Napoli a Natale è sempre più un universo affascinante che svela insospettabili riti, abitudini e angoli nascosti. Nulla qui sembra essere a beneficio dei turisti, e al contempo, di una rilevanza e bellezza che cattura l’occhio. D’altro canto ci sarà un motivo per cui i napoletani sono così orgogliosi delle loro tradizioni, che non ostentano, ma nemmeno custodiscono gelosamente. La città, celebre “teatro a cielo aperto”, svela i propri riti semplicemente passeggiandoci.
Caso unico in Italia di conservazione della planimetria rigorosamente geometrica di insediamento urbano perfettamente intatto, il sito dei quartieri spagnoli, alle spalle della via densamente popolata simbolo dello shopping (via Toledo) svela l’inventiva dei vicoli. Qui tutti vendono qualcosa e in questo periodo le bancarelle sono a tema.
La centralissima via Toledo venne realizzata nel 1563 secondo le direttive del viceré don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga con il chiaro obiettivo di attrarre le famiglie nobili napoletane. Ed è proprio qui, nella “strada più popolosa e allegra del mondo” – come la definì Stendhal – che si staglia Palazzo Zevallos Stigliano oggi un museo che ospita collezioni temporanee e permanenti. La ex sede della Banca Commerciale, come la conoscono tutti i napoletani, oggi custodisce dei capolavori da Warhol a Caravaggio (nella pregevole sala degli stucchi).
L’incontro tra gastronomia partenopea, buon bere e arte crea un ambiente nuovo, appena aperto, e anche un luogo di cultura come Baròq, il bistrò di piazza Vittoria a Napoli. Il lugo vuole essere una galleria aperta a tutti che coniughi arte e gastronomia. L’apertura in questo mese di dicembre è per un artista napoletano del Seicento, Domenico Gargiulo. Al piano superiore c’è la galleria con tutte le opere, al piano inferiore il locale appena ristrutturato con elementi antichi e moderni assieme. Emblema di un incontro che nella città di Partenope è costante.
Giunti a piazza dei Martiri si capisce perché la si chiama il salotto della Napoli bene. Qui bar e caffetterie pullulano di delizie locali. La gente “bene” fa la fila nei negozi griffati, e Marinella è a due passi. In vetrina espone orgogliosamente i tessuti da cui si generano le mitiche cravatte che vanno in giro per il mondo.
Antonio Barbaro nella Galleria Umberto I di Napoli, quella che offre una via d’accesso coperta al Teatro San Carlo, è un’istituzione. Quest’anno il famoso “albero dei desideri” ha compiuto 35 anni ed è da sempre termometro del sentiment dei napoletani. Qui si viene per appendere i propri desideri. Lasciamo alla vostra immaginazione la creatività con cui si chiedono a Babbo Natale le cose più diverse e fantasiose.
Sorge accanto a un dedalo di vicoli recuperati nell’Ottocento la Galleria Umberto I, necessario intervento urbano a cura di Emmanuele Rocco, pronto nel 1890 con tutta la sua grandiosità da fin de siecle. Oggi è un cuore commerciale un po’ in ombra ma in attesa di rilancio dovuto, vista la sua magnificenza architettonica.
I desideri da appendere erano troppi e quindi si è pensato a un nuovo albero nella Galleria Umberto: quest’anno è comparso Pyramid, l’albero artistico realizzato con gli scarti di alluminio, che attraverso il linguaggio dell’arte diventano simbolo di riscatto. La struttura è realizzata da Annalaura di Luggo, in collaborazione con i ragazzi dei Quartieri Spagnoli.
Tutto è gigantesco a Napoli quando si tratta di pasticceria. I mignon sono visti come un ripiego non necessario. E quindi largo agli struffoli in cornacopia, eredità di una tradizione araba, e del nuovo dolce vulcano che sintetizza al Gambrinus di piazza Plebiscito i dolci tipici di una tradizione secolare.
Il travestitismo a Napoli esce dai vicoli e conquista da sempre i teatri. L’occasione natalizia riporta in auge la Tombola scostumata, un’usanza che qui resiste in tutto l’anno e testimonia il legame viscerale della città ai numeri. Scostumata perché: la Smorfia diventa volgare, coinvolgente, annaffiata da doppi sensi e scurrilità innocenti. Esistono varie gradazioni, perché qui la tombola è una cosa seria: semi-scostumata, scostumata e scostumatissima, come quella portata al Teatro Sannazzaro fino al primo gennaio 2019 da Gino Gurcione.
Ci sono addirittura dei volumi dedicati agli alberghi del Grand Tour di Napoli, quel movimento che accolse viaggiatori da tutta Europa nella città del golfo. Altri che riportano a fotografie la storia degli ultimi 200 anni della metropoli, unica città popolosa a livelli europei nel momento dell’unificazione italiana. Tutti in vendita alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri. Interessanti i volumi divisi per epoche da Intra Moenia Edizioni per “Storia Fotografica di Napoli”.
Giocattoli di Leonetti, una tradizione secolare. A Napoli tutto nasconde una storia. Ora da Leonetti a via Toledo è arrivato in maniera codificata, l’uso di comprare un giocattolo per i più bisognosi.
Ciro Leonetti, cameriere al Casinò dell’Unione, il Circolo della Nobiltà attiguo al Teatro San Carlo, aprì l’attività prima della ristrutturazione del Rione Carità, un negozio di balocchi e profumi. Qui si narra che i principi Maria Pia e Vittorio Emanuele quando andavano a giocare nel Parco della Regia di Capodimonte, al ritorno si fermavano a guardare le vetrine del negozio, forse il più antico negozio di giocattoli d’Italia.
La Pescheria Azzurra della Pignasecca è uno degli angoli più intatti di tutta la città. In un dedalo di affollatissimi vicoli che ricordano le medine africane, suoni, odori e grida di commercianti creano un frastuono festante che in prossimità del Natale è assordante. La bellezza delle mercanzie esposte è di per sé un incanto unico. Tutto il pescato del Mediterraneo arriva qui, compresa la sezione di crostacei e pesci dei mari lontani in bella mostra ma mai mischiati al pesce locale. Accanto, olive e lupini di tutti i tipi. E ovviamente suggerimenti urlati sul come cucinarli. La frutta e la verdura segue poi la sua stagionalità. Forti e unici i broccoli di Natale che si trovano solo qui e che abbondano sulle tavole natalizie. Così come i profumati agrumi della piana di Sorrento.