi: più o meno l’equivalente di 4 foreste amazzoniche.

I ricercatori hanno inoltre valutato che gli animali, influendo in maniera diretta o indiretta sui loro habitat, possono aumentare o diminuire i tassi dei processi biogeochimici (come ad esempio l’assorbimento di CO2) dal 15% al 250% . Ne sono un esempio straordinario le formiche, la cui presenza accelererebbe l’assorbimento naturale della CO2 nei suoli, di ben 335 volte rispetto ad ambienti in cui questi insetti sono assenti.

Nel Serengeti, ad esempio, la decimazione degli gnu avvenuta nella metà del secolo scorso portò ad un significativo aumento della vegetazione, e conseguentemente degli incendi che ogni anno consumavano l’80% dell’ecosistema. Questo determinava un significativo rilascio netto di CO2 nell’atmosfera; quando la gestione delle malattie degli gnu e gli sforzi anti-bracconaggio, insieme ad alcuni interventi di reintroduzione locali, hanno aiutato le popolazioni animali a recuperare, sono diminuiti gli incendi e una quota maggiore del carbonio immagazzinato nella vegetazione è stato consumato dagli gnu e rilasciato come letame (anziché come CO2 durante gli incendi), mantenendo il carbonio nel sistema e ripristinando l’ecosistema del Serengeti come un importante serbatoio di CO2.

Fra gli eroi sconosciuti del clima terrestre ci sono anche i copepodi (minuscoli crostacei acquatici simili a gamberetti), che rimuovono grandi quantità di carbonio dai corpi d’acqua; gli elefanti, veri e propri “giardinieri” giganti, che non solo disperdono e aiutano la germinazione di molti semi, ma aiutano anche la rigenerazione degli alberi a maggiore capacità di accumulo di carbonio. Chissà quante altre relazioni cruciali esistono tra gli animali e il loro ambiente che ancora non conosciamo. Quello che però sappiamo è che il cambiamento climatico sta indebolendo la capacità dell’ambiente di mitigare ulteriori effetti del cambiamento climatico su vaste aree del Pianeta e anche la scomparsa di animali selvatici sembrerebbe di fatto rafforzare la crisi climatica, riducendo la capacità degli ecosistemi di adattarsi ai rapidissimi cambiamenti in corso.

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