Mai come oggi la ricerca è al centro dell’attenzione pubblica e gli scienziati sono assurti quasi al ruolo di influencer. Il biotech italiano, complice la recente emergenza sanitaria, si è messo in bella mostra e ora si organizza. Assobiotec Federchimica prevede 4 diversi tavoli di lavoro, fra giugno e ottobre per finalizzare un Manifesto, ma soprattutto in un Documento di Posizione con proposte operative per la crescita e lo sviluppo del settore, per le imprese e per il Paese.
Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec Federchimica, dice: “Vogliamo cogliere questo momento per far comprendere il biotech e le sue potenzialità, considerando che secondo le stime dell’OCSE nel 2030 saranno biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali, incidendo nel complesso per il 2,7% del PIL globale, un peso enorme nell’economia del mondo. Insieme all’ICT, il Biotech viene universalmente considerato il settore a maggior potenziale di ritorno dell’investimento, diretto e indiretto ed è già oggi motore per l’innovazione nelle Scienze della Vita e nella Bioeconomia che nel complesso valgono circa il 20% del PIL nazionale. Su queste basi dobbiamo costruire il rilancio di economia ed occupazione in Italia”.
Per dare un’idea della vastità del settore, Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, è una realtà che rappresenta presso gli stakeholder di riferimento, circa 130 imprese e parchi tecnologici e scientifici operanti in Italia nei diversi settori di applicazione del biotech: salute, agricoltura, ambiente e processi industriali.
“L’Italia si distingue dagli altri Paesi per le punte di eccellenza scientifica delle sue Università e degli Enti di Ricerca, un po’ meno per numero di ricercatori e per attrazione di investimenti dall’estero – sostiene Piero Salatino, delegato del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi – Il MUR in questo momento è impegnato nel varare il Piano Nazionale di Ricerca 2021-27 che prevede un impegno consistente al fine di valorizzare le eccellenze del nostro Paese. Inoltre è impegnato a migliorare con interventi strutturali alcuni “fondamentali” del sistema della ricerca pubblica nazionale, tra i quali l’interdisciplinarietà, perché crediamo che solo attraverso questa sia possibile “scaricare a terra” l’ottima ricerca delle nostre Università e dei nostri Enti di Ricerca”.
“La recente emergenza sanitaria ci ha insegnato che l’ecosistema scientifico di un Paese è il fondamentale anticorpo per le nostre società. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di ricerca e di trasferimento tecnologico per prepararci a reagire a crisi inaspettate – sostiene Marco Simoni, presidente Fondazione Human Technopole – Oggi la politica industriale coincide con la scienza. Gli investimenti pubblici in scienza, ricerca e innovazione devono essere al cuore degli sforzi di ricostruzione del Paese per rafforzare le nostre società e per favorire ulteriori investimenti industriali e l’attrazione di capitali e competenze”.
Il progetto “Biotech, il futuro migliore – Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia” si muove su un doppio binario. Da una parte, la costruzione di una visione condivisa con i principali attori delle Istituzioni competenti, base indispensabile per poter mettere a disposizione dei decisori nazionali e regionali un piano d’azione concreto per lo sviluppo del settore biotech in Italia. Dall’altra, creare maggiore conoscenza e consapevolezza su queste tecnologie attraverso una comunicazione più divulgativa.