Vettor Pisani ci ha lasciati nel 2011 ma la sua enorme produzione continua ad avvicinare le folle alla sua arte. Quello che vedete in apertura, fotografato alla Cardi Gallery di Milano che gli dedica un’antologica, è Quadrato Magico del 2004, un’opera che comprende un frame metallico, 16 specchi e del cioccolato su un fornello elettrico (foto di Bruno Bani, Courtesy Fondazione Morra, Napoli e Cardi Gallery, London – Milan).
Abbiamo visto la vasta mostra a cura di Piero Tomassoni (con catalogo con scritto di Achille Bonito Oliva), realizzata in collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, con opere dagli anni ‘70 agli anni 2000, tutte a celebrare l’artista (Bari, 1934 – Roma, 2011) che si definiva architetto, pittore e commediografo.
Pisani è ricordato perché nel 1971 partecipò per la prima volta alla Biennale di Parigi, iniziando una collaborazione con Michelangelo Pistoletto (Plagio), con mostre anche in Germania, prima di affermarsi definitivamente in Italia.
Nel 1972 la prima partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia, seguita dalle edizioni del 1976, 1978, 1984, 1986, 1993, 1995 e da numerose esposizioni collettive e personali in musei internazionali (Guggenheim Museum, New York; Hayward Gallery, Londra; Kunstverein e Lenbachhaus, Monaco di Baviera; Grand Palais, Parigi; Museum Folkwang, Essen; Peggy Guggenheim Collection, Venezia; MoMA PS1, New York; Museum of Contemporary Art, Shanghai).
Le opere presentate in mostra coprono tutto l’arco temporale della carriera di Pisani, oltre quattro decadi, nonché l’intera varietà dei media linguistici utilizzati dall’artista, dalla scultura all’installazione, dal collage al disegno e alle stampe digitali. Di grande rappresentatività per la prima parte del percorso dell’artista sono le installazioni Agnus Dei e Le Uova di Simona. Omaggio a Georges Bataille, rispettivamente del 1970 e 1976, riproposte da Pisani nella sua ultima mostra a Napoli nel 2011, dove si indaga il rapporto con la natura, l’animalità e la sessualità.
Con Napoli il legame è forte. L’Isola d’Ischia e l’Isola di Capri, bassorilievi in oro del 1981, incarnano i temi del ritorno, della nostalgia, e la fascinazione alchemica che fin dagli inizi ha caratterizzato l’opera del maestro. Le grandi tele-collages realizzate in digitale attraversano la produzione dagli anni ‘80 in poi, preparano a Il Museo Criminale Francese (1981), il ritratto Cartesio o della stupidità. Meglio un asino vivo che un artista morto (1987), e i più recenti Viaggio nell’Eternità (1996/2004) e Il mio cuore è un cupo abisso (2004), permettono di riscoprire i temi del simbolismo e della pittura dell’Ottocento, da Boecklin a Moreau, a David, metabolizzati e reinterpretati in chiave contemporanea. Infine, disegni e collage che triturano le avanguardie del secolo scorso e divorano i generi.
Fino al 27 dicembre alla Cardi Gallery
Corso di Porta Nuova 38
20121 Milano