Istruttore di Bodybuilding & Fitness, personal trainer, consulente nutrizionale, professionista di bodybuilding. Niccolò Meoni è all’apice della sua carriera (finora) e a 24 anni può dire di aver collezionato un anno da record. Nella stagione 2020, la più difficile per i professionisti del suo sport, con tutte le restrizioni e limtazioni, è riuscito in una impresa ineguagliata: un palmares da invidia che conferma la sua fama di “king” (come scherzosamente lo chiamano gli amici) e lascia ben sperare per questo atleta italiano che si sta facendo strada nel mondo nel 2021.
Nel 2020 Niccolò è diventato campione italiano 3 volte in 3 diverse Federazioni, si è qualificato per i campionati italiani quest’anno, qualificato per il campionato europeo, qualificato per il Mr Universe di Las Vegas a giugno 2021 e per il campionato del mondo in Korea del Sud a novembre. Si è poi laureato campione del titolo Mr Olimpia ProDivision.
Niccolò hai parlato molto dei tuoi traguardi sui media. Ma perché fai quello che fai?
Un fisico ben costruito è uno status symbol. Riflette ciò per cui hai lavorato duramente, nessun denaro può comprarlo, non puoi prenderlo in prestito, non puoi ereditarlo, non puoi rubarlo. Non puoi mantenerlo senza un lavoro costante. Mostra disciplina, mostra rispetto di sé, mostra pazienza, etica del lavoro e passione. Ecco perché faccio quello che faccio.
Che anno è stato per te con tutti questi successi?
Un anno di molto sacrificio, con le conseguenze del lockdown e la tenuta del fisico che non sono cose prevedibili. Per fortuna mi sono allenato a casa, a Prato, in Toscana e per sette mesi non ho perso il focus, fino ad arrivare alla qualificazione a novembre 2020 per il prossimo Mr Olympia. Credo di essere un esempio di come si fa a non fermarsi, anche in pandemia e tenere sempre un allenamento rigoroso, per tutto il corpo alla stessa maniera senza trascurare nulla.
Adesso che vita conduci?
Ho 24 anni appena compiuti, ho finito la mia stagione agonistica a inizio novembre 2020, e sono in off season che vuol dire che non mi sto allenando perché nel nostro mondo ci sono anche altri tipi di preparazione. Sono tutto dedito all’alimentazione per tenere il fisico. Sono relativamente nuovo a questo mondo, prima praticavo solo basket e calcio, da 5 anni faccio gare.
Raccontaci la vita di quanto sei sotto pressione per le gare.
Ci sono ristrettezze anche psichiche derivate da tante rinunce. In questo mondo, chi vive di questa disciplina quando è fuori gara non puoi sgarrare per non mandare in polvere quello che hai accumulato. Si può crescere muscolarmente anche dopo le gare, il fisico con l’alimentazione giusta cresce bene. Credo che la vita non cambi molto prima e dopo la gara, almeno per quanto riguarda la giusta attitudine alla vita.
Una tua caratteristica fisica degna di nota?
Ho gli attrezzi a casa, e con il cibo e l’allenamento riesco a curare tanti dettagli e particolari con gli esercizi giusti. Ora peso 89 kg e sono alto 1,85, tengo alla mia V shape e alla simmetria. La natura mi ha dato gambe grosse, da piccolo andavo a camminare molto con mio padre e credo di aver ereditato questa caratteristica. Ho fatto un lavoro scrupoloso per riportare le simmetrie. Nel bodybuilding c’è una componente genetica, una base da cui poter partire. Poi c’è la conoscenza del corpo che fa molto: polpacci e bicipiti essendo muscoli più piccoli vanno lavorati in maniera diversa rispetto a muscoli grandi come pettorali, dorsali e gambe.
Un campione riconosce anche i suoi punti deboli. Nel tuo caso?
Il tanning in gara offre lucidità necessaria e anche le luci sul palco aiutano a evidenziare i dettagli belli. Devo lavorare bene i dorsali perché so che non sono maestosi. Se faccio una cosa la faccio con disciplina, a 17 anni ho iniziato e mi sono appassionato sempre di più. Le mie rinunce sono legate alla vita sociale, i ristoranti, le uscite a cena. Riconosco che quando sono sotto pressione sono più vulnerabile, perché le cellule nervose sono stanche. Però ripeto anche ai miei allievi: chi osa di più e chi è più disposto ad andare oltre nella dieta sarà un passo avanti rispetto agli altri.
Cosa hai imparato nel tuo mestiere che prima non sapevi?
Gli altri anni in gara arrivavo agli 86 chili, il peso varia e non vince chi è più pesante. Dipende tutto dalla separazione muscolare. Quando sei sul palco quello che conta è mostrare le separazioni, anche senza volume enorme. Bisogna ci sia qualità, come tutte le cose. Sono anche convinto che la passione non basti per una strada come la mia. Bisogna avere concentrazione e forza, specie negli ultimi giorni prima delle gare. E poi fondamentale è la conoscenza di sé: bisogna conoscere il proprio corpo.
Sei seguitissimo sui social media e traspare anche una certa ambizione da quello che pubblichi.
La sensazione di vittoria può essere unica, ma non sempre chi vince viene ripagato, questo è uno sport che ti mette alla prova. Sono contento ma mai troppo contento, voglio fare sempre fare di più. Ma non è un lamento, non fraintendermi, cerco di essere migliore in quello che faccio.
Come ti immagini tra 10 anni?
La certezza è che sono e voglio restare un atleta pulito, seguo i canoni dei naturali, senza dopanti. Voglio progredire col fisico che ho e continuare a fare successo e portare mio nome avanti. Riconosco che questa è una disciplina che può tentare molto, la spettacolarità del fisico amplificato può illuderti ma poi la vita è anche al di fuori dalla palestra. In Italia ci stiamo evolvendo da questo punto di vista e la salute e la corretta alimentazione sono parte di questo stile di vita che non è solo il trionfo sul palco. Bisogna anziututto essere in salute.
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