Bisogna ascoltare quello che fa Gantcho Boyadjiev per capire a fondo la sua musica e il suo mondo, un perfetto crossover tra opera (ha una voce da tenore) ed elettronica contemporanea. Nato a Sofia, Bulgaria, passione per il canto fin da piccolo, a 9 anni inizia con lo studio del solfeggio e del piano e a cantare nei cori.
A 18 anni Gantcho studia già canto lirico con vari maestri dell’Opera di Sofia. Cosmopolita per natura, si sposta ad Aix-en-Provence (Francia), sede di un famoso festival musicale che contribuisce alla sua formazione culturale ed artistica.
Poi la laurea, la carriera solista nel genere pop opera che culmina con la partecipazione alle selezioni dell’Eurovision nel 2013 con Divine, il pezzo che lo ha fatto conoscere in Europa. “Divine è una canzone di cui vado fiero – ci spiega presentandoci l’album appena uscito Lost Without You – perché esprime la mia visione dell’amore e la profonda convinzione che siamo tutti uniti. C’è una parte in ognuno di noi che davvero è divina”.

Gantcho per questo disco hai lavorato con il compositore Luca Lombardi. Come si fonde la tua voce con l’atmosfera operistica e le musiche così vicine alla dance?
Luca ha scritto opere moderne ed è appassionato di elettronica, elettroacustica e computer music. Molti amici negli ultimi anni, specie da quando vivo a Milano, mi hanno chiesto di fare del cantato sulle loro produzioni dance. Così sono nati dei brani di dj con la mia voce sopra e tutti pensavano funzionassero. Così eccomi con il mio terzo intero disco di questo insolito mix.
State facendo un incrocio culturale oltre che musicali. 12 brani in inglese e 2 in italiano sono a metà tra lirica ed elettronica, new age, trance…perché ti intriga questo incontro?
Ho studiato canto lirico, tecnica vocale e repertorio operistico anche con nomi grossi come Ghena Dimitrova, Giuliette Bisazza e il maestro Carlo Bergonzi. Sono un tenore drammatico ma vivo nell’oggi, ho contatti con i giovani creativi che a Milano lavorano nella moda e nel mondo della musica. Ho lavorato già con il compositore Boris Chakarov per l’album Music is the Answer, ma ho inciso anche un album come Freedom, prodotto dal noto DJ italiano Twenty. Questa volta per Lost Without You ho voluto creare qualcosa di complesso e completo, con un mood molto sognante, direi quasi mistico, ultra-spirituale, quasi da stato di trance filosofico, musicalmente profondo e con scelte sonore ed armoniche da poter far fondere classica ed elettronica al livello di perfetta simbiosi espressiva ed emotiva.
Sai che sei più appassionato tu di lirica italiana che di tanti italiani che ignorano questo patrimonio culturale?
Forse perché visto dall’esterno sembra ancora più affascinante. Sono sempre stato appassionato di opera, è una parte importante della mia formazione perché è un’arte stratificata. Prendi Giuseppe Verdi: per il Macbeth si ispira a William Shakespeare, lo trasforma in libretto, esegue la scrittura dell’opera sinfonica e le parti vocali. Tutti passaggi che portano poi ai cantanti in scena che devono rappresentare in forma teatrale l’opera. È un processo colto, come si fa a non esserne estasiati?
Un quarantenne bulgaro che attualizza la nostra tradizione operistica è davvero singolare!
Ovviamente anche io andavo a ballare la musica techno ma poi tornavo a casa e ascoltavo il canto nella dimensione più alta che conoscevo, ed era il canto italiano. Parliamo di un periodo in cui il canto acustico doveva arrivare a tutti con la propria forza, senza amplificazione e in teatri costruiti apposta per la giusta fruizione dal vivo della musica.
Che idea ti sei fatto dell’evoluzione della musica, dopo averla studiata per tanto tempo?
L’opera che ascoltiamo oggi è riferita a un periodo in cui c’era perenne competizione tra i compositori. Dovevano soddisfare le aspettative dei nobili che li ingaggiavano, ma dovevano anche piacere al pubblico vasto, perché fino al secolo scorso la dimensione elitaria non c’era, tutti ascoltavano questa musica. Si è conservata tale e quale senza avere sviluppo nei giorni nostri perché il modo di scrivere e rappresentare la musica è cambiato. Puccini si è avvicinato a una musica più leggera, abbreviandola e mettendo accenti su pezzi che concentrano energia e l’emotività. Ha aperto la strada alla semplificazione. In ogni caso per me la vera espressione della voce è basata sul fiato.
