“Quando le persone si guarderanno intorno, è vero, potranno andare al solito locale. Ma noi lavoreremo per far scegliere loro Altrimenti”. Questo il motto di Eugenio Boer, lo chef italo-ligure-olandese, nel presentare la sua nuova creatura: Altrimenti. A meno di un anno dall’apertura di [bu:r], il suo ristorante la cui insegna fuga ogni dubbio sulla pronuncia del cognome, Boer si lancia nella nuova sfida. Un gioiellino in via Monte Bianco, a due passi dalle Tre Torri, immerso in un quartiere bene di Milano, orfano della vecchia Fiera e in piena trasformazione.
Insieme allo chef nell’avventura imprenditoriale il suo affezionato maître, Damian Piotr Janczara, e due manager del settore delle telecomunicazioni, Lorenzo Galletti e Leonardo Nardella.
L’obiettivo del locale è davvero ambizioso: offrire un nuovo punto di ritrovo all’insegna della convivialità, per gli abitanti del quartiere, dove sentirsi liberi di andare in pausa pranzo, a cena o semplicemente per bere un buon bicchiere di vino in compagnia di amici.
Altrimenti punta ad essere il locale sotto casa, “familiare”, semplice e intimo. Ma di gran livello. La cucina è saldamente legata alla tradizione e con lo sguardo e i sapori rivolti al futuro. Qualche esempio? La pasta e fagioli con cardoncelli e datterini, il cavolo cappuccio con yogurt e senape, il maialino con uva fragola e rapa bianca, il risotto alla milanese con ragù di vitello, gli spaghetti alla chitarra con cozze, pomodoro e limone e il polpo con giardiniera, pane e rosmarino. La carta dei vini è al momento snella, fresca e in linea con la cucina, anche se la cantina in via di completamento contemplerà quasi 250 etichette. La location, che vanta 76 stampe di alcuni tra i più significativi illustratori contemporanei, è oltremodo curata, delicata, elegante ma non mette soggezione.
Il progetto di Altrimenti è stato firmato dallo studio Offstage di Milano si sviluppa attraverso tre aree diverse: una sala da 35 posti, un privé e una romantica veranda. Sulla carta non manca davvero nulla. Nella pratica, forse, anche. Buona la prima.
Foto a cura di @fusillolab