Se un profilo Instagram ha una community, ovvero un gruppo di seguaci attivi e costantemente coinvolti, i suoi contenuti otterranno mediamente tra il 55% e l’85% di visibilità in più rispetto ad un profilo con molti follower, ma poco interattivi. E’ quanto emerge da un’indagine effettuata su oltre 50.000 profili business, ovvero utilizzati professionalmente sul social network, dal sito di analisi notjustanalyitics.com in occasione dell’uscita in libreria dell’omonimo manuale “Not Just Analytics – Instagram come non te lo hanno mai raccontato”, edito da Sperling & Kupfer (p.p. 320, 18,90€).
“La presenza di una community – spiega Yari Brugnoni, autore del volume e fondatore del sito – è l’unico modo per liberarsi dalle logiche dell’algoritmo di Instagram, che è stato più volte modificato negli ultimi due anni, stravolgendo le dinamiche che davano visibilità ad un post o ad una storia. Esiste un solo modo per cavalcare l’algoritmo e dare molta visibilità organica ai contenuti prodotti senza lasciare in mano al social network il destino di un profilo: la creazione di una cerchia di utenti che produca costantemente interazioni e con la quale si instauri un vero e proprio rapporto basato sulla fiducia”.
Instagram decide infatti a quali contenuti dare maggiore visibilità in base alle interazioni visibili, ovvero like, condivisioni e commenti e a quelle invisibili, quali i salvataggi e il tempo di permanenza. Su un social network con oltre un miliardo di profili, spiccano quelli con una forte identità, coerenza comunicativa, capacità di intrattenere, creatività e costanza nella produzione di contenuti condivisibili, utili e rilevanti per il pubblico di riferimento.
“In quest’ottica – aggiunge Brugnoni – tra i dati più importanti da tenere in considerazione per misurare la presenza e la vivacità di una community spiccano l’engagement rate, ovvero il rapporto fra interazioni e numero di follower e quello che abbiamo ribattezzato “Not just Engagement Rate”: il rapporto tra interazioni e la quantità di copertura dei post, cioè il numero di utenti unici che hanno visualizzato. I profili dotati di una community o pronti a crearla, sopravviveranno e probabilmente prospereranno in questa fase di cambiamento del social network, gli altri sono invece destinati a sparire oppure a essere reinventati”.
I segreti di Instagram, gli ultimi trend e i consigli, le azioni da non fare e gli errori da evitare sono alcune delle risposte che il libro contiene. Perché non riesco a crescere su Instagram? Come mai non aumentano le interazioni ai miei post? Come faccio a migliorare le mie vendite? Sono alcune delle domande alle quali Yari risponde. Ottenere risultati non è affatto facile: non basta avere buoni contenuti da proporre, copy persuasivi o usare gli hashtag giusti. Serve anche conoscere i meccanismi di Instagram, avere una strategia di comunicazione, interagire con la propria community. Difficile? Yari e il suo libro lo spiegano.
Il sito notjustanalytics.com, nato nel 2018, è oggi tradotto in cinque lingue, conta 4 milioni di pagine viste al mese e i membri della community su Instagram superano i 100.000, quasi interamente operatori del settore, facendone lo strumento di analisi più utilizzato in Italia.
Chi è Yari Brugnoni? Classe 1991, ha una laurea in ingegneria gestionale, 3 master in industrial management e 2 master in PNL. Originario di Varese, ha vissuto a Barcellona, Madrid, Edimburgo, Ghana (dove ha lavorato come volontario) e in Polonia. Nell’aprile del 2018, insieme all’amico di sempre Andrea Barbieri, fonda Not Just Analytics, per il quale si occupa di strategia e comunicazione social. Ha collaborato con la Repubblica e Le Iene. Questo è il suo primo libro. Not Just Analytics è la piattaforma leader in Italia per l’analisi dei profili Instagram. Partita senza investimenti, grazie alla community e al passaparola oggi viene utilizzata in tutto il mondo da oltre 5 milioni di persone.
NOT JUST ANALITICS prende vita nell’aprile 2018 per mano di Yari e Andrea, amici d’infanzia e vicini di casa, a seguito dello scandalo Cambridge Analitica, appena dopo la deposizione di Mark Zuckerberg al Senato degli Stati Uniti, ovvero quando Facebook chiude improvvisamente i rubinetti della fornitura di dati attraverso i tool autorizzati, lasciando senza strumenti del mestiere centinaia di migliaia di social media manager in tutto il mondo. Tra i tool che hanno smesso di funzionare, spicca Social Blade, utilizzato spesso da Yari che all’epoca faceva il social media manager. La necessità di analizzare i profili social e di effettuare reportistica spinge Yari a chiedere aiuto ad Andrea, sviluppatore di software, e in una notte creano la versione beta del loro tool. Not Just Analytics nasce mettendo al centro quelli che secondo i fondatori erano i punti deboli di Social Blade: la nuova creatura doveva essere facile da usare, dotata di grafici intuitivi ed esteticamente gradevole. Dati ed elaborazioni dovevano diventare alla portata di tutti, comprensibili e digeribili, ed essere effettivamente utili non solo per gli operatori del settore ma per tutti gli utenti. Il 18 aprile il sito è online. In quei mesi erano nati diversi progetti molto simili, ma Not Just Analytics si distingueva per l’immediatezza di fruizione, per la gratuità e l’assenza di registrazione, e per un piccolo ma cruciale accorgimento, ovvero la possibilità di fare uno screenshot condivisibile che raggruppava tutte le informazioni più rilevanti, evidenziando il dato più importante: l’engagement rate.
A novembre del 2018, dopo aver analizzato gli interessi degli utenti, si aggiunge un altro semplice ma determinante tassello: la dicitura “no follow/unfollow activity” con relativa quantificazione. L’algoritmo creato per identificare gli influencer dediti a questa pratica tanto detestata dalla maggior parte dei follower segna un punto di svolta, dato che in una settimana il sito passa da 300.000 pagine visualizzate mediamente in un mese ad oltre un milione. Il 15 gennaio ‘19 (15 e 19 sono i giorni di nascita rispettivamente di Andrea e Yari) nasce l’azienda e i due soci lasciano i rispettivi lavori per dedicarsi a tempo pieno alla già attivissima community e allo sviluppo di nuove funzionalità. L’arrivo della pandemia determina tuttavia una perdita del volume di affari pari al 20% nel mese di marzo 2020, ma aprile registra un +60% sul mese precedente, complice l’enorme quantità di tempo investita online da creator e utenti, ma soprattutto un post di Not Just Analytics del 21 aprile 2020 che svela il funzionamento dell’algoritmo di Instagram come frutto di mesi di analisi, elaborazione e incrocio di dati, consolidando così la sua autorevolezza e la sua presenza sul mercato in qualità di top player per quanto riguarda l’analisi delle prestazioni dei profili social.
In foto d’apertura: Yari Brugnoni e la copertina del suo libro. Nell’edizione 2021 @missmondoitalia ha fatto da apripista mondiale introducendo per prima la “prova social”. @notjustanalytics è stata chiamata per strutturare la prova e valutare l’abilità comunicativa sui social network delle partecipanti.