Si chiama “TréntaMi IN VERDE” la nuova sperimentazione di viabilità in ambito di urbanismo tattico aviata a Milano in zona NoLo. Un esempio virtuoso che potrebbe essere replicato in tutta Italia a beneficio di chi ama il verde, l’arredo urbano e la sicurezza stradale.
Si prende una strada particolarmente disadorna o pericolosa, la si abbellisce, la si studia dal punto di vista della viabilità. E parte la sperimentazione con un limite di velocità massimo di 30 km orari, da cui “Zona 30”. A promuoverla all’uscita del parco Trotter, una delle zone verdi di Milano più vissute, su via Rovereto e viale Monza, sono state le associazione Genitori Antismog e Fiab Milano Ciclobby con l’esperto di moderazione del trafffico, l’urbanista Matteo Dondè. A progettarla e realizzarla, tanti cittadini e attivisti del NoLo Social District.
Lo scorso weekend ci sono state tante iniziative di aggregazione nel nuovo spazio condiviso, tra cui programmi live di Radio NoLo e finanche una battaglia di cuscini e un corso di yoga pubblico con dimostrazione di “Acroyoga” di cosa si riesce a fare all’aperto con lo yoga acrobatico. L’inziativa è nata in concomitanza dell’edizione 2019 di “Siamo nati per camminare”, la marcia di circa 15mila bambini di 50 scuole primarie che dimostrano come si può promuovere l’uso di mezzi alternativi all’auto privata per andare da casa a scuola. In questo caso, secondo Michele Cucchi, psichiatra e direttore del Centro Medico Santagostino, main sponsor dell’iniziativa nelle scuole milanesi, “cambiare si può e vogliamo promuiovere stili di vita corretti, mobilità sostenibile e autonomia dei bambini”.
Marco Ferrari, presidente di Genitori Antismog, ci spiega: “Quello che facciamo con l’iniziativa è far toccare con mano cosa può essere fatto con una Zona 30 insieme ai cittadini. Ci sono una serie di accorgimenti che vanno dall’allargamento dei marciapiedi al restringimento della carreggiata in modo da rendere più sicuri gli attraversamenti pedonali”.
A Milano è mai capitato di passare da Zona 30 a totale pedonalizzazione? “Si tratta di un qualcosa di alternativo alla chiusura della strada, il cittadino deve essere informato e capire che tutti ne hanno da guadagnare, i posti auto restano pressocché invariati e si è più sicuri”.
Quanto sia salubre una strada con più verde è una sensazione da vivere in prima persona: “Le piante non possono far tutto contro lo smog, ma rinfrescano, una via con più verde in media ha una temperatura più fresca rispetto alle altre. E le piante danno una sensazione di benessere. Abbiamo tanto spazio a Milano dove possiamo mettere del verde, oggi. Quindi questo esempio è facilmente replicabile”.
Davide Fassi, docente universitario e attivista di NoLo Social District, ci racconta della straordinaria voglia di fare della comunità di cittadini “a nord di Loreto”: “La partecipazione non era scontata. La cosa sorprendente nei giorni scorsi è stato guardare la voglia di unirsi di gente che passava per la strada, che non è nemmeno in contatto con gli altri del NoLo Social District su Internet. Si sono fermati in tanti supportandoci e dandoci una mano in maniera spontanea, spero che lo spieghino anche ai detrattori o a chi è più restio ad accettare i vantaggi di una Zona 30. Questa è una sperimentazione, durerà 90 giorni e vedremo cosa funziona e cosa no”.
I materiali e le risorse per un’operazione del genere sono tanti: ci vogliono piante, contenitori, colori per la segnaletica a terra. “Un progetto a budget zero con una cifra minima finanziata da un bando. C’è stata una donazione da parte del quartiere di pallet, piante, alcuni commercianti hanno dato soldi per comprare la terra, dimostrando che il tema verde sta a cuore di molti”.
Fino al 7 luglio ci sarà la sperimentazione dal Parco Trotter a via Rovereto su Viale Monza, il cuore di NoLo. Ma questo è uno dei sei pezzi del progetto Mobì, proposto al bilancio partecipato l’anno scorso che non ha avuto voti sufficienti per rientrare nei finanziamenti. “Eppure – dice Fassi – è piaciuto talmente tanto che il Comune ci ha richiamato per attuarlo almeno in un primo pezzo. L’intenzione era di stabilire una connessione da un lato all’altro di viale Monza e chissà che un giorno non si riesca”.
L’estetica è anche ragguardevole: “Si parla tanto di urbanismo tattico e dal punto di vista estetico devo riconoscere che questo è anche un bel progetto, soprattutto se visto dall’alto“.