QUESTO PROGETTO NON ESISTE PIU’ DAL 2021
Daniele Piersanti e Marco Saudella sono due ragazzi del Lazio che da pochi mesi hanno lanciato una pagina Instagram chiamata Soulcatchers. I moderni “cacciatori di anime” sono dei creatori di contenuti digitali molto interessanti, ma di ambito divulgativo, che invitano i followers alla riflessione. L’arte emerge dalla cura con cui sono fatti i video e dall’abilità e profondità delle poesie che li accompagnano. Daniele, autore, si occupa delle parole e della trasformazione in immagini del progetto. Marco, il volto del duo, mette in mostra la sua prestanza fisica e funge da protagonista e attore delle storie dei Soulcatchers. La comunicazione funziona soprattutto perché si capisce che c’è affiatamento e unione tra idee e realizzazione. E ora scopriamo che c’è anche una profonda amicizia tra i due protagonisti di questo progetto digitale che porta un modo innovativo e intelligente di comunicare. Che funge anche da esperimento sociale per capire quante persone sono attratte oltre che dalla bellezza estetica di quello che viene riversato sui social, anche dal contenuto. Bandite le belligeranze e le tematiche divisive, niente polemiche, solo positività e ispirazioni belle. I Soulcatchers si stanno specializzando in una comunizazione intelligente e di “apertura” che potrebbe sbarcare senza stonare anche su altri mezzi di comunicazione. Nei post e nei video si parla di condizione giovanile, superare gli ostacoli, anche mentali, allenamento di corpo e mente, relazioni.
Cosa significa soulcatchers per voi? Che significato attribuite a questo nome?
M. Essere ‘acchiappa-anime’ ha un significato che va al di là della semplice traduzione del termine. Vorremmo creare dei messaggi che possano essere compresi da chi riesce ad andare al di là dell’apparenza, riuscendo a parlare di argomenti comuni senza cadere nel banale o nei soliti cliché a cui ormai purtroppo siamo abituati.
D. Rappresenta la possibilità di trattare temi sociali, quotidiani, vicini a ognuno di noi, che ci portino a riflettere sul mondo che ci circonda da diverse prospettive: per questo motivo cerchiamo di creare storie che siano di esempio e di stimolo per chi le guarda, con l’intento di scuotere le emozioni più profonde, riportandole in superficie, senza paure, tormenti e sofferenze.
Che percorso personale avete avuto prima di questa avventura?
M. Io sono un docente ed interprete di lingua inglese e proprio durante un corso ho conosciuto Daniele. C’è stata subito molta sintonia e simpatia tra di noi, sin dalla prima lezione, che ci ha permesso in poco tempo di diventare i migliori amici l’uno per l’altro.
D. Terminata l’Università, decisi di iscrivermi ad un corso privato di inglese, da sempre un mio grande “fardello”. In questa occasione ho conosciuto Marco, un bravissimo docente, con il quale sono riuscito finalmente ad affrontare con serenità lo studio di questa lingua straniera. Da lì la mia vita è cambiata, sia da un punto di vista professionale che umano. A volte basta solo incontrare la persona “giusta”, affinché ogni cosa vada al suo posto!
Cosa rappresenta l’uno per l’altro?
M. Daniele rappresenta un punto fermo nella mia vita, una di quelle persone che riesce a rallegrarti la giornata con una parola, o a darti motivazione con una semplice frase. Non a caso è stato lui a spingermi in questo progetto, mettendo in risalto le mie potenzialità di cui, onestamente, non ero a conoscenza fino quando lui stesso non le ha tirate fuori. Se dovessi farvi un augurio, vi augurerei senz’altro di trovare nella vita un amico come lui.
D. Marco rappresenta la mia costante in un mondo di variabili. Ho sempre lasciato crollare dinanzi al suo sguardo qualsiasi muraglia che ho sempre eretto nella mia vita, giusta o sbagliata che sia, consapevole di potermi fidare, di poter avere un supporto sempre in ogni momento. Lui è la mia fonte inesorabile di energia, capace di farmi ritrovare il sorriso, o la lucidità giusta per prendere decisioni importanti in pochi istanti. Non a caso, non potrei immaginare di fare questo progetto con nessun altro: lui mi sprona ad essere ogni giorno la versione migliore di me stesso.
Che tipo di comunicazione vi piace creare per Soulcatchers?
M. Qualcosa che si distacchi dai classici metodi di comunicazione che caratterizzano la nostra società. Il primo comunicatore è sicuramente Daniele, ecco, lui scrive i testi e credo che nel farlo immagini come veicolare quei messaggi attraverso la mia figura, attraverso movimenti del corpo, sguardi, espressioni… Sicuramente non sono messaggi di immediata e scontata interpretazione: non siamo il GF.
D. Sicuramente una comunicazione non banale, capace di affrontare temi profondi e delicati, anche attraverso il sorriso, servendoci dei classici elementi tipici della commedia italiana. Proprio per questi motivi, cerchiamo di costruire un linguaggio nuovo, giovane, dinamico, realistico ma al tempo stesso forbito e culturalmente elevato. Partendo da queste delicate premesse, la presenza di Marco in qualità di attore/modello costituisce un valore aggiunto per l’intero progetto.
E che tipo di comunicazione vi piace “evitare” da fruitori e spettatori?
M. Evitiamo ciò che reputiamo scontato. Vi faccio un esempio, il fitness: ecco, chi lo dice che sia semplicemente legato all’apparenza fisica? Il fitness cela messaggi importanti come dedizione, costanza, perseveranza, tutti elementi che si intrecciano con il quotidiano e che, forse, sono alla base del successo.
D. Una comunicazione scontata, poco profonda o poco brillante che non strizza l’occhio all’attualità, al mondo che ci circonda con i suoi mutamenti e turbamenti. Una comunicazione costituita dai soliti cliché, sicuramente più popolare e conosciuta, ma poco incisiva per scavare più a fondo certe tematiche che si vogliono raccontare.
La cosa più divertente che vi è capitata girando i clip?
M. Mentre leggevo questa domanda il mio pensiero è stato uno: Daniele che rischia l’annegamento durante uno shooting; ma potrei continuare all’infinito. Ecco, questa è un’altra cosa che ci caratterizza: il perfetto mix tra divertimento e professionalità.
D. Quando giriamo le clip succedono sempre cose divertenti, perché l’allegria e la spensieratezza non devono mai mancare. Ecco allora che i miei ricordi vanno a un piccolo incidente in macchina nel mio garage durante uno shooting, così come una caduta in mare o su una ruota all’interno di una palestra; per non parlare di piccoli aneddoti che accadono durante le riprese, come una battuta detta male o un bottone della camicia che si inceppa, cose che innescano le basi per un momento di puro divertimento.
I contenuti, sia video che poesie, sono frutto del vostro incontro. Chi mette becco su cosa?
M. Daniele è la mente, io sono il braccio. Anche se, a dirla tutta, “etichettare” i nostri ruoli non mi piace. Voglio dire: io e Daniele ci capiamo senza parlare e i nostri progetti nascono proprio perché siamo in sintonia. Potrei dire che mentre lui immagina una scena, io la replico senza che lui debba darmi troppe indicazioni.
D. Pur avendo ruoli ben definiti, ogni decisione viene presa di comune accordo, senza neanche perdere troppo tempo, perché io e Marco viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda. Proprio per questo motivo, riusciamo in poco tempo a realizzare uno shooting fotografico o un video, senza neanche troppa fatica.
A che tipo di messaggio aspirate ad arrivare? Chi volete colpire?
M. Andare al di là dell’apparenza, in tutto, rivolgendoci a tutti, senza nessun tipo di distinzione: i nostri temi sono prettamente sociali ed attuali, riguardano ognuno di noi.
D. Ci piacerebbe creare un messaggio unico, un modello comunicativo in grado di educare la gente a non aver paura dell’ignoto, del diverso, perché in fondo aver paura di ciò che non si conosce significa semplicemente aver paura di vivere.
Il feedback più bello che avete ricevuto?
M. Questa intervista credo sia già di per sé un feedback.
D. Ogni messaggio di ogni singola persona, che pur non conoscendoci personalmente ha decido di dedicare un pò del suo tempo per guardare i nostri contenuti e commentarli.
La vostra più grande ambizione?
M. La mia più grande ambizione è quella di dedicare al mio lavoro e alla mia persona il tempo che meritano e che serva loro.
D. La mia più grande ambizione è mettere insieme ciò che ero con quello che sono diventato.
La vostra attività è partita a marzo scorso. Cosa vi ha insegnato e cosa vi ha portato questo anno così difficile?
M. Essere costretti in casa ti porta inevitabilmente a pensare e riflettere. Alla base di questo progetto c’è esattamente questo: approfondire tematiche prevedibili e conosciute in un modo del tutto nuovo, non dando nulla per scontato.
D. La pandemia ci ha reso più fragili ma al tempo stesso anche più forti, facendoci rendere conto di tante cose che prima davamo per scontato, a partire dagli affetti che ci circondano. Io e Marco abbiamo semplicemente deciso di approfittare di questo tempo, per creare qualcosa di bello in un momento così brutto.
Vi siete prefissati degli obiettivi per il 2021, sia personali che professionali?
M. Saremmo ipocriti se dicessimo che essere notati dal grande pubblico non rientri tra i nostri progetti. Credo che non sia nulla di male ad ammetterlo.
D. Essere semplicemente apprezzato per ciò che scrivo e per i messaggi che vogliamo trasmettere.