L’appuntamento è on line venerdì 28 maggio 2021 alle 18.30 sulla pagina FaceBook di Aboca Edizioni, che è in libreria da oggi con il romanzo Erba matta di Laura Bosio, presentata da Laura Pezzino. E noi intanto abbiamo un’anteprima con la scrittrice.
Ci vuole talento per apprezzare le erbacce che crescono nelle crepe dei marciapiedi negli interstizi tra le case nei luoghi abbandonati. Ci vuole talento e sensibiltà per intrecciare le erbacce con la storia di una generazione che cresce come le piante, un po’ dritte e un po’ contorte seguendo il sole o spazzate dal vento. La protagonista in prima persona di Erba matta è una che non sta nelle aiuole, che balza in bicicletta e s’allontana dai luoghi comuni, che al ginnasio finisce nella sezione dei pluriripetenti, degli sfigati e di qualche erbaccia come lei, pronta a deragliare e del resto i tempi they are a-changin’… La militanza s’accompagna ai disegni di piante e erbe, su fogli di carta liscia con la matita dalla punta morbida, “colorate” rigorosamente in bianco e nero; così come alla passione per il cinema alle discussioni filosofiche agli slogan politici.
“Diamo l’assalto al cielo” , e chi più dell’edera che scala i muri cercando l’alto, più delle radici che premono sotto l’asfalto per salire al chiaro?
I tempi cambiano – rimettiamoci la maglia – perché crescere è difficile, con l’urgenza di coltivare quell’anima vagabonda, mentre la realtà preme assieme all’età adulta. “… la vita io l’ho sempre un po’ sognata, e non importa se ero sveglia o addormentata…” .
«Questo lo dice il personaggio, però io stessa sono un personaggio che tende a aumentare, a aggiustare la realtà», dice Laura Bosio. Scrittrice di lungo corso, pluripremiata, ha accettato l’invito di Antonio Riccardi, direttore editoriale di Aboca Edizioni, di entrare nel Bosco degli scrittori, dove i narratori “piantano” il loro libro-albero (tra quelli già usciti: Carmine Abate, Luca Doninelli, Giuseppe Lupo, Federica Manzon, Antonio Moresco, Ferruccio Parazzoli…).
Vuoi dire che hai scritto un’autobiografia vegetale? Azzardo la domanda che non si fa mai.
«Amos Oz ha detto: – anche se scrivessi una storia su Madre Teresa di Calcutta parlerei di me – E vale anche viceversa. Non è che non sia io, ma è anche un io immaginario che vive in una geografia immaginaria. L’attrazione per le erbacce ce l’ho davvero, quanto al disegno… in terza media ho rischiato di essere rimandata».
E tutta la sapienza botanica sciorinata in 174 pagine (oltre a quella culturale che già conosciamo)?
«I personaggi ti prendono la mano, si prendono i loro spazi e mi sono accorta che la mia protagonista è più colta di me. Però io sono una brava ricercatrice ed è quello che ho fatto: ricerca».
Al di là della finzione c’è sempre la realtà, quella di oggi: le mascherine, la distanza, i migranti nelle periferie, il Bosco verticale. La seconda parte della storia deve qualcosa alla tua esperienza come preside della Penny Whirton, la scuola “senza muri” che insegna l’italiano ai migranti?
«Mi ha messo in contatto con il mondo così com’è, con i sogni e le speranze di persone che vogliono imparare una lingua perché scommettono sul nostro Paese per trovare un futuro possibile. È un bel metro di realtà e mi ha costretto a guardare le cose dal basso».
Come lo sguardo di Nicola, il ragazzino che accompagna la protagonista adulta in certi vagabondaggi?
«Sì, è così. Se guardi dal basso tutto prende un’altra prospettiva. Entri in contatto con un mondo più variegato, non sempre felice, ma ostinatamente vitale ».
Come le erbacce.
Testo a cura di Silvia Bergero