6 Giugno 2023
LIBRO E MOSTRA

Gianni Berengo Gardin, foto di cose mai viste

6 Giugno 2023
LIBRO E MOSTRA

Gianni Berengo Gardin, foto di cose mai viste

6 Giugno 2023
LIBRO E MOSTRA

Gianni Berengo Gardin, foto di cose mai viste

Gianni Berengo Gardin, fotografo classe 1930, è stato di recente protagonista di una mostra al Mo.Ca. di Brescia intitolata Cose mai viste. Fotografie inedite.

Dell’esposizione dei grandi ritratti che ha prodotto in 70 anni di carriera ora resta un libro con 120 immagini in bianco e nero, tutte inedite, che viene pubblicato con lo stesso titolo da Contrasto Books.

Con un attento lavoro di selezione, sono riemerse una serie di immagini “nuove”, mai viste prima; fotografie all’epoca rimaste indietro, sepolte da altre o più semplicemente trascurate in quel momento. Cose mai viste. Fotografie inedite le presenta al pubblico per la prima volta. Suddiviso in due atti – con fotografie che spaziano dall’indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio – è arricchito da un testo dello scrittore Maurizio Maggiani. Immagini che vanno dal 1954 al 2019 e che ci fanno girare il mondo con alcuni sguardi inediti sulla realtà. Dalla Svezia a Mosca con il fermo immagine della pesa pubblica al mercato, passando per l’immancabile Venezia, l’amata Parigi, un pellegrinaggio a El Rocìo in Andalusia, si arriva fino al colpo d’occhio di un gruppo di operai che fanno ginnastica collettiva nel cantiere dell’Aeroporto di Osaka nel 1993.  Un libro che conferma ancora una volta Berengo Gardin come maestro del bianco e nero che ha costruito un patrimonio visivo unico dell’Italia dal dopoguerra a oggi.

Immagine tratta da “L’occhio come mestiere”, la mostra dedicata a Gianni Berengo Gardin a Napoli, presso la storica Villa Pignatelli, fino al 9 luglio 2023.

LA MOSTRA A NAPOLI– A Napoli è invece visibile fino al 9 luglio la mostra Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere a Villa Pignatelli, che raccoglie oltre 200 fotografie tra immagini celebri, altre poco note o completamente inedite. Punto di partenza di questo viaggio visivo è Venezia, città d’elezione per Berengo Gardin che, pur non essendovi nato, si sente veneziano e dice: «I nonni erano veneziani, i bisnonni veneziani, papà venezianissimo». Venezia è il luogo in cui si forma come fotografo, grazie all’incontro con circoli fotografici come La Gondola, ed è il luogo di un continuo ritorno, dalle prime straordinarie immagini degli anni Cinquanta in cui vediamo una città intima e quasi sussurrata, molto poetica, passando per la contestazione alla Biennale del 1968 fino al celebre progetto dedicato alle Grandi Navi del 2013. Da Venezia alla Milano dell’industria, delle lotte operaie, degli intellettuali (in mostra, tra gli altri, i ritratti di Ettore Sotsass, Gio Ponti, Ugo Mulas, Dario Fo), per attraversare poi quasi tutte le regioni e le città italiane, dalla Sicilia alle risaie del vercellese, osservate nelle loro trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi. E poi i celebri reportage dai luoghi del lavoro realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e, soprattutto, Olivetti (con cui collabora per 15 anni), che lo aiutano a crearsi una coscienza sociale e, come dice nell’intervista a Margherita Guccione realizzata per la mostra al MAXXI: «Posso definirmi comunista fuori dalle righe, non tanto perché ho letto i testi importanti del comunismo, ma perché ho lavorato in fabbrica con gli operai, capivo i loro problemi». Quelli sugli ospedali psichiatrici pubblicati nel 1968 nel volume Morire di classe, realizzato insieme a Carla Cerati: immagini di denuncia e rispetto, straordinarie e terribili, che documentavano per la prima volta le condizioni all’interno degli ospedali psichiatrici in diversi istituti in tutta Italia. Curato da Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, il libro ha contribuito in modo determinante alla costituzione del movimento d’opinione che ha condotto nel 1978 all’approvazione della legge 180 per la chiusura dei manicomi. Le immagini in mostra raccontano poi i popoli e la cultura Rom, di cui Berengo Gardin ha fotografato con fiducia e curiosità i momenti intimi e quelli corali della loro vita, come le feste e le cerimonie; i tanti piccoli borghi rurali e le grandi città; i luoghi della vita quotidiana; L’Aquila colpita dal terremoto; i cantieri (tra cui anche quello del MAXXI, fotografato nel 2007); i molti incontri dell’autore con figure chiave della cultura contemporanea (Dino Buzzati, Peggy Guggenheim, Luigi Nono, Mario Soldati, solo per citarne alcuni).

A Napoli e al territorio campano, da Capri a Pompei, è dedicato il nucleo di fotografie che arricchisce l’esposizione di Villa Pignatelli, un omaggio alla città partenopea nella prestigiosa sede che dal 2010, negli spazi della Casa della fotografia, dedica mostre internazionali a riconosciuti interpreti della fotografia contemporanea e manifestazioni su temi e linguaggi dell’arte fotografica. Attraverso l’occhio di Berengo Gardin, scorci del centro storico, dai vicoli ai monumenti e alle piazze della città, si alternano a vedute dei paesaggi campani più celebri, in un racconto personale e suggestivo che si svolge tra la fine degli anni Sessanta e Novanta.

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