“L’oro verde” di Roma antica erano gli olivi di Venafro. Piante millenarie quelle che si trovano nel Parco degli Olivi di Venafro in Molise, nella zona di confine tra Lazio e Campania.
Il Parco Regionale dell’Olivo di Venafro è la prima area protetta dedicata all’olivo, unica nel suo genere nel Mediterraneo. La sua istituzione intende promuovere e conservare l’olivicoltura tradizionale che a Venafro ebbe fasti e splendori, tanto che i Romani ritenevano l’olio prodotto in loco il più pregiato del mondo antico. Nessun luogo al mondo coltivato ad olivo, infatti, può vantare simili tradizioni e citazioni letterarie. Il Parco è anche occasione di riscatto per un territorio penalizzato negli ultimi decenni dall’incuria e dall’abbandono, a dispetto delle sue qualità paesaggistiche, naturalistiche e storiche.
Il territorio del Parco Regionale è stato inserito nel prestigioso Registro Nazionale dei Paesaggi rurali storici.
Per visitare la cittadina molisana in maniera completa, il percorso può iniziare dal Castello medievale. Dopo la visita d’obbligo al maniero che ospita pregiati affreschi a grandezza naturale del cavalli del Conte Enrico Pandone ed una pinacoteca nazionale, e dal quale si gode la vista sul Parco, si arriva il Museo Winterline dedicato agli eventi dell’ultimo conflitto mondiale. Si raggiunge, dopo pochi metri, la Chiesa dell’Annunziata, il più bell’edificio di culto barocco del Molise, per poi infilarsi, dalla omonima piazzetta, nella strettissima via della” portella”, oltre la quale si apre lo scenario naturale del Parco. Si imbocca un facile sentiero, sostenuto nel suo primissimo tratto da mura poligonali. Si prosegue a mezza costa sulle pendici di Monte Santa Croce, tra olivi secolari e terrazzamenti ancora conservati, per arrivare in prossimità della Cattedrale di Venafro. Qui si può visitare il Giardino degli Olivi patriarchi d’Italia, che raccoglie venti essenze, gemelle degli olivi più vetusti d’Italia, una per Regione. Il percorso termina presso la Cattedrale, ma può prolungarsi fino alla Sede del Parco, ove è possibile visitare la mostra dedicata al paesaggio rurale storico del Parco. Il percorso può essere integrato con la visita al Teatro romano e al Museo archeologico di Venafro.
ULIVI – Nessun luogo al mondo, coltivato a olivo, ha più tradizioni ed è più citato dalle fonti antiche, del territorio pedemontano di Venafro.
La montagna alle cui falde si adagia Venafro, su uno dei suoi coni detritici, è chiamata Santa Croce. Altra denominazione è quella di Monte Cerino, che origina probabilmente da Hercule Curinus, il cui culto era importante tra i Sanniti. La sagoma irrequieta di questa montagna sembra riprodurre, per chi giunge a Venafro da oriente, lo stesso profilo della città, stante la rocca della croce per il Castello e la Torricella per i campanili del centro storico.
Santa Croce è ricca di emergenze storiche, naturalistiche e geologiche.
Il paesaggio olivicolo, sebbene in parte compromesso, caratterizza le pendici di M.te Corno e S. Croce. Importante è la presenza di cultivar uniche come l’Aurina, varietà autoctona e propria di Venafro, identificabile con l’ antica “Licinia” dei Romani ed altre varietà antiche tra cui la Pallante, l’Olivastro breve, l’Olivastro dritto, la Rotondella, la Rossuola, l’Olivastrello, l’Olivo “maschio”, il Gragnaro, la Lagrimella.
Questa elevata biodiversità colturale, indice di valore naturalistico, trovava giustificazione nella maggior versatilità dell’ oliveto agli agenti atmosferici, il che equivaleva ad avere un prodotto sempre costante in quantità, a seconda delle annate e della fruttificazione delle varie specie di ulivo.
La rilevazione per la classificazione del parco ha riguardato 166 olivi di grandi dimensioni presenti nel territorio. C’è qui un valore ecologico, valore storico e culturale, valore paesaggistico.
L’accesso al parco è libero, tuttavia per visite guidate info: www.venafroturismo.it – Cell. 3273562703