Riprendere i soggetti in situazioni reali e spontanee in luoghi pubblici e consegnarli all’immortalità. La street photography, nata e sviluppatasi a Parigi nella prima metà del Novecento, continua a essere nutrita di genio e creatività da parte di nuove generazioni di fotografi. Tutte le foto di questo servizio, scattate tra il 2021 e 2022, sono di Angjelo Marleci, il fotografo di cui vi avevamo parlato qui, che da anni lavora a inquadrature, tagli e soggetti in bianco e nero specialmente in Italia.
Seguendo le orme e gli insegnamenti di Eugène Atget, il padre-guida del genere, Angjelo studia i suoi predecessori con orgoglio e rispetto, lavorando meticolosamente alle immagini e alle luci dei suoi soggetti. “Questo piccolo estratto del mio portfolio – racconta a The Way Magazine – vuol far intendere quanto la street photography sia ancora viva e si rinnovi con il tempo. Il fine ultimo di questo genere è proprio la documentazione dei tempi in cui viene prodotta. E nei dettagli si annidano segni della contemporaneità”.
Abbastanza singolare ripensare che tutto il genere fotografico a cui si ispira Marleci è racchiuso in quella famosa esposizione al MoMa di New York del 1951, “Cinque fotografi francesi, Willy Ronis, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Brassaï, Izis Bidermanas“, che oggi sono gli idoli del giovane fotografo italo-albanese. Oggi molte delle foto sue sono scattate con 50 mm Fuji Film XT 30.


“Nella mia serie The Love – racconta – ci sono persone che prendono il sole, al Lago di Garda riprese in modo spontaneo a loro insaputa. Lo scopo principale della street photography che si differenzia dal reportage è la tecnica, la postproduzione, perché molti fotoreport non hanno cura delle luci. La fotografia di strada si differenzia per composizione, luce, post-produzione e dettagli significativi. A me interessa cercare di raccontare sempre qualcosa. Nel caso specifico di una delle due coppie distese, ho aspettato il momento dell’effusione per catturare il gesto giusto, mantenendo l’anonimato dei protagonisti”.
I due innamorati in foto spiccano nello scatto, con l’acqua sapientemente scurita e l’enfasi sul loro gesto intimo. Le amiche al sole invece sembrano scattate a luci basse, ma le luci di mezzogiorno, racconta Marleci, “mi hanno concesso di scurire il lago in modo da farle risaltare“.
Quando fotografa all’aperto, ad esempio, Angjelo ha bene in mente la ricetta Ansel Adams, che scuriva i cieli quando ritraeva le montagne. “La sua trilogia della tecnica The Camera è un riferimento”, ci dice.

Il Ponte dei sospiri di Venezia e il Duomo di Modena sono tra le bellezze architettoniche d’Italia che ricorrono nella fotografia di Marleci. “Per il Duomo di Modena ho giocato con il rapporto tra ambiente e soggetti. C’è la foto delle due suore molto emblematica, in cui una indica la strada all’altra. C’è un’intesa e legame molto forte tanto che le due tramite l’ombrello sembrano collegate come sorelle siamesi. Per me quello era un gesto spontaneo che ho ritratto quasi in modo ironico”.
Il fotografo scopre scorci cittadini e aspetta che qualcosa succeda sempre aspettando di riprendere soggetti in modo spontaneo. “Se ti avvicini non se ne accorgono, ed è avvincente”, ci dice, ribadendo che per aspettare lo scatto giusto a volte aspetta anche ore. In questo periodo, poi, Angjelo per le strade d’Italia sta realizzando una serie di personaggi che leggono libri e giornali. Ed è questa una delle “fotografie” della società in cui viviamo che verrà sicuramente presa in considerazione anche in futuro. Si tratta infatti di gesti e situazioni ormai confinati a una certa fascia d’età. “Per me è stato curioso vedere come in città coppie di uomini che leggono al bar uno accanto all’altro siano sempre oltre i 60 anni. Non c’è mai un giovane che legge un giornale. Inoltre per strada documento anche la nuova vitalità delle persone oltre la mezza età, oggi che l’aspettativa di vita media è vicina agli 80 anni”.

Tra scatti rubati, pose classiche della street photography e un tocco di innovazione, Marleci è affamato di novità e sorprese. “Quando esco a caccia di immagini non so mai cosa porterò a casa. Anche per realizzare questo servizio per The Way Magazine, ho operato tante rivisitazioni e sostituzioni, perché c’è sempre qualcosa di nuovo che mi colpisce”.

L’essenza della street photography sono le persone, dice Marleci anche se spesso non c’è bisogno che siano in primo piano. “Amo l’umanità, racconto la popolazione per raccontare gli aspetti della società. Cerco di dare una mia versione della vita, sono migliorato negli anni. Ho scelto il bianco e nero perché è più caricio di significato e punta dritto l’attenzione sui soggetti e non altrove, inoltre in post-produzione puoi giocare con la creatività”.

Sulle ispirazioni ci dice: “Non copio nulla ma mi ispiro alle composizioni, luci e ombre dei maestri del genere cercando sempre di raccontare qualcosa secondo la mia visione. Mi sono costruito da solo un immaginario ispirandomi a James Maher per le strade di New York, Elliott Erwitt e Henri Cartier-Bresson“. Ora la sua ambizione è entrare nel carnet della Magnum Photos: “Non solo perché offre visibilità ma perché mi confronterei con fotografi della storia e attuali. Presenterò il portfolio fra qualche anno e me la giocherò con fotografi di tutto il mondo”.
Per contattare Angjelo Marleci il suo profilo Instagram