Una folla straripante che non si vede solitamente per un fotografo, benché di fama planetaria, ha accolto Sebastião Salgado a Milano.
Oggi l’artista era in città in occasione dell’apertura della sua mostra alla Forma Meravigli, la galleria d’arte nella centralissima Galleria Meravigli. Non solo era impossibile accedere alla galleria stracolma, ma è stata occupata anche parte della strada in una pausa pranzo davvero insolita per la città.
Tanto affetto da parte del pubblico Salgado lo deve evidentemente alla poetica dei suoi scatti. Un bianco e nero che resta nella memoria, che denuncia le ingiustizie e le difficoltà del nostro mondo sempre sul crinale del pericolo.
Per Elena Vasco, segretario generale della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi: Sebastião Salgado “è un artista di elevata caratura e fama mondiale ed è importante per Milano ospitare le sue opere in questo spazio che come Camera di commercio abbiamo deciso di rendere disponibile per la valorizzazione della città da un punto di vista economico e culturale. Raccontare la realtà attraverso le fotografie, soprattutto quando si tratta di rappresentare una realtà che disturba e fa pensare è un impegno sociale che istituzioni come la nostra sono tenute a promuovere“.
Quella che inaugura a Forma Meravigli, per la prima volta a livello internazionale, è la mostra “Kuwait. Un deserto in fiamme” con il patrocinio del Comune di Milano, realizzata in collaborazione con Amazonas Images, e promossa da Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio e Contrasto.
Era il 1991 e la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo erano al centro del dibattito mondiale. Quando in Kuwait i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio per ostacolare l’avanzata della coalizione militare guidata dagli statunitensi, Salgado fu tra i primi fotografi a intuire la reale portata e la gravità di questa situazione.
La guerra si era conclusa da solo un mese e nelle fotografie di Salgado ritroviamo vivido il paesaggio infernale che stava letteralmente bruciando davanti ai suoi occhi. Era in corso un disastro ambientale e decise di documentarlo seguendo l’operato dei vigili del fuoco e dei tecnici specializzati chiamati da tutto il mondo per limitare i danni e arginare le perdite.
Trentaquattro immagini di grande formato in un allestimento di grande impatto saranno esposte per la prima volta a Forma Meravigli: il bianco e nero tipico del fotografo brasiliano racconta di una luce apocalittica causata dal contrasto dei pozzi in fiamme e dalla coltre scura di petrolio che copriva il deserto, le persone e le cose. Gli occhi increduli e stanchi dei vigili del fuoco, