L’Auditorium Rai di Torino e il teatro Regio sono i due lasciti più preziosi. Carlo Mollino, architetto torinese, ha fatto parte dell’Italia della ricostruzione, muovendo i primi passi professionali dalla fine dell’era fascista al dopoguerra.
Figura chiave dello sviluppo urbanistico italiano, dal 18 gennaio è protagonista a Torino con la mostra
“L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973“, a cura di Francesco Zanot, organizzata presso Camera, la struttura polivalente che nel capoluogo piemontese ospita fotografie artistiche da tutto il mondo.
La mostra è possibile grazie alla produzione fotografica che Carlo Mollino ha raccolto in vita, in un percorso di oltre 500 immagini tratte dall’archivio del Politecnico di Torino. A partire dalle prime immagini d’architettura realizzate negli anni Trenta fino alle Polaroid degli ultimi anni della sua vita. Sulle orme del padre Eugenio, ingegnere e appassionato fotografo, l’architetto pubblicò nel 1949 Il messaggio dalla camera oscura, volume innovativo quanto fondamentale per la diffusione della cultura fotografica in Italia e la sua accettazione tra le arti maggiori.
Tra i più noti e celebrati architetti del Novecento, Carlo Mollino ha da sempre riservato alla fotografia un ruolo privilegiato, utilizzandola sia come mezzo espressivo, sia come fondamentale strumento di documentazione e archiviazione del proprio lavoro e del proprio quotidiano.
Tutti i materiali in mostra provengono dalle collezioni del Fondo Carlo Mollino, Archivi della Biblioteca “Roberto Gabetti”, Politecnico di Torino.
Foto d’apertura: Carlo Mollino – Senza titolo, 1956-62