“Uno spazio come nessun altro” è lo slogan di George Lucas per il suo museo, l’utopia che sta inseguendo da anni. Il grande regista americano, e sua moglie, il museo dell’arte narrativa (così lo ha immaginato) se lo vuole pagare (1,5 miliardi di dollari) e ha pure fretta. Ma evidentemente le lungaggini non sono solo un male italiano.
Son passati 10 anni da quando George Lucas, padre di Star Wars e Indiana Jones, ha iniziato a parlare ai media di “pensione”. La sua casa di produzione è ora nelle mani della Disney (con cui ogni tanto polemizza) e i suoi fans si disperano pensando a quei 40mila oggetti che aspettano di trovar una giusta collocazione per essere goduti dal pubblico. Indubbiamente è Star Wars il fulcro del grande interesse mondiale che suscita il solo accenno alla creazione di un Lucas Museum. Ma come il protagonista della vicenda azzarda sul sito del nascituro museo, c’è molto di più in pentola.
COME VUOLE CHE SIA
Il progetto a dir poco faraonico è stato redatto dallo studio del maggior architetto cinese in questo momento, Ma Yansong. Il suo studio MAD-I ha il rendering nella sezione “design in progress” del suo sito. La realizzazione è davvero spettacolare, come vedete in queste foto. “Voglio che ci si senta trasportati in un mondo fatto di storie di esplorazione. Deve essere futuristico e senza tempo“, dice il regista nato vicino San Francisco 72 anni fa (a Modesto, un nome che certo non si addice a questa sua ultima impresa).
E proprio sulla California si sono concentrati i sogni di investimento di una delle persone più influenti d’America. Vorrebbe che il suo museo fosse costellato di ristoranti, caffè, sale lettura, sale cinematografiche, spazi didattici. Dopo che è tramontata l’ipotesi di realizzare il museo in un grande parco a Chicago (“troppe lungaggini per l’opposizione di Friends of the Parks“), ora la scelta è tra Los Angeles e San Francisco.
E non è una scelta da poco, visto che la “guerra” della location sta appassionando i media americani come una partita di football. Ovviamente c’entra il campanilismo tra le due città simbolo della West Coast (anche qui, debolezze universali sembra di capire) e un’opportunità di realizzazione che interessa l’economia e la politica.
Ora che il board del Lucas Museum of Narrative Art ha deciso di comunicare la destinazione definitiva entro gennaio, il dibattito si infiamma. C’è chi vorrebbe la struttura una sorta di Sydney Opera House sulla costa del Treasure Island a San Francisco, o a Los Angeles all’Exposition Park vicino all’University of Southern California (foto di apertura del servizio).
L’amministrazione di San Francisco ha addirittura ammesso che i 26 milioni di dollari che Lucas vorrebbe pagare per il sito sono al di sopra del mercato. Los Angeles ha risposto che concederebbe il suolo al grande cineasta per 20 dollari all’anno. Sì, avete letto bene, il costo di una pizza pur di accaparrarsi l’ultima attrazione dell’entertainment americano. Eric Garcetti, sindaco di Los Angeles, lo sta corteggiando da due anni: “Il Lucas Museum of Narrative Art sarebbe perfetto per la citt perché siamo una capitale mondiale e abbiamo musei di levatura globale come il Broad, il Getty, il MOCA e il LACMA.”
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