A Milano i “luoghi del fare” sono stati ammirati come veri musei dislocati in 100 location diverse. Botteghe, fabbriche e scuole di formazioni, tra antico e tencologico, hanno aperto le porte e si sono mostrate per quello che sono. Autentiche fucine di idee e di ingegno.
Un successo che ha raccolto in un weekend 7mila persone e che ora il Comune vuole ripetere su scala più ampia, riprendendo il format e applicandolo a tutti quei cantieri chiusi, sotto i binari della Stazione Centrale, che aspettano di essere utilizzati. C’è fame di località ed esclusività e quindi non ci saranno centri commerciali su via Ferrante Aporti o via Sammartini (i due assi laterali della stazione), ma botteghe di maestri locali.
Dopo il successo della prima edizione, Manifatture Aperte, l’iniziativa del Comune di Milano dedicata ai protagonisti della manifattura, dell’artigianato e della fabbricazione digitale a Milano e dintorni ha ripreso il viaggio nella cultura del fare tra innovazione 4.0 e tradizione artigiana.
Tra i luoghi apprezzati maggiormente, Donne Intrecci, progetto sociale, ROZZANO, Baroni Porcellane, fabbrica, MI – DERGANO, ONEOFF, laboratorio, MI – MECENATE che ha realizzato prototipi in plastica per l’architettura, i restauri al Laboratorio Cagliani, bottega, MI – ISOLA. Grande successo per le scenografie della prossima “Tosca” di Puccini ai Laboratori della Scala, visitabili alla via Bergognone.
I percorsi tematici individuati quest’anno sono stati nove: Botteghe d’arte, Cosa vuol dire 4.0?, Officine di passioni, Manifatture a Teatro, Fabbriche del Design, La Manifattura nei quartieri, Manifattura circolare e sostenibile, Donne e Manifattura, Manifattura a Impatto Sociale. Poi incontri e laboratori a cura di Nema, Rete Nuove Manifatture.
Dice Cristina Tajani, assessore alle Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane del Comune di Milano: “Possiamo scoprire le vocazioni, i progetti, le potenzialità e i nuovi sguardi dei luoghi dove si fabbricano le cose a Milano. Sono convinta però che la capacità innovativa dei nuovi processi farà davvero la differenza se saprà generare inclusione. Questo è il momento annuale nel quale meglio riusciamo a rendere evidente il filo rosso che lega una visione di Milano fatta di creatività e di realizzazioni concrete, di innovazione e inclusione, di coraggio e di responsabilità. Immaginare la nostra città come un luogo di produzione ci porta a confrontarci con la tecnologia, a pensare spazi e processi sostenibili, green e perfettamente integrati con i luoghi di vita, a investire sulla creatività e il sapere tecnico, sulla scuola e sulla formazione di ogni grado e livello”.