Fotografia architettonica, edifici, rovine, monumenti storici. L’Europa delle rovine è ricca di sorprese e il fotografo toscano Nicola Bertellotti ne ha tratto un filone molto interessante. All’inizio, oltre un decennio fa, il fotografo si era incuriosito dalle città fantasma di cui vanno a caccia tutti gli appassionati del genere. Poi l’idea di fare di queste ricerche una serie fotografica che oggi diventa un libro. Nell’opera di Nicola Bertellotti l’uomo è al centro degli scatti, sia come creatore degli spazi che vengono ritratti abbandonati, sia come occhio che sta dientro l’angolazione delle inquadrature.
Il loro vuoto sacro riecheggia in un solenne requiem che dà dignità al tempo che passa: quelli che fotografa Bertellotti sono resti di ciò che il tempo ha provato o divorato, trasformando tutto in voluttuose perle di memoria, sospese tra un passato resistente e un futuro difficile. È un delicato equilibrio dove Bertellotti trova il suo posto, come un novello arcangelo, penetrando in questi tempi hortus conclusus, e annuncia nuovi punti di vista. La sua prospettiva non è solo fotografica, ma anche letteraria. I criteri del suo lavoro provengono dai miti e dal cinema, e ogni pezzo ha un titolo o una citazione, un nome poetico dato da un surreale custode di museo.