Food Ink a Londra ha scatenato la fantasia e la curiosità di tutti i media europei. Adesso che si è conclusa la tre-giorni di spettacolarizzazione del cibo tecnologico, ve ne parliamo.
Si tratta di un concept di ristorante tutto creato con stampanti di tecnologia 3D. Tutto, dalle sedie ai bicchieri, tanto che la pubblicità dice: Taste Tomorrow Today (Assaggia oggi il domani). E poi il cibo, ovviamente. L’esperimento si era tenuto in Olanda ad aprile (Villa Flora a Venlo) ma è questo di Londra che fa parlare il mondo, anche perché è stato fatto in uno spazio pop-up nel quartiere più hip del momento, Shoreditch.
“Da Food Ink creiamo arte da mangiare“, dicono Marcio Barradas e Antony Dobrzensky, gli inventori del brand di stampanti per cibi che ora fa ristorazione. A Londra, solo per chi si era accaparrato i biglietti elite, un pasto da 9 pietanze è stato cucinato e preparato interamente con le stampanti 3D, alla presenza di tecnici, artisti e chef. Ovviamente come vedete dalle foto, si usano le stampanti Food Ink Flow Focus in 3D, ma anche e soprattutto mani, prodotti freschi e sapienza culinaria degli chef Mateu Blanch e Joel Castanye dal ristorante spagnolo La Boscana.
BENEFICI E PAURE – Potenzialmente, dicono a Food Ink, la preparazione sul momento può risolvere tanti problemi, anche di impiego di materiali come alghe e insetti legalmente fruibili, che possono essere usate in questo nuovo tipo di alimentazione. Che, c’è da dire, non è rivoluzionaria perché parte dalle riflessioni della cucina molecolare, il trend di analizzare l’interazione organica degli alimenti. In più a Food Ink ognuno poi può farsi il cibo che vuole e molto di più. A Londra scherzosamente si è detto: Don’t just take a seat, make your seat (Non soltanto prendi posto, ma fattelo, in riferimento alla possibilità di costruirsi la propria sedia al ristorante).

Dall’Italia, lo chef Fabio Tacchella, consigliere della Federazione Italiana Cuochi, oltre che esperto di nuove tecnologie di cottura e lavorazione degli alimenti, commenta questa nuova tendenza con prudenza: “La trovo un’iniziativa molto interessante. Avevo già sentito parlare di stampanti 3D per il settore food, ed è incredibile che siano riusciti ad aprire un intero ristorante incentrato su questo nuovo format. Ovviamente è una scelta più che giusta, perché la novità attrae sempre, bisognerà però aspettare per capire quale sarà la risposta del pubblico, anche a lungo termine. Ma come la nouvelle cuisine e dopo di questa la cucina molecolare, anche questa tecnica “alle stampanti”, invece che hai fornelli, può dare spunti positivi e interessanti al settore della ristorazione. Non sarebbe corretto chiamare, però, Amatriciana un piatto realizzato con prodotti differenti da quelli tradizionali, solo perché sono più adatti alle stampanti. Bisogna sempre stare molto attenti che queste innovazioni non si scontrino con le tradizioni“.
Food Ink non è la sola in questo momento a fare stampanti per cibi. Foodin è un’altra stampante di cibi prodotta da Natural Machines che ha tre linee (dolce, salato e fresco) che potrebbero costituire davvero il futuro dell’alimentazione. Tutto il processo, ricordiamocelo, parte da un meccanismo molto semplice che anche le nostre nonne facevano in casa: ingredienti mischiati che prendono forma con una consistenza diversa. La pasta fatta in casa potrebbe essere considerato il primo cibo stampato in 3D.
Eppure, oggi fa rumore questo fenomeno, perché evidentemente il progresso digitale diventa materia e soprattutto delizia per il nostro palato. Secondo i programmi dell’azienda Food Ink altre esperienze simili arriveranno per clienti delle principali città dell’Asia e dell’America. In programma anche Roma.
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