Dal tuo entusiasmo per questo genere sembri vissuto in un’altra epoca!
Ho la sensazione che mi sia successo davvero e non me lo ricordo del tutto. Ma è una sensazione di profonda consapevolezza di qualcosa che mi riporto dal passato e che ora rivivo costantemente. Il fatto è che ora sono io ad introdurre gli amici in questo mondo e loro mi contagiano con la musica elettronica, come se il crossover fosse nell’aria. Così la contaminazione è diventato il mio terreno professionale.
Cosa porti tu con la tua formazione classica a un dj produttore?
Io posso comporre al piano, chi ha maestria nel campo dei suoni e nel mixare solitamente non ha cultura delle armonie. Aggiungi che ormai ho 50 brani depositati alla Siae e che compongo molto anche da solo…in definitiva questi pezzi di 4 minuti che faccio con sapore operistico avvicinano un pubblico giovane che ascolta la dance a un genere diverso. Per me è importante comporre un tema che resta impresso e che sia riproducibile, altrimenti sono solo effetti sonori.
Pensi ci sia qualcuno nel mondo che sta facendo quello che fai tu in Italia?
Ci sono molte persone che fanno crossover e mescolano opera a tutti gli stili contemporanei. Ma c’è differenza nel rifare arie già composte e metterci una base da dj. La mia musica è inedita, provo a dare un valore diverso, originale. Ed è cantata con una voce che cambia impostazione.

Come ti vengono i testi per la tua musica?
Qualsiasi cosa faccia, non riesco ad allontanarmi dalla mia passione per l’opera. Si parla sempre di amore, passione, fuoco interno, elementi insostituibili. Perciò i testi nascono come domanda e risposta in una sublime forma musicale. Come se fosse un dialogo tra emozioni o una frase solitaria ed la suo eco di ritorno. Deve esserci sempre della magia.
Che tipo di ambiente hai trovato in Italia?
Ci vivo da 22 anni dopo aver trascorso del tempo a Londra, Parigi. Sono qui per fare tutto quello che il mondo si aspetta da un creativo che vive in Italia: produco musica, collaboro con il mondo della moda, del bello, dell’estetica. Sono sempre stato molto sociale, adoro stare in compagnia, non vado mai al cinema da solo, per dirti.
Ed è per questo che ti abbiamo portato in un cinema vuoto oggi per le foto!
Ma devo dirti che trovo molto affascinante questa sala del Cinema Beltrade, e poi avere i film in lingua originale a Milano è una bella scoperta. Amo andare a scoprire le cose in città, amo assorbire e conoscere cose nuove, gruppi e amicizie diverse. A Milano questi incontri sono semplici.
E ti hanno portato anche a fare l’esperienza imprenditoriale dell’abbigliamento…
Vero, frequento le palestre, che sono il luogo sociale per eccellenza oggi, perché chi va ad allenarsi vive profondamente quei luoghi. E ho sempre pensato che mancasse un giusto gusto per l’abbigliamento di chi si allena. Così ho creato Firesign (di cui vi abbiamo parlato qui) ed è un brand che ha un naturale richiamo alla mia musica. Infatti girerò un video promozionale dove mescolo il mio canto alla presentazione della linea.
Come la definiresti?
Ho voluto combinare lo spirito italiano dell’eroismo dell’antica Roma con il design minimal odierno. Nell’antichità gli atleti erano discendenti degli dei, tutti gli sportivi in effetti hanno fuoco, ecco l’origine del nome Firesign. Ho unito le mie passioni in questa filosofia.
Pensi di essere un combattente visto che hai intrapreso un percorso così particolare?
Non mi interessa il mercato, anche se sono contento di avere attenzioni. Sogno un combattimento dove non muore nessuno e dove la parte nobile che spende le energie positive di ognuno di noi venga fuori. Per me lo sport è l’alter ego della guerra, come per gli antichi greci le Olimpiadi. I giochi olimpici dovevano sostituire le vere battaglie. Ecco perché tutti dobbiamo essere combattenti, sia i creativi che gli sportivi, ma lo si fa per mirare alla perfezione, non alla morte, per raggiungere scopi positivi.
L’album è in vendita su iTunes
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