Skira non è solo la casa editrice di splendidi illustrati. Grandi geni del Novecento e del nuovo millennio italiani hanno avuto di recente delle pubblicazioni che vanno oltre la dimensione fotografica e ne esplorano il tratto distintivo della loro creatività.
GREGOTTI – “I racconti del progetto” è il libro uscito da poco per omaggiare il pensiero di Vittorio Gregotti, architetto e saggista. Il libro illustra come si possono raccontare oggi i diversi processi di costituzione di un progetto di architettura e come questi sono simili a un’opera letteraria musicale o visuale.
Un interessante approfondimento del senso del progetto di architettura come racconto dei modi di prender forma delle sue intenzionalità. Qui l’architettura è narrazione della trasformazione dei materiali scelti, la si vede modificare lo stato delle cose, che è poi forse la vera inventiva progettuale applicata alla realtà che tutti riconosciamo a questa disciplina. Gregotti è un protagonista dell’architettura italiana e internazionale, autore di numerosi volumi con Skira, tra gli altri, L’ultimo hutong. Lavorare in architettura nella nuova Cina (2009), Incertezze e simulazioni. Architettura tra moderno e contemporaneo (2011), L’architettura di Cézanne (2011) e Lezioni veneziane (2016).
CONSAGRA – “Vita Mia” di Pietro Consagra è il diario dello scultore universalmente noto per l’originalità delle sue proposte e delle sue realizzazioni. In queste pagine, pubblicate per la prima volta da Feltrinelli nel 1980 e oggi riproposte da Skira, vuole raccontare se stesso, quel che ha fatto, visto, vissuto, non tanto e non soltanto in quanto artista ma in quanto uomo.
In un’esposizione assai sobria ma mai reticente, Consagra ci dice la sua vita: Mazara del Vallo, suo luogo natio, l’infanzia e la giovinezza nella povertà e al tempo della guerra; la scoperta delle potenzialità d’arte che erano in lui, i primi disegni, le prime sculture, lo sbarco degli Alleati in Sicilia; il trasferimento a Roma nel ’44, la milizia nel Partito comunista nell’immediato dopoguerra, i sodalizi e le inimicizie, le propensioni e le idiosincrasie, le polemiche a proposito della questione del “realismo” e dell'”astrattismo”; il distacco dal Pci e anzi dalla politica militante; il matrimonio con un’americana, i figli, il successivo venir meno della compagine famigliare; l’incontro con un’altra compagna e con una nuova comprensione del rapporto con la donna – e l’affermazione sua personale, intanto, nel contesto dell’arte internazionale, sino al 1980. Destano grande interesse le pagine dedicate alla “politica culturale” nell’area della sinistra del primo dopoguerra. La ricostruzione di Consagra è la prima che ne dia conto dall’interno non senza qualche sobrio ricorso a un’aneddotica che ci restituisce al vivo personaggi e situazioni di quell’epoca. Una scelta di fotografie e di disegni documenta momenti fondamentali della vita e della produzione di Consagra, e una compendiosa scheda finale indica le fasi e le ragioni della sua traiettoria d’artista.
PASCALI – “SUPER. Pino Pascali e il Sogno americano“, di Roberto Lacarbonara e Giuseppe Teofilo esplora l’affermazione dell’immaginario americano, all’indomani della seconda guerra mondiale.
Nel bozzetto Super dei primi anni sessanta, Pino Pascali, da sempre affascinato dall’immaginario pop statunitense – specie nei ripetuti e dichiarati omaggi a Jasper Johns – sembra tracciare i segni distintivi della cultura visuale americana, anticipando molti dei processi della progressiva influenza postcoloniale in tutto l’Occidente. Questo volume racconta le vicende di quel bozzetto a pastello, oggetto di un attento restauro, e ne offre una riattualizzazione in grado di ricostruire il problematico “sogno americano” preconizzato dallo stesso Pascali: ne deriva una straordinaria narrazione allegorica che tiene insieme il dollaro e i simboli della democrazia americana, lo zio Sam di “I Want You” e quello evocato da Bob Dylan, il western e le armi, la Coca-Cola e la pubblicità, la letteratura di Foster Wallace, il jazz di Billie Holiday, il teatro dei Living Theatre e l’immaginario cinematografico, fino a raccordare, con ironica preveggenza, la parabola del potere federale da Abraham Lincoln a Donald J. Trump.
DORFLES – Più che critico d’arte tour-court, Gillo Dorfles, scomparso nel 2018, è stato per l’Italia e per il mondo dell’arte l’ultimo dei maître à penser. Il suo ultimo libro “La mia America” è la summa del suo legame con Continente Nuvo. Lui che, a partire dal secondo dopoguerra, ha viaggiato costantemente negli States dove incontrava personalità di primo piano. Lì ha conosciuto i più noti studiosi di problemi estetici e critici d’arte (Thomas Munro, ClementGreenberg, James Sweeney, Alfred Barr, Rudolf Arnheim, György Kepes) incontrando alcuni tra i maggiori architetti della East e West Coast (Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe, Louis Kahn,Frederick Kiesler). Dai suoi soggiorni Dorfles traeva spunto per numerosi articoli sulla società, la pittura, l’architettura, il design e l’estetica americana, all’epoca pubblicati su “Domus”, “Casabella”, “Aut Aut”, “La Lettura”,”Metro” e in numerosi cataloghi, articoli che, raccolti ora assieme ad altri scritti inediti in questo volume, ci permettono di approfondire uno dei periodi più significativi e stimolanti della cultura USA, attraverso i racconti e le memorie del grande critico d’arte.