La scultura che domina il cielo di Napoli in questi giorni si chiama The man measuring the clouds ed è di Jan Fabre, artista belga già legato alla capitale del Sud Italia. L’uomo che misura le nuvole svetta sulla terrazza del museo Madre in omaggio alla facoltà di sognare, la stessa che aveva il fratello minore dell’artista, prematuramente scomparso.
La statua, già esposta in Belgio in varie location, ha per il momento provocato stupore e anche la consueta ironia partenopea: “Cca nun Ce stanno sti nuvole” (“Qua non ci sono queste nuvole”) si sentiva dire all’inaugurazione ieri dai passanti, evidentemente inorgogliti dalle condizioni climatiche napoletane sicuramente più clementi di Anversa.
Fabre è di Anversa e in 40 anni di attività (ne ha quasi 60) ha sempre indagato sul confine sottile tra la vita e la morte. L’installazione appena inaugurata (visibile fino a dicembre), su proposta della curatrice Laura Trisorio, fa parte di un progetto di “regalo” d’arte a Napoli, visto che domani inaugura al Museo di Capodimonte “Naturalia e Mirabilia” e di sera debutta in anteprima mondiale anche un suo spettacolo.
Il titolo dell’opera (per esteso “L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) 1998 – 2016”) riprende la celebre frase dell’ornitologo Robert Stroud che liberato da Alcatraz nel 1948 dopo 6 anni di prigionia per omicidio, disse: “D’ora in poi misurerò le nuvole”.
Jan Fabre ha portato la sua provocatoria mostra Glass and Bone Sculputures a Venezia proprio quest’anno. L’artista ha un grande legame con l’Italia: da noi ha vinto il premio Ubu per lo spettacolo Mount Olympus – To glorify the cult of tragedy 24h (miglior proposta internazionale presentata in Italia nel 2016) e ha allestito personali al Palazzo Benzon di Venezia e al Maxxi di Roma.
Fotoservizio: Francesco Rotondale da Napoli per The Way Magazine