Al MIA Photo Fair di Milano abbiamo scoperto artisti di ogni provenienza che nel loro campo stanno svolgendo delle indagini davvero interessanti. Ve li presentiamo nella nostra attenta selezione tra tutto quanto visto a The Mall.

Dora Tass e August Muth compongono il duo italo-americano Dora August. I due artisti tra Santa Fe e Roma hanno inziato a collaborare da tre anni usando l’olografia per fare delle opere davvero incredibili. “Non se ne vedevano più dagli anni 80 – dice August Muth – ma per noi non è importante cosa ne ricorda il pubblico, vogliamo che ci sia un nuovo modo di guardare la tecnica, che è molto vicina allo sviluppo alternativo dell’immagine”. Il metodo è basato sulla mappatura in 3D delle informazioni che sono ricevute tramite fonte luminosa che poi vengono impresse su un’emulsione che è sensibile alla luce. I soggetti sono ispirati dalla serie Rayographs di Man Ray, dai Dada e dai surrealisti. A Milano hanno catturato i visitatori questi “Perturbing Objects”, multi-dimensionali e misteriosi, “un paradosso di verità e illusione che cattura e indica una strada per la percezione futura che useremo per leggere la realtà”. I pezzi sono così immateriali e affascinanti da risultare quasi ipnotici. Il duo, che lavora nella “fonderia di luce” di August Muth nel New Mexico, assicura che “nessuna fotografia è usata”, nemmeno per costruire la base di quello che si vede. È solo luce.
www.augustmuth.com

Andrey Kezzyn è per noi il Lachapelle di San Pietroburgo. Davanti alle sue fotografie irriverenti, darkeggianti e neo-gotiche ci siamo immedesimati in quello che dovrà essere il messaggio dirompente che emana la sua estetica nella nativa Russia. “Siamo in due nel mio Paese a fare un certo tipo di comunicazione – ci ha detto – gli altri son tutti fotografi da matrimonio”. La fotografia di Kezzyn è un vero rompere le regole con nudi decontestualizzati, carcerati, santi, uniformi nelle chiese e uomini dell’apparato ridotti ai basic insticts. Davvero notevole la voglia di fare break, specie quando Andrey rifà l’Ultima Cena in uniformi militari. Per capire cosa riesce a trasmettere un regime nella mente di un creativo, bisogna conoscere l’opera di Andrey Kezzyn.

Marina Aliverti è un talento comasco che si è fatto conoscere abbellendo le collezioni private di appassionati d’arte nelle capitali del fashion mondiale. La creativa è infatti ideatrice di linee di abbigliamento e di gioielleria che l’hanno portata poi a creare con successo delle magnifiche fotografie idealiste e naif. Al MIA di quest’anno la sua serie sul Duomo di Milano, davvero divertente. “Il mio viaggio creativo è iniziato con delle creazioni con colori forti e questo è un punto di partenza che mi porto dietro. Mi piace immaginare panorami esotici dietro soggetti che mi sono famigliari. Stampo le foto su tela e le tratto con resina, acrilici. Questa commistione mi obbliga a una stesura molto attenta e minuziosa. E anche a tanti tentativi prima di arrivare al pezzo giusto”. La resina che Aliverti applica è imprevedibile. Abbiamo visto opere finite che erano l’approdo di diversi tentativi andati al macero.

Bruno Timmermans è uno degli artisti belgi più lanciati in questo periodo. Il creativo di Brussels, a Milano ha portato la serie New Icons, dove le icone del nostro tempo sono rivisitate con ritratti di una minuzia assoluta. Bruno parte da una foto, la ingigantisce e la decora con creazioni inedite e dettagli personali. Così Ai Weiwei, Kate Moss, Takashi Murakami, David Bowie, Aung San Suu Kyi o Lady Gaga e Jeff Koons sono “aumentati” con rifiniture che richiamano la loro personalità, da scoprire nelle sovrapposizioni su nasi, corpi, capelli, scenari. “La mia serie – dice l’artista – non esalta le icone, le contrappone semmai all’imperativo che ci vuole tutti fotografati uguali, magari poi per essere dimenticati il minuto dopo”. I visi che amiamo risultato fregiati di una atemporalità che li eleva a leggende.
www.brunotimmermans-photography.com

Jenny Boot è olandese ed è nata come pittrice. Sembra avere nel suo dna la lezione drammatica della scuola fiamminga e come i quadri dei suoi antenati del 400, infarcisce le sue foto di allegorie e giochi di luce. Il viaggio estetico che ha creato per il MIA è un insieme di provocazione e seduzione, con soggetti che fanno il verso a pose e sceneggiature dei classici, con un piede ben saldo nella realtà che Jenny vive. Come in “Betrayal”, dove a tradire è una donna al tavolo che messaggia in segreto sul suo cellulare. Uscita dalla Fotoacademie di Amsterdam, Jenny dice che “è la luce a determinare la bellezza di un soggetto, per questo le mie donne riescono a trasformarsi in belle e seducenti o brutte e cattive”.

Jacopo Di Cera ha la sensibilità tipica dell’artista che non riesce a rimanersene a casa. Milanese d’origine, marketing manager di professione fino a un certo punto della sua vita, adotta la comunicazione come fil-rouge della sua arte. Da qui nasce “Fino alla fine del mare” un progetto lungo un intero anno in cui il fotografo ha fatto la spola tra Milano e Lampedusa per immortalare i dettagli delle barche dei migranti e dare dignità di opera d’arte a quello che noi chiamamo relitto. “Volevo che questi dettagli fossero visti prima come opere di design e poi come testimonianza di un momento drammatico. Le immagini sono uniche, sono intrise di storia, con i loro giochi cromatici e inconsapevole bellezza raccontano di naufragi e di salvezze”. Dai versi di Omero sono stati estratti i vocaboli sintesi del lavoro, che diventano le sezioni in cui è divisa questa commovente opera seriale: il viaggio, l’isola, il legame, la lotta, la salvezza, il ritorno.

Marco Onofri ha preparato al MIA un allestimento di sicuro impatto, scrivendo in grande il titolo delle sue serie fotografiche: Followers. Inutile dire che il riferimento alla civiltà dei social network ci ha subito incuriosito. L’artista di Cesena ce lo ha spiegato così: “Le nostre relazioni sociali sono così trasformate che l’esposizione spesso avviene più attraverso lo schermo o il cellulare che dal vivo. Quindi io ho voluto fare un progetto che mettesse insieme in appartamenti protetti ma reale, gli ammiratori e le modelle. Le donne sono quasi sempre nude, gli spettatori sono i reali follower sul web di questi personaggi”. Come è andata? “Alcuni erano impazienti, altri ammutoliti, altri sudavano dall’emozione”. Un progetto davvero inusuale che oltre ad aver prodotto delle belle immagini che giocano al voyeurismo, ha anche un video del dietro le quinte.
www.marconofri.com