C’è un’atmosfera da giorno del Ringraziamento in questi giorni nelle redazioni dei giornali e sui social media dei creativi legati all’arte e al mondo dello spettacolo. L’occasione dei 60 anni di Madonna è un momento di rivalutazione per tutto quello che una figura come la cantante italo-americana del Michigan ha significato per la società contemporanea.
È vero, stiamo parlando di canzoni. Alcune di portata epocale, ma come i grandi artisti che rispecchiano i tempi e ne anticipano le tendenze, Madonna ha saputo più di qualunque altro creativo della musica moderna, interpretare lo spirito dei tempi. Quei 12 numeri uno dal 1984 al 2000 dicono più del nostro pianeta e dei nostri gusti di molti studi sociologici.
E con la musica, è venuto il resto, il contorno, l’apparato, il marketing che Madonna ha contribuito a costruire. Non ha solo eretto una reggia, a sé stessa, ma ha anche inventato il modo per farlo. Da lì sono discese tutte le altre. E questo primato le viene riconosciuto proprio in questi anni in cui la sua rilevanza discografica fatica a emergere, una posizione che non scalfisce però il suo posto nella storia della cultura contemporanea mondiale. La prima eroina globalizzata che dalle sette note ha conquistato la tv con i video e i film che tutti ricordiamo.

Ci fa piacere sapere che ancora una volta si è reinventata, che è felice nei panni della “soccer mum” in Portogallo, che sta lavorando per sfornare un nuovo disco, che ha scovato nuovi collaboratori. Ma più di ogni altra cosa, nel giorno del suo sessantesimo compleanno, e in assenza dei suoi contemporanei e coetanei illustri come Michael Jackson e Prince, le siamo grati per portare avanti ancora una bandiera. Che piaccia o no, o meno rispetto al passato, è ancora la bandiera della ribellione, quella che le ha attribuito una generazione intera che è cresciuta con lei. Non si è mai troppo vecchi per agitarla.
Illustrazioni di questo articolo gentilmente concesse da Massimo Perna