In America c’è stato il concerto con Bruce Springsteen e Jon Bon Jovi, a Liverpool il pellegrinaggio dei fan nei luoghi storici dei Beatles. Per gli 80 anni di Paul McCartney le celebrazioni fioccano in tutto il mondo. A Milano, il giorno esatto della festa del musicista più famoso del mondo, il 18 giugno, c’è stata la presentazione del libro a lui dedicato alla libreria Hoepli. Il volume si chiama “LA GRANDE STORIA DI PAUL McCARTNEY” (Hoepli Editore) e per l’occasione allo stesso tavolo abbiamo visto i tre autori dialogare col pubblico accorso, Michelangelo Iossa, Carmine Aymone e Riccardo Russino. Introdotti dal curatore della collana editoriale musicale della casa editrice, Ezio Guaitamacchi, i tre hanno voluto raccontare il Beatle, il band-leader dei Wings e il ‘solo artist’ di maggior successo dell’intera storia della musica.
Carmine Aymone ha detto di essersi occupato della fase iniziale della vita di Paul per il libro (acquistabile qui): “Dai luoghi d’infanzia – ha raccontato – che siamo andati a visitare fino al periodo di Amburgo, a caccia di memorabilia e segni tangibili del passaggio dei Beatles nella città tedesca nei primi anni 60. Il mio compito è stato ricostruire storie ed evidenze della grandezza di questo musicista che aveva all’epoca un solo rivale, in quanto a composizione e genialità: Brian Wilson dei Beach Boys”.
Per la parte sperimentale e leggendaria del repertorio beatlesiano, i capitoli del libro sono stati affidati all’autentico storico italiano del gruppo di Liverpool, Michelangelo Iossa: “Quando a metà dei favolosi anni 60 decisero di smettere di fare concerti, i Beatles avevano piegato il mercato discografico a loro piacimento. Erano loro che dettavano le regole e avevano già raggiunto status di miti. In un mondo, è il caso di dire, che non era abituato alle rockstar parlanti e pensanti. Non c’era un vero giornalismo musicale, non c’era stato un fenomeno simile prima di loro”.
Riccardo Russino, autore e collezionista, si è invece occupato della fase solista di Macca, quella che va dal 1970 in poi. “Molti pensano che sia stato John Lennon a sperimentare di più, basandosi sul ricordo di dischi molto difficili e incomprensibili oltre la celeberrima ‘Imagine‘. E invece per noi è proprio McCartney quello ad aver innovato di più nella forma canzone, con un calcolo che abbiamo compilato di più di 50 strumenti suonati nelle incisioni e tanti dischi solisti da vero gigante della musica”.

La seconda tappa della giornata lombarda dei fan dei Beatles si è svolta con Rolando Gianmbelli nella sede simbolo dei Beatlesiani d’Italia Associati, il museo dei Fab Four a Brescia.