Come eravamo negli anni 80? O meglio, come erano i meridionali che arrivavano a Milano, quella Milano, la mitia Milano da bere e si scontravano con tutto quello che ne derivava? Enrico Tommasi, oggi affermato notaio, in “I Ragazzi della Via Boeri” per Primiceri Editore ne fa un affresco davvero inedito dove la nebbia e il vortice lavorativo fa da sfondo a un desiderio di rivalsa e rigore sociale per dei ragazzi che alla prima esperienza fuori casa non vogliono perdere l’occasione.
Ci si rispecchia tutti in questo scritto di un autore candido e sincero, classe 61, vive a Milano dal 1980 dove si è laureato in Giurisprudenza e ha proseguito gli studi fino a superare i concorsi per la Magistratura e il Notariato.
“Sono arrivato a Milano poco prima del terremoto disastroso dell’Irpinia, da Salerno. L’ho vissuto con un senso di colpa per chi se ne va dalle difficoltà. E lo racconto nel libro: un giorno di dicembre, prima del ritorno a casa, e in maniera autentica dei ragazzi all’Università Cattolica mi consegnarono delle coperte da portare a casa ai miei che dormivano in macchina”.
Il protagonista del racconto per questa evenienza scopre anche la contiguità della vita propria con quella dei bisognosi del pensionato dove alloggia: “Così è bastata un’intemperanza di madre natura per farmi sentire vicino a loro, mi ha fatto mettere dall’altra parte. In quel momento mi sono accorto dell’accoglienza di Milano, in quegli anni lo vedevo. Mi piace pensare che sia ancora così che questa sia la città con uno spirito molto forte”.
Dopo una vita dedicata alla professione notarile Tommasi ha pensato fosse il momento di affiancare alle carte la scrittura narrativa. Questa è la prima opera di un autore esordiente che semplicemente si racconta.
Il romanzo è un racconto appassionato che narra della formazione di un ragazzo approdato a Milano da Salerno, negli anni 80 e Milano era una città che stava vivendo l’energia di quegli anni ma, molto diversa dalla “Milano da bere” da lui sognata. E’ nelle zone d’ombra di questa citta che si svolge la storia vera di Enrico, studente salernitano nonché uno dei “Ragazzi della via Boeri”. Per quasi cinque anni alloggerà in un modesto pensionato dell’Opera Cardinal Ferrai, simbolo dell’accoglienza milanese che da sfondo al suo incontro con le “tonalità più varie dell’arcobaleno del genere umano”.
Protagonista di infinite avventure tragicomiche, Enrico deve la formazione dell’uomo che diventerà anche, e soprattutto, all’altro lato della storia, alla conoscenza, di quel sottobosco ignorato che vive spingendo un misero carrello. Non farà che ammantare di sensibilità e di emozioni positive la percezione della vita reale.
Parte vivace e integrante della sua esperienza sono i ragazzi di Via Boeri, presenti in maniera commossa alla presentazione pubblica del volume: “Siamo partiti per Milano tutti baldanzosi, con in mente le immagini della città scintillante che vedevamo in tv e il destino ci ha portati in una zona dove vedevamo il basso, con la Milano da bere a distanza siderale. A quel punto non potevamo fare altro che vedere le signore vestite bene a corso Magenta o piazza Sant’Ambrogio che ci apparivano dei flash impossibili da acciuffare. Erano gli anni craxiani, che abbiamo vissuto ai margini”.
Oggi che fa il notaio, l’autore racconta che quella sensibilità dei primi anni da solo in città lo accompagna: “Si va dal notaio solo quando c’è una rogna. Il fatto che la gente venga da me per un consiglio, prima di fare una società, per una successione o un testamento mi pone su un piano di empatia che mi fa ricordare molto i miei inizi in questa città”.
Lo stesso autore racconta: “La mia esperienza di scrittore ha una genesi singolare perché nasce da un’urgenza interiore che mi hainvestito in modo del tutto inaspettato.Senza una spiegazione razionale ho iniziato a scrivere travolto da un fiume in piena di sensazioni, emozioni e ricordi che hanno fatto riemergere una parte importante della mia vita, sconosciuta anche alle persone che mi sono più vicine. Durante la scrittura del libro mi sono imbattuto in emozioni fortissime e ho toccato “corde” profonde della mia interiorità che non immaginavo fossero ancora così vive. Con questo libro non potevo farmi regalo migliore: mi sono riappropriato di una parte fondamentale del mio vissuto e ho scoperto che la scrittura non soltanto è la mia nuova passione ma anche un formidabile “bisturi” dell’anima”.