Una mattina un uomo si sveglia con un fastidioso fischio alle orecchie e come se non bastasse, a rovinare la giornata appena iniziata, ci si mette la sua compagna che gli lascia un bigliettino col quale gli comunica che il suo amico Luigi è morto.
Ora, oltre a risolvere nell’immediato il fastidioso fischio, si tratta pure di capire chi è Luigi, perché l’uomo, di Luigi, non ha proprio memoria. Inizierà così una giornata cercando di risolvere il problema alle orecchie oltre che a cercare d’incanalare nella sua vita un amico che pare non essere mai esistito. “Orecchie” è il titolo del nuovo film di Alessandro Aronadio che da giovedì 18 maggio 2017 sarà sugli schermi e che pone l’accento sulla follia dell’umanità attraverso una comicità surreale vista da un personaggio altrettanto surreale nella sua normalità, interpretato da Daniele Parisi, con Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti, Pamela Villoresi, Andrea Purgatori e Massimo Wertmuller.
E proprio Massimo Wertmüller ci racconta “Orecchie”, un titolo particolare che vagamente potrebbe ricordare il “Fischio al naso” di Ferreri, di cosa si tratta in realtà?
Luigi è un personaggio che nell’economia del film è deceduto. Daniele Parisi, attore bravissimo scoperto da Alessandro Aronadio, interpreta un uomo che si sveglia una mattina con le orecchie che gli fischiano e come se non bastasse trova pure un bigliettino sul quale c’è scritto che questo Luigi è morto. Comincia così una sorta di ricerca per cercare di risolvere il problema del fischio alle orecchie e s’imbatte, come fosse un novello Odisseo, in tutta un’umanità che scopre poco alla volta, come se la vedesse per la prima volta, incontra questi personaggi che rappresentano un po’ l’incomunicabilità che viviamo in questa sorta di recinti che sono le città; e per completare il quadro, non sa nemmeno chi sia questo Luigi.
Si tratta di una commedia a tratti surreale e Alessandro Aronadio rappresenta una nuova comicità?
Aronadio sì, anche se una cosa che mi piace molto sottolineare è che la commedia di costume, anche graffiante e che ci ha abituati in un certo modo, quella di Scola, di Risi e anche di mia zia Lina per intenderci, non ha dato frutti così copiosi, nel senso che non ha lasciato eredi puri, ma Alessandro Aronadio si pone lì, in quel tipo di commedia che non c’è più. Ad esempio io ho lavorato con Edoardo Leo in “Che vuoi che sia”, una bella commedia che non a caso è stata scritta anche da Aronadio, insomma è un altro modo di guardare la realtà anche se non ha lasciato eredi come genere. Poi Alessandro, come dicevi anche tu, ha un suo stile, un suo modo di essere comico.
Il tuo personaggio invece?
Non posso spendere troppe parole, posso solo dire che in coppia con Andrea Purgatori saremo protagonisti di una sorpresa un po’ speciale, due medici molto particolari.
Forse Roma è la vera protagonista?
Roma è un pretesto e mi riallaccio a quello che dicevo prima, per parlare di questi recinti, chiamiamoli così, che sono le città. Come sempre è molto fotogenica, Roma si presta benissimo al peregrinare di questo personaggio e alla mancanza di comunicazione, insomma si scopre un mondo, umano e cittadino, a volte grottesco, a volte surreale, altre volte comico.