In un arco temporale lungo ben sette anni, Vanessa Roth ha documentato il percorso di crescita, formativo ed umano, di Shilpa (che ha anche descritto la sua esperienza nella scuola nel suo libro “La figlia del domatore di elefanti” distribuito in questi giorni in America e in India), Karthika, Manjula, Preetha e Thenmozhi, cinque ragazze che a Shanti Bhavan hanno studiato o studiano ancora. Cinque testimonianze dirette che raccontano, senza filtri e orpelli, il doloroso distacco dalle famiglie di origine, i metodi di insegnamento della scuola, il lavoro incessante del personale, degli insegnanti e dei volontari. L’obiettivo comune di tutti è finalizzato a fare in modo che i “figli” della scuola, una volta istruiti e professionalmente realizzati, possano aiutare economicamente le loro famiglie e la comunità di appartenenza, rompendo il circolo vizioso della povertà. “La missione di Shanti Bhavan è allontanare i ragazzi dalla povertà in modo da spezzare il destino in cui sono intrappolati i loro genitori” il commento di Ajit George, il Direttore operativo della scuola, figlio del fondatore. A Shanti Bhavan le cose funzionano davvero, i sogni non sono confinati alla durata di un film con il lieto fine o di una canzone strappalacrime, ma diventano davvero realtà.
Il successo del programma scolastico è attestato dai numeri: il 98% dei ragazzi si laurea poi al college e il 97% trova un lavoro a tempo pieno. Il prossimo 9 novembre, presso il The Bowery Hotel di New York, Shanti Bhavan terrà un Galà per celebrare non solo l’anniversario dei 20 anni della fondazione e l’uscita della docu-serie, ma anche per raccogliere fondi finalizzati alla costruzione di una seconda scuola in India. E così di giorno in giorno a Shanti Bhavan il miracolo della vita si rinnova in attesa di un futuro che non fa più paura.