Oltre ad arte, creatività e design in Lombardia anche l’enologica entra di diritto nei settori di eccellenza. L’annata che si è appena conclusa ha registrato veri e propri record per quantità e qualità.
Il 2018 è stato un anno d’oro per i vini lombardi che hanno conquistato critica e mercati internazionali. C’è stato un boom di produzione di vini DOCG – le massime certificazioni di origine territoriale – che hanno raddoppiato i volumi rispetto all’anno precedente. Navigano comunque in buone acque (sic!) anche l’insieme di tutte le denominazioni di qualità, che sono cresciute del 55%. Volate infine le vendite nei mercati esteri, che sono cresciute del 54% negli ultimi dieci anni.
Sono queste le credenziali con cui i vini lombardi si sono presentati alla 53esima edizione del Vinitaly, il Salone internazionale dei vini e dei distillati, che si è concluso a Verona lo scorso 10 aprile. A rappresentare il mondo vitivinicolo regionale sono stati oltre 200 espositori che hanno messo in degustazione 2000 etichette, all’interno di uno spazio, a disposizione di aziende e consorzi di produttori, di ben 8.500 metri quadrati.
La qualità della produzione enoica lombarda è stata certificata, oltre che dai numeri e dagli apprezzamenti dei mercati, anche la classifica redatta dall’autorevole rivista americana Wine Spectator: tra i cento migliori vini italiani sono ben quattro i prodotti lombardi: il Brut Franciacorta La Scala 2013 di Bellavista, il Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi Riserva 2008 di Ca’ del Bosco, lo Sforzato di Valtellina Albareda 2015 di Mamete Prevostini e lo Sforzato di Valtellina 5 Stelle Sfursat 2013 di Nino Negri. Tenendo conto la regione produce il 3% dei vini di qualità di tutta la penisola, questo riconoscimento è tutt’altro che scontato.
Come non è sicuramente da trascurare il dato relativo al segmento green della viticoltura lombarda, che ormai traina la svolta italiana verso il bio-vino.
Nell’ultimo decennio la superficie destinata alla coltivazione di vite in regime bio o in conversione è quadruplicata, passando dai 981 ettari censiti nel 2009 ai 3.945 ettari registrati nel 2018 (+402%). Secondo i dati elaborati da Regione Lombardia, a guidare la classifica provinciale delle coltivazioni green è Brescia con 2.255 ettari, cui segue Pavia (1.430 ha) e Mantova (114). Secondo i dati del SINAB, il Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, nel periodo 2009-2017 la crescita lombarda (+375%) è stata oltre il 50% più sostenuta di quella media nazionale, che ha fatto registrare un pur lusinghiero +241%. “La Lombardia punta principalmente sulla qualità dei prodotti, sulla loro distintività e sul legame indissolubile con i territori. Sul nostro territorio regionale si producono per il 90% vini a Denominazione di qualità, grazie a 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT.
Il tema della tutela della biodiversità e della produzione sostenibile a livello ambientale calza a pennello con le esigenze di mercato perché il consumatore è sempre più sensibile e attento rispetto a queste tematiche. Negli ultimi anni in Lombardia c’è stato un aumento esponenziale della viticoltura biologica” ha detto Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi della Regione Lombardia (in foto). “Se l’export dei vini lombardi è cresciuto del 54% nell’ultimo decennio, raggiungendo il record storico di 271 milioni di euro nel 2017 e confermando il dato anche nel 2018, è anche grazie a questa capacità di visione del comparto, che si è dimostrata particolarmente utile per conquistare i mercati esteri”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio. “Questo ha consentito alle oltre 3 mila imprese attive nel settore vitivinicolo lombardo di creare anche nuova occupazione: negli ultimi cinque anni il numero di addetti è infatti quasi raddoppiato, crescendo del 76% tra il 2013 e il 2018”.
Fotoservizio di Stefano Corrada per The Way Magazine.