Stefano Santoro, conosciuto nell’ambito della street art come McNenya, a 36 anni è il nuovo punto di contatto dell’arte urbana e dei messaggi sociali, soprattutto nella sua natìa Salerno. L’artista, che usa spray art per la sua espressione e dipinge anche su tela, sui suoi profili Facebook e Instagram aggiorna il suo pubblico sulle committenze di cui è protagonista.
E la direzione che sta intraprendendo è sempre più quella della denuncia ambientale e sociale. “Sto iniziando lavori per un laboratorio artistico-sociale – ci racconta in un momento cruciale della sua evoluzione, visto che di questi tempi si sta dedicando sempre più all’arte pubblica con spirito divulgativo – . Spesso il muro non è a disposizione, quindi mi muovo sempre con autorizzazione, anche perché l’elemento di ribellione non mi connota come street artist”.
McNenya, che ha preso in prestito il nome dalla figlia di 9 anni, ci racconta anche il rapporto che ha con la bambina: “Lei mi ha ispirato, visto che da piccolissima non riusciva a pronunciare il suo vero nome Noelia, un nome basco, e credo che oggi sia molto più brava di me a disegnare, ha talento, me la porto anche dietro quando realizzo i lavori”.
Al festival Overline di Baronissi, per il 2021 previsto a luglio, ogni anno vengono chiamati street artist di tanti paesi e tutti di livello molto alto, si dipinge in maniera condivisa. McNenya è una presenza fissa ormai e sta già pensando alla prossima partecipazione.
“Ogni anno – dice l’artista – ci mettono a disposizione una muratura pubblica che viene imbiancata e viene lavorata per rimanere un anno. Ancora oggi è visibile l’intervento che feci due anni fa, su commissione, per un progetto sui corridoi umanitari”.
Da bravo divulgatore, Stefano si interroga sulle finalità del suo gesto artistico e non lo perde mai di vista: “Anche un’immagine genera un’attività sociale sana. La street art si è capito che può abbellire e portare visibilità e turismo. La riqualificazione urbana tramite l’arta urbana è avvenuta anche a Salerno, dove ci sono pezzi di Alice Pasquini di fama globale, o grazie a un murales di Jorit che ha dipinto Trotula De Ruggiero, la prima donna medico della storia, vissuta attorno all’anno Mille, proprio qui dove è nata la grande scuola salernitana che studiava le medicine”.
L’opera che rifà al tuffatore di Paestum è una delle più conosciute di McNenya e si chiama ‘Tuffatore 2.0‘. Nata con Greenpeace di Salerno per sensibilizzare sull’importanza e la difesa dell’acqua, questo pezzo di denuncia ha subito ispirato Santoro: “Ho subito pensato di costruire qualcosa di legato al territorio e mi è venuto in mente di mettere l’immondizia sotto il mare dove si tuffa il personaggio del mitico affresco greco. Oggi la mia interpretazione è una tela ancora esposta al Museo Archeologico di Paestum. Il muro con la versione più grande su richiesta al Comune di Salerno si trova a via Vinciprova nella stessa zona del murales di Jorit e del collettivo All Anema“.
I prossimi passi di McNenya saranno dedicati al restyling dell’azienda grafica Boccia che ha la sede centrale nella zona industriale a Salerno. Realizzerà un lavoro su un muro di 15 metri all’esterno dell’azienda e anche degli interventi interni.
“I miei artisti preferiti – conclude McNenya – sono dei riferimenti che mi ispirano per uso dei colori e geometrie. Sono tutti figurativi come Rosk, Loste, Weik, Asker, Dado. L’interesse che mi muove al momento è esprimermi attraverso l’arte pubblica in accordo con l’interesse della collettività“.
In foto d’apertura: “Tomba del tuffatore 2.0”- Salerno
McNenya dice: “Un entusiasmante lavoro; dipingere per lanciare un messaggio, è stato sempre questo il mio scopo,spero arrivi nella testa e nel cuore di tutti”.