A due anni dall’apertura, la Citta del Vino di Bordeaux in Francia è stata vista da oltre un mmilione di persone.
L’attrazione nella capitale dei vini pregiati francesi è stata dunque una buona intuizione istituzionale, complice le nuove tratte dei voli economici da tutta Europa. Circa 180 nazionalità possono dire di essere rappresentate tra i visitatori di questo museo-tempio all’enologia, che si inserisce in un tessuto interessante e naturalmente intatto. Oltre che rappresentare di per sè un’idea di architettura innovativa e bella da vedere.
A Bordeaux sta quindi succedendo quello che è successo a Bilbao in Spagna: città periferiche e non troppo battute prima dell’apertura di musei avveniristici.
La Città del Vino si estende su 13.350 m² ripartiti su 10 livelli tra la il nucleo e la torre. La facciata è fatta di vetro serigrafato: così Anouk Legendre e Nicolas Desmazières, gli architetti di XTU, hanno voluto riprendere e omaggiare la natura liquida del vino, un concetto che si riflette anche nelle scelte interne.
La rotondità della forma esterna offre una sensazione di movimento e la volta in legno del nucleo centrale ricorda il telaio di una barca. L’impatto ambientale dell’edificio è controllato
Venire qui signigica intraprendere un’avventura immersiva e sensoriale scoperta di culture e civiltà del vino. Attraverso oltre 3.000 m² di percorso gratuito, quasi 20 aree tematiche interattive invitano a viaggiare per un’esperienza unica nel tempo e nello spazio per incontrare il vino “patrimonio”.
Il tour include l’accesso al Belvedere della Cité du Vin, dove si guarda Bordeaux a 360 gradi e l’osservazione dell’edificio curato dall’agenzia britannica Casson Mann. I designer Dinah Casson e Roger Mann hanno immaginato un viaggio permanente coinvolgente e innovativo, utilizzando tecnologie digitali e interattive (immagini 3D, decorazioni, diffusione di odori) oltre che un “compagno di viaggio interattivo” che parla diverse lingue.
I dintorni di La Cité du Vin rappresentano uno spazio vitale, accogliente e rispettoso dell’ambiente. C’è un “Wild Garden” rispettoso del paesaggio della Garonna e tutta l’area è preservata nelle sue specificità.