Rappresentare in teatro la fine di un uomo, scelta coraggiosa e foriera di turbolenze, soprattutto interiori. Al Teatro Franco Parenti da domani, 5 marzo 2019, va in scena un testo di Laurent Mauvignier, uno degli autori più acclamati di Francia, “Storia di un oblio“, dalla traduzione di Yasmina Melaouah (Feltrinelli) per la regia di Roberto Andò, con Vincenzo Pirrotta sul palco.
La produzione del teatro stabile di Catania prevede la scena di un uomo che entra in un supermercato all’interno di un grande centro commerciale di una città francese. Ruba una lattina di birra e viene bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo ammazzano di botte. Questo scarno fatto di cronaca è raccontato da Laurent Mauvignier in un lungo racconto, una sola frase che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo. Teso quasi allo spasimo nel resoconto minuzioso di una morte assurda, il flusso di parole raduna impercettibilmente tutti i temi cari a Mauvignier. E torna così il suo sguardo purissimo su un universo di “umili” che la scrittura rigorosissima accoglie senza una briciola di retorica, senza un’ombra di furbizia.
“Due anni fa ho letto il testo di Laurent Mauvignier – dice il regista Roberto Andò – e ho pensato subito che era scritto in una lingua vocata al teatro. Storia di un oblio è un canto a più voci, ma è concepito per una sola voce. Un canto che Vincenzo Pirrotta intona a nome di ognuno di noi, conducendoci in quella zona dolorosa e opaca in cui ogni essere umano è destinato a sparire e a essere dimenticato. La scrittura di Mauvigner circoscrive luoghi indicibili dell’esperienza, quei luoghi della memoria o della coscienza che resistono alle parole. A questa resistenza Mauvignier contrappone l’esattezza della parola, il suo potere evocativo e catartico”.
Al regista intriga il testo perché “dopotutto il teatro è da sempre racconto di una esperienza, anche della più oscura e irraccontabile, come appunto è oscura e irraccontabile l’incongrua uccisione di un uomo da parte di quattro vigilanti e il tentativo di restituirle un senso da parte di chi resta. La parola di Mauvignier sfida l’indulgenza dell’autocoscienza e la retorica sentimentalistica della cronaca a buon mercato, riuscendo a dar voce alla sofferenza e alla solitudine che segna la vita delle persone.”
“Quel che io chiamo oblio” è il titolo originale di questo lungo monologo (una cinquantina di pagine) scritto in un’unica frase, senza un vero inizio, senza una vera fine, senza punteggiatura ma con una prosa perfetta che in un crescendo emozionante risveglia in noi sentimenti di pietà e indignazione. Messo in scena nel 2012 al Teatro della Comédie-Française, “Quel che io chiamo oblio” diviene per la prima volta spettacolo anche in Italia, prodotto dal Teatro Stabile di Catania. A dare voce al testo un attore di rara sensibilità e potenza come Vincenzo Pirrotta, con costumi di Riccardo Cappello, luci di Salvo Costa e assistente di regia Luca Bargagna.
Teatro Franco Parenti – Via Pier Lombardo 14 – 20135 Milano
fino a domenica 10 marzo Biglietteria on line
www.teatrofrancoparenti.it