Una bellezza tipicamente mediterranea quella di Francesco Liccardo, attore in erba che da Aversa, in provincia di Caserta, si sta formando a Roma presso l’accademia Studio Cinema International. Bellezza e formazione in questo giovane profilo artistico non sono concetti scelti a caso: nonostante la sua avvenenza, Francesco si sta preparando al grande passo verso il suo sogno, il cinema, con determinazione e ambizione. E soprattutto ascoltando consigli e lezioni dai grandi del campo.
Qualche giorno fa, in riferimento alla situazione di stasi che il mondo dello spettacolo sta vivendo, ha scritto sui suoi già seguitissimi profili social: “È dagli incubi che nascono i sogni migliori”. Uno spunto molto saggio (e positivo) per un aspirante professionista di soli 23 anni. Tanto da farci incuriosire e decidere di intervistarlo.
Francesco hai già 20mila persone che ti seguono sul tuo profilo Instagram. Sei contento di lavorare con le immagini?
Sono testimonial del marchio Pologize che propone abbigliamento e accessori eleganti, alla moda, di qualità. Se aggiugni a questo la giusta scelta per le fotografie, credo che sia una bella posizione in cui trovarsi. Scelgo con attenzione i brand a cui voglio associarmi, ho fatto delle partnership con Pull & Bear per esempio. Non sono uno chiassoso per natura, quindi queste immagini riflettono come sono.
Ti sei ritrovato per caso su un set, a 19 anni, in Australia. Come ci finisce dall’altro capo del mondo un ragazzo napoletano?
Devo dire che ci sono dei momenti di fortuna e anche casualità che possono spingerci a giuste scelte, ma non credo nella fortuna da sola, ci vuole impegno. Io ho trascorso quasi tre anni a Melbourne, ho iniziato a lavorare lì e quando un’agenzia di moda ha visto le mie foto, mi ha notato, mi ha permesso di fare diversi shooting fotografici con diversi brand Australiani e in più mi ha invitato sul set di un film.
Di cosa si trattava?
Ho fatto la comparsa nel film che si intitola Ride Like a Girl dove c’erano come protagonisti Sam Neill, attore protagonista di Jurassic Park e Sullivan Stapleton, è stato in quel momento che ho conosciuto il cinema. Un’esperienza totalizzante, che mi ha fatto preferire quel lavoro a tutti gli altri che avevo in mente.
Una produzione importante e internazionale. Che effetto ha avuto su di te?
Anzitutto non immaginavo nulla di quel mondo, vederlo da dentro è stata un’opportunità unica, specie alla mia giovane età. Sono rimasto davvero affascinato da quel mondo e da tutto ciò che lo circonda tanto da decidere di approfondirlo.
Che ruoli ti piacciono?
Amo i ruoli drammatici e introspettivi, ma sono sempre pronto a mettermi in gioco provando ad immergermi in ruoli che vedo lontani da me.
Dopo Melbourne sei tornato in Italia e non sei stato più lo stesso…
Sì, devo riconoscere che essermi iscritto all’accademia Studio Cinema International a Roma è stata una bella mossa azzeccata per me, perché mi ha dato la possibilità di imparare dai grandi del settore, frequentare gli ambienti giusti, che non guasta. E anche di fare le prime esperienze sul campo.
L’accademia ti ha immerso anche in una dimensione reale di cosa si fa a livello pratico da attori.
Sono rimasto davvero entusiasta di aver conosciuto persone di ogni parte d’Italia e oltre, ognuna diversa dall’altra, ognuno con il proprio vissuto ma con una cosa in comune, tutti con lo stesso obiettivo. Spero fortemente che ognuno di noi possa realizzare i propri sogni. Per me è un mondo nuovo che conosco anche attraverso i sogni dei miei compagni. Oggi posso dire finalmente di aver ben chiaro cosa significa essere un attore. Ringrazio sempre tutti i docenti per gli insegnamenti ricevuti per aver condiviso con noi una parte di loro e delle proprie esperienze.
Cosa ti è rimasto dei due anni di apprendimento che per te finiranno in questo 2020?
L’impatto iniziale con i giganti del cinema è stato quasi traumatico, ma le lezioni con Giancarlo Scarchilli, Michele Placido, Pino Pellegrino, Pupi Avati, Gabriele Muccino, Alexis Sweet, Daniele Costantini, Claudio Castrogiovanni, Sabrina Impacciatore e tanti altri attori e registi sono state molto formative. Sicuramente finirò l’anno con la consapevolezza di essere cresciuto molto sotto ogni aspetto e con la certezza che questo è ciò che voglio fare della mia vita.
Come vedi il tuo futuro in questo campo?
Oltre al cinema, alla dizione che studio con Patrizia Anania che è fondamentale, faccio anche lezioni di teatro al di fuori dell’accademia con Marta Bifano. Spero di spostarmi definitivamente a Roma e aprirmi le porte in questi due campi.
Parlaci degli incontri straordinari che hai fatto a Roma.
Giuliano Montaldo, un grandissimo attore e regista, ma soprattutto una persona straordinaria con un cuore grandissimo ed una dolcezza infinita. La vita è fatta di emozioni e di esperienze e imparare l’arte del cinema da uno dei più grandi registi italiani come Gabriele Muccino è stata un’emozione ed un’esperienza unica, mi ha dato preziosissimi consigli. Pura poesia e perle di saggezza invece le ho avute da un altro maestro, Michele Placido. Claudio Castrogiovanni mi ha fatto pensare che esiste l’attore che recita il suo testo e l’attore che lo resuscita. Pupi Avati, poi…ho avuto la fortuna di poter ricevere insegnamenti per una settimana da questo grande uomo di cinema. Gli sono riconoscente.
I tuoi principi sembrano molto saldi. Come fai a essere così giovane e così integro?
Guarda, se penso che studio molto per arrivare ai miei obiettivi indipendentemente dalla bellezza esteriore, mi sento già realizzato. Sono uno che insegue con grinta e determinazione i propri obiettivi, ho avuto la fortuna di avere genitori che con tanti sacrifici mi hanno insegnato i veri valori che per me sono fondamentali, restare sempre umile e riconoscente indipendentemente da chi sei o cosa fai.
Un debutto a teatro l’hai già fatto. L’anno scorso, al Teatro Parioli per uno spettacolo corale di Marta Bifano e Marco Di Stefano.
Sì, ho portato in scena Shakespeare. Erano tanti i dubbi, le paure e le ansie. Pensavo…chissà, forse mi mancherà il respiro, mi tremeranno le gambe, dimenticherò il testo, ma quando mancavano solo pochi minuti al mio ingresso in scena, sentivo dentro me un’adrenalina pazzesca. La sala era piena, tutte quelle persone erano li per me, per noi, era arrivato il mio momento, il momento di far arrivare al pubblico ciò che più mi rende felice, ciò per cui sto lottando e continuerò a lottare. È stato tutto così naturale che mi ha divertito tantissimo, quasi non volevo più uscire di scena, come se su quel palco ci fossi stato da una vita.
Hai anche un passaggio radio nel tuo giovane curriculum…
“Non è un paese per giovani” su RAI Radio Due con Frank Matano e il regista Giovanni Veronesi. Fui chiamato a recitare un monologo, è stata un’esperienza formativa ma anche molto emozionante. Nonostante sia un emotivo, mi piace la tensione prima di una grande prova come questa.
Sogni molto?
Sono ambizioso ma anche molto coi piedi per terra. Non mi esalto per i riconoscimenti o gradimenti sul web. Ho scelto di non affrettare e di arrivare agli obiettivi preparato, voglio vivermi ogni istante di questo percorso nel modo più intenso come se ogni giorno fosse l’ultimo.
Fotoservizio di Francesco Liccardo a cura di Leo Picone.