Chi segue la musica rock e pop in Italia dagli anni 80 sa che Fabio Santini è uno di quei giornalisti musicali che c’erano nei momenti topici. Ma in pochi conoscono la sua fascinazione per lo spaghetti-western e il cinema di Sergio Leone.
È in libreria SERGIO LEONE: PERCHÉ LA VITA È CINEMA di FABIO SANTINI (Mursia, Pagine 226, Euro 15,00) undicesimo libro nella collana Leggi RTL 102.5, nata dalla collaborazione tra la prima radio italiana e la casa editrice Mursia.
«Fabio Santini, da moltissimi anni nella squadra di RTL 102.5, in questo libro ha raccontato una parte di sé poco conosciuta al nostro pubblico» dice Marta Suraci, Responsabile Marketing e Comunicazione di RTL 102.5 «Oltre ad essere un grande giornalista sportivo, infatti, Fabio da anni coltiva questa grande passione per il Maestro Sergio Leone. Una passione che ho avuto modo di toccare con mano assistendo allo spettacolo teatrale che ha dedicato a Leone. In questo libro è riuscito a raccontare meravigliosamente Sergio Leone facendoci scoprire ancora una volta come per questi grandi maestri la vita privata giochi un ruolo fondamentale nell’equilibrio e nel successo di un artista.»
Fabio Santini ripercorre le tappe principali della carriera di Sergio Leone a trent’anni dalla scomparsa (30 aprile 1989) e lo fa da un’angolazione inedita: il suo privato, attraverso i ricordi dei figli Raffaella, Francesca e Andrea, di Ennio Morricone, di attori, tecnici e artisti che hanno lavorato con lui.
Santini, che tra l’altro ha potuto lavorare sui diari di Carla Ranalli, la moglie di Leone, racconta molti episodi inediti: lo squattrinato viaggio di nozze nel maggio del 1960 in Spagna sul set del Colosso di Rodi, il primo firmato dal regista. Interpreti sono John Derek e Lea Massari e sul set non mancano gli scontri con il giovane regista deciso a farsi valere; l’incontro con Clint Eastwood a via Veneto, i due si piacciono nonostante qualche difficoltà di comunicazione, il regista non parla inglese e l’attore non sa una parola d’italiano. Il rapporto con Ennio Morricone e la diatriba sulle musiche del leggendario duello di Per un pugno di dollari. La spunta Morricone con l’appoggio di Carla. E ancora: l’ingaggio di Lee Van Cleef. Leone lo decide sull’aereo che lo sta portando ad Hollywood. Un’ora dopo la firma del contratto, «13 mila dollari, prende o lasciare» dice Leone, l’attore è sull’aereo che lo porta Roma sul set di Per qualche dollaro in più. Di film in film scorre la vita di Leone fino all’ultimo progetto: Colt. Una serie western con protagonisti Clint Eastwood e Lee Van Cleef. Due anni dopo il regista muore. Il progetto passa nelle mani dei due figli, Raffaella e Andrea oggi a capo della Leone Film Group.
E sono proprio i ricordi privati dei tre figli: Raffaella, Andrea e Francesca a chiudere il libro «Eravamo una troupe, almeno papà la pensava così. Il regista c’era, Andrea avrebbe fatto la produzione, io sarei stata la costumista, Francesca nella testa di papà era la scenografa. Aveva individuato le nostre attitudini.» dice Raffaella. Le intuizioni di Sergio si sono quasi tutte avverate, due figli nel mondo del cinema la terza, Francesca, è diventata una delle firme più prestigiose della pittura italiana. Ed è proprio lei a consegnare un ultimo ricordo di Leone. Si stava giocando una partita a Trivial in famiglia, arriva la domanda: Chi è il regista di Per un pugno di dollari?. Sergio Leone ci pensa e risponde: «So’ io…»