La Sardegna, la seconda isola più grande del Mar Mediterraneo, custodisce un patrimonio archeologico davvero senza uguali in Europa. Anzitutto perché le rovine visitabili sono inserite in una varietà paesaggistica raramente riscontrabile altrove. Con una superficie di oltre 20.000 km2 e quasi 2.000 km di costa, la Sardegna vanta le celebri spiagge ma anche l’entroterra affascina ivisitatori 365 giorni all’anno con le sue grotte e gole che ricordanoil Far West, verdi foreste, pianure lussureggianti, campi di fiori daicolori vivaci e altopiani su cui cavalcano liberi i cavalli selvaggi.
Gli abitanti dell’isola sono unaparte fondamentale dell’anima sarda, la cui cultura ha assimilato l’influenza di tutti i popoli che nelcorso dei secoli si sono insediati lungo le coste della Sardegna o nel suo entroterra più riparato.
Innumerevoli tesori archeologici,come i mitici nuraghi, risalenti a più di 3000 anni fa e riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, testimoniano i vari capitoli dell’interessante storia della Sardegna.
Usanze, tradizioni e mestieri sopravvivono sull’isola da secoli o addirittura da millenni, e diventano vivi ed evidenti durante i festeggiamenti del Carnevale o dei Santi Patroni.
ARCHEOLOGIA
Il ricco patrimonio archeologico della Sardegna testimonia la presenza dell’uomo nell’isola nelle diverse epoche preistoriche. La peculiare posizione della Sardegna nel Mediterraneo occidentale ha fatto sì che l’isola avesse una storia dai caratteri unici: dove termina la costa e inizia il mare la geografia segna una barrierache definisce un’identità.
Un’identità dalle origini antichissime che, grazie ai moderni studi, appare come un quadro assai articolato che affonda le basi nella preistoria. Le più antiche manifestazioni della presenza dell’uomo in Sardegna risalgono al Paleolitico, come dimostrano gli strumenti in selce rinvenuti inizialmente nelle aree di Anglona , Sa Coade sa Multa e Sa Pedrosa-Pantallinu e, successivamente, anche in altre parti del territorio. Furono diverse le popolazioni che s’insediarono sull’isola tra il Neolitico el’Età del Bronzo ma tra le popolazioni più celebri adabitare i suggestivi panorami dell’isola vi fu la civiltà nuragiche, che abitò Dolmen, menhir, tombe di giganti, pozzi sacri, case delle fate: il profilo misterioso della Sardegna si compone di paesaggi archeologici unici al mondo.
La Sardegna tra il 1600 e il 600a.C.
Per scoprire le leggende che circondano i nuraghi – monumentali strutture circolari in pietra composte da una o più torri il cui preciso scopo rimane avvolto dal mistero – oggi è possibile visitare diversi affascinanti complessi archeologi. L’Isola custodisce più di 7.000 costruzioni risalenti alla civiltà nuragica e sopravvissute fino ai giorni nostri.
Domus de Janas: Le “Casedelle fate”
Queste tombe scavate nella roccia risalgono al Neolotico 5000 anni fa. La leggenda popolare le crede piccole casedi creature fatate con ilcompito di vegliare sui più piccini. Sul territorio se necontano almeno 2500 epossono trovarsi in posizioneisolata o far parte di necropoli.
La Domus de Janas di Sedini, in provincia di Sassari, sitrova all’interno del paese, rendendola unica nel suogenere. La sua funzione èmutata molteplici volte nel tempo: fu un sepolcro del IV eIII secolo, un’abitazione e unaprigione nel Medioevo, nell’800 divenne cava per l’estrazione del materiale edile, ricovero per animali, negozio e sede di un partito.
Oggi giorno è Museo Domus, dedicato alla tradizione etnografica di Sedini.
La Necropoli di Genna Salixi, nei dintorni di Villa Sant’Antonio, è un sito prenuragico composto da 14 Domus de Janas. Il sito rappresenta l’importanza attribuita al culto dei morti dai primi abitanti della Sardegna. Oltre a nicchie scavate nel pavimento e piccole mensole per le offerte è possibile osservare anche un sistema di canalizzazione per contrastare eventuali infiltrazioni.
Altre 13 case fatate compongono la sorprendente necropoli di Is Loccis Santus, a Sud dell’Isola. La planimetria di questi edifici ricorda un fiore con i petali e dintorno sono posti alcuni menhir. Oltre al fascino delle costruzioni, il sito gode di un panorama unico dall’Isola di Sant’Antioco fino a Capo Teulada. Numerosi repertiprovenienti dalla Necropoli diIs Loccis Santus sono, inoltre,esposti al Museo Villa Sulcis di Carbonia come la celebre Collezione Doneddu, composta da ceramiche decorate con materiali di diverso colore.
Testimonianze del periodo Neolitico (tra il 6000 e il 2800 a.C.)
Fu un’era di grandi trasformazioni, visibili indiverse zone dell’Isola. Uno dei più grandiosi dolmen del Mediterraneo, Sa Coveccada, si trova a Mores. Luogo di passaggio di popoli, celebre per la generosa naturae, è situato nella parte centro settentrionale della Regione. Il monumento si trova in posizione isolata, al centro di un tavolato di origine vulcanica. Il megalite si estende per 5metri in lunghezza e 2,70 metri in altezza, con nicchie che anticamente venivano utilizzate per le offerte.
Nella parte centro-orientale dell’Isola sorge uno dei siti prenuragici più rilevanti della Sardegna. Il Parco di Pranu Muttedu si estende per 2.000metri quadri e si trovaimmerso in lussureggiantiquerce da sughero e macchiamediterranea. Una delle piùsuggestive e importanti aree funerarie della Regione che sorge su una piattaforma arenacea e scistosa: a nord si trova la necropoli, a sud sono situati i sepolcreti di Pranu Muttedu e Nuraxeddu, circondati da circa 60 menhir sistemati a coppie.
Civilta Nuragica
Lo studio dei nuraghi prendeil via nel 1865, quando un pastore locale si avventurò, nonostante le superstizioni, nell’area che ospita quello che oggi conosciamo come il Santuario di Abini. Un sito fondamentale per comprendere la religiosità degli antichi popoli nuragici.
Sorge a poca distanza da Teti e l’assenza di strutture difensive così come la quantità di preziosi oggetti votivi rinvenuti lasciano ipotizzare si trattasse di un luogo di sacralità per le tribù protosarde.
Il Complesso Nuragico Su Nuraxi, tra i più celebri della regione, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997. Si tratta di un antico centro, datato al 1500 a.C. circa, e uno dei siti più imponenti della Sardegna. L’origine è tuttora misteriosa: centro abitato, religioso o sepolcrale?
Il Complesso di Palmavera si trova invece vicino alla graziosa città di Alghero ed è composto da un corpo centrale con due torri, un antemurale e un villaggio di circa 50 capanne costruiti in pietre calcaree e arenarie. L’area archeologica -probabilmente abitata sin dal 3000 a.C. – comprende un nuraghe complesso, un esteso villaggio e una grande tomba dei giganti.
Con più di 2000 anni di storia, Tharros – cittadina della penisola del Sinis – fu occupata ininterrottamente tra l’VIII sec a.C. e l’XI sec a.C. dai nuragici ai bizantini, dai romani ai fenici, tutti lasciarono tracce dei propri usie costumi in questo affascinante complesso archeologico.
Una delle più importanti scoperte archeologiche del XX secolo avvenuta in Sardegna, nel 1974, restituì un complesso scultoreo dei Giganti di Mont’e Prama: sculture nuragiche che, spezzate in numerosi frammenti, sono state trovate casualmente in un campo. Ricomposti sono 28 colossi di pietra risalenti a 3.000 anni fa. Oggi si ritiene che alludano forse a una dimensione sovrumana, intuibile dai lineamenti dei volti. Le statue ricostruite sono attualmente visibili in due poli espositivi, il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, in cui si offre lalettura delle statue all’interno del disegno complessivodell’archeologia sarda emediterranea, e il Museo Civico di Cabras, in cui vengono approfonditi il contesto della scoperta, il luogo e le condizioni di rinvenimento.
I Fenici in Sardegna
I primi segni della presenza fenicia in Sardegna risalgono al XII a.C.. È proprio con l’arrivo dei Fenici che la civiltà nuragica entra in contatto con il modello urbano già instauratosi nel bacino Mediterraneo. Alcuni furono importanti centri, conquistati anche da Cartagine, in cui si formò una cultura sardo-punica. Nel 750 a.C. i Fenici fondarono una città sul Monte Sirai, che domina uno straordinario paesaggio nei pressi di Carbonia. Oggi è possibile ammirare alcuni resti dell’acropoli che comprendono abitazioni, una parte della cinta muraria e il Tofat, la necropoli dei bambini. Approfondimenti presso il Museo Villa Sulcis o il Museo Archeologico di Cagliari.
Un’altra città fenicia, Sant’Antioco, si trova nell’estremo sud dell’isola e si chiama Sulki, fondata nel 770 a.C., meglio conosciuta come Sulci. È possibile ammirare l’imponente necropoli punica, lasciata dai Cartaginesi, e il Tofet. Il Museo Archeologico Ferruccio Barreca a Sant’Antioco, inoltre, dedica una sezione ai reperti di Sulci in un percorso tra utensili di uso quotidiano, anfore, gioiellie maschere.
Nella parte centrale dell’Isola, nel comune di Bolotona, sitrovano le vestigia di una fortificazione punica: Mularza Noa. Fu eretta dai Cartaginesi sulla base di un insediamento nuragico preesistente.
La Sardegna degli Antichi Romani
Tracce romane sono dislocate su tutto il territorio sardo, la dominazione ha lasciato in eredità intere città, anfiteatri, sontuose ville e stabilimenti termali che offrono ai visitatori scenari indimenticabili. Nel capoluogo, Cagliari, una visita all’Anfiteatro Romano del I-II a.C. vale l’intero viaggio. La struttura fu scavata direttamente nella roccia e poteva ospitare fino a 10.000 spettatori. A breve distanza dall’Anfiteatro si trova poi Villa di Tigellio, un complesso termale con tre abitazioni, di cui sono visibili alcune parti degli affreschi e dei mosaici a pavimento. A Villa speciosa, in località San Cromazio, a nord di Cagliari, ha sede il sito di San Cromazio con il più grande mosaico policromo pavimentale finora ritrovato in Sardegna.
Porto Torres (estremità nord vicino alla punta dell’Asinara sopra Sassari) si sviluppa su una città romana fondata da Giulio Cesare nel 46 a.C. . Il Parco Archeologico di Turris Libisonis è un imponente sito che conserva dettagli di pregio e si trova al centro del Golfo dell’Asinara, posizione che favorì il prosperare dell’insediamento. Il perimetro della città permette di ammirare tratti di mura di cinta, e altrove lo sguardo si posa su necropoli, terme, antiche abitazioni, catacombe e un acquedotto. Nella Domus sono visibili, inoltre, il Mosaico di Orfeo e ponteromando del Rio Mannu.
Nell’incantevole Baia di Porto Conte, ad Alghero, i romani eressero una sfarzosa villa composta da ben 49 ambienti. Recenti scavi ne hanno riportato alla luce alcuni reperti, mentre al Museo Archeologico Nazionale di Sassari sono conservati decorazioni e mosaici. Panorami sul mare accompagnano la visita al Ponte Romano di Alghero, che subì alcune modifiche in epoca medioevale e oggi è percorribile a piedi fino all’estremità della struttura da cui si gode di uno scenario impareggiabile.
Fotoservizio di Ettore Cavalli concesso dall’ente del turismo di Sardegna
Per info culturali qui