Gli Urban Strangers, amatissimi da un pubblico giovane e attento alle mode, non hanno dubbi su che stile seguire: “Siamo noi il nostro stile, non vogliamo assomigliare a nessun altro. Anzi, non diciamo mai chi sono gli artisti che ci ispirano perché non possiamo elencarli tutti. Ci piace tutto, ascoltiamo tutto e lo rielaboriamo alla nostra maniera”.

Gennaro Raia e Alessio Iodice, 21 anni entrambi da Somma Vesuviana, vicino Napoli, hanno colpito fin dal loro esordio come due acustico a X Factor 2015. Una volta usciti hanno pubblicato due dischi elettronici: Runaway e il recentissimo Detachment (uscita ufficiale il 14 ottobre 2016) che è una sintesi delle loro influenze. “La libertà creativa è un bene prezioso. Anche per questo il disco termina con un brano sfogo che abbiamo provocatoriamente chiamato Intro. È uno scherzo, perché solitamente il titolo suggerisce un’apertura. Il tema dell’album è il distacco, fisico e psicologico, che ci è molto familiare nell’ultimo anno. Allontanarsi per restare soli è stato il nostro mondo. La realtà del successo l’abbiamo assaporata in un caos generale. Che si è concluso con una consapevolezza di essere maturati in pubblico”.
Non temono di isolarsi troppo se si distaccano anche dalla loro realtà? “La tendenza non è a escluderci ma a non farci trasportare da cose banali. Siamo molto chiusi in noi stessi, è vero. Ma abbiamo anche curiosità per gli altri“.

Il singolo “Bones”, il cui video girato da Fabrizio Conte vede la partecipazione straordinaria della campionessa italiana di nuoto sincronizzato Linda Cerruti, è una canzone sui dubbi e le incertezze. Con un nome che già contiene contrasti linguistici (“sono due termini in antitesi, perché hanno diversità e non comunanza“), tutto l’universo degli Urban Strangers sembra reggersi su delle contrapposizioni. Gli risulterà difficile parlare di queste debolezze, fragilità a un pubblico di giovanissimi? “Non abbiamo paura di raccontare la realtà. Questo disco è frutto di quello che siamo adesso. Se vediamo, come nella canzone IF, che c’è tanto bisogno di trovare risposte anche in gesti non consigliabili, perché non ne dovremo parlare? E poi non usiamo linguaggi duri, sappiamo come fare per lanciare i messaggi“.
Si sentono arrivati? “Macchè! Vogliamo ancora evolverci e il distacco ci ha fatto capire davvero cosa stava succedendo attorno a noi. Quando sei di colpo un personaggio pubblico, la mente vola e hai bisogno di avere persone accanto che ti portino calma e rassicurazione. Per noi, la paura di non sapere veramente chi si è e non riuscire a stringere veri legami è stato parte di questo percorso. Abbiamo imparato tanto e sicuramente ancora ci sarà da attingere alla vita”.
Raffinati anche nel look, in un anno e mezzo di carriera hanno avuto foto scattate dai più grandi maestri dell’immagine di moda. E anche i brand li hanno invitati a iniziative musical-modaiole. Se la prendono con calma, loro, e spingono sull’understatement, non nascondendo una certa propensione per il look “studiato naturale” dei figli degli anni ’90. “Considera che prima di X Factor non eravamo mai stati lontani da casa. Oggi cantiamo in inglese ma non siamo mai stati all’estero. Tutto quello che ci è successo ha dell’incredibile. Siamo ragazzi di provincia, finché possiamo resteremo dove siamo nati. Perché è semplice, non ti sembra un posto di lavoro”. Gennaro dice di vivere ormai in studio. Gli piace vivere di musica e l’idea di stare a sperimentare, più che esibirsi davanti alle folle: “Ma appena possiamo la nostra idea di svago è chiuderci in una stanza con gli amici più cari. E tornare a essere i 21enni come tutti gli altri”.