Nella serata di martedì 27 novembre, a Milano presso palazzo Biandrà in pieno centro città, tre interventi hanno omaggiato la poliedrica figura di Alberto Biasi, tra gli artisti più significativi a livello internazionale della ricerca ottico-programmata dagli anni Sessanta a oggi.
Marco Meneguzzo, curatore e storico dell’arte, autore del fondamentale libro su Biasi “Opere scelte”, Silvana Editoriale (2013), ha introdotto il talk con l’artista, Alberto Biasi, sui temi ispiratori del suo lavoro.
Gianluca Ranzi, critico d’arte, ha messo in luce come alcuni snodi dell’arte di Alberto Biasi anticipino e coincidano con alcune delle ultime frontiere della chimica e della fisica.
L’Emiolia Jazz Trio ha eseguito una selezione di brani di musica jazz scelti appositamente in omaggio ad Alberto Biasi e in corrispondenza di affinità con la sua opera.
Alberto Biasi, Honolulu!, 2017, acrylic, PVC layer and wood, 120x120x5 cm
Alberto Biasi, nato a Padova nel 1937, è sempre stato in prima linea nell’arte italiana del dopoguerra. Oggi è internazionalmente riconosciuto come l’artista più coerente e autorevole del genere noto come Optical Art (Op Art). Biasi si è recato dall’Italia alle Hawaii per trascorrere tre settimane alla Ravizza Brownfield Gallery, creando ulteriori opere d’arte in loco.
Il nome Op Art stesso fu coniato nel 1964 da un giornalista della rivista TIME che, parlando di un’opera di Alberto BIasi, allora membro del Gruppo N, definì questa nuova tendenza artistica come “Optical”. Questo è stato accorciato in Op Art, un nome che riassume nuove idee che al momento erano state proposte sulla percezione dell’arte e del movimento.
L’arte cinetica apparve per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, con la sua popolarità in aumento negli anni ’60. Era una nuova lingua che gli artisti cercavano dopo aver sentito che Lyrical Abstraction aveva esaurito le sue possibilità. Un nuovo rapporto ha avuto luogo tra l’opera d’arte, l’artista e lo spettatore. Lo studio del movimento divenne cruciale per questa nuova avanguardia, che fosse movimento reale con l’uso di meccanismi, o movimento illusorio o ottico come nel caso dell’opera di Alberto Biasi.
Ogni lavoro Op Art richiede un’attenta pianificazione per farlo funzionare; usando la sua luce circostante per collaborare con l’opera d’arte in un dialogo che è fondamentale per il successo del pensiero cinetico. Tuttavia, è lo spettatore che è essenziale per dare vita al lavoro. Il suo intervento e l’interazione con un’opera cinetica sono alla base delle idee che stanno alla base di questo genere, e questo pone l’artista stesso in un ruolo secondario per il successo totale del lavoro.
Erano tempi in cui l’uso sperimentale dei materiali scorreva in profondità per giocare con la luce in modi nuovi. Materiali alternativi come plastica, metallo, carta, vetro e specchi hanno permesso la ricerca di un’estetica basata sulla razionalità e sui movimenti ciclici e hanno anche sfruttato la percezione oggettiva di ogni spettatore attivo di fronte all’opera d’arte.

Alberto Biasi, Honolulu 2, 2018, acrylic, PVC layer and wood, 120x120x5 cm