Non è solo il primo album di Halloween dei Duran Duran: “Danse Macabre” è il primo tentativo da parte di un nome della musica pop globale di dare un senso di divertimento alla serata musicale più stravagante dell’anno. Al posto del solito, spesso melenso, album natalizio, il gruppo inglese ha scelto un tema più oscuro. Atteso da mesi dai fan della band per la presenza (confermata dai crediti del disco) dei due ex chitarristi (Andy Taylor e Warren Cuccurullo), “Danse Macabre” è come dice il cantante Simon Le Bon “un pretesto per divertirsi”.

E in effetti se non si conosce fino in fondo lo spirito con cui gli anglo-sassoni affrontano il 31 ottobre, non si riesce ad assaporare appieno il gusto con cui il disco (13 tracce) è stato concepito. C’è il ripescaggio di alcuni episodi degli anni 80 della discografia della band (“Night Boat” e “Lonely in your Nightmere”) che suona volutamente esagerato. Il timbro teatrale di Le Bon si sposa bene con l’affogato elettronico preparato dal tastierista Nick Rhodes, che voleva celebrare “la gioia e la follia di Halloween, la tentazione di utilizzare gloriose immagini gotiche accompagnate da un’oscura colonna sonora di horror e umorismo era semplicemente irresistibile”.
L’idea di fare il disco più veloce della loro storia dai tempi di “Rio” (1982) è venuta dopo un concerto a Las Vegas nel 2022 quando la band in un piccolo locale si è presentata mascherata e con una setlist a tema che ha sorpreso i presenti. Alcuni di quei brani (“Spellbound”, “Psycho Killer”, “Paint It Black”) tornano nell’album ripuliti e corretti. Con un missaggio spettacolare a opera di Bob Clearmountain (mago del suono per Bruce Springsteen, Rolling Stones, Bryan Adams) il disco suona davvero omogeneo e vivace, non necessariamente macabro come suggerisce il titolo. Nella prova degli inediti, i quattro Duran si alleano col fido Mr Hudson in “Danse Macabre” e l’altro produttore storico Nile Rodgers nella più ordinaria “Black Moonlight”. Se divertimento deve esserci, meglio condirlo anche con un momento di riflessione. E questa arriva da “Confession in the Afterlife”, un colpo di coda che riporta agli esperimenti più oscuri del gruppo in crescita negli anni 80, tra Arcadia e “Notorious” per intenderci.

“Nei Duran Duran, cerchiamo la luce nell’oscurità e l’oscurità nella luce”, dicono presentando il progetto che è già posizionato bene nelle classifiche di vendita. Opera insperata, visto che il precedente pastiche di cover (“Thank You”, 1995) è ancora trattato male da chi se lo ricorda. Ma più che il perdono, i Duran vanno in cerca dello spirito giusto. E su questo “Danse Macabre” l’hanno ritrovato: divertirsi con gli amici, anche a costo di esagerare col trucco. Proprio come ai vecchi tempi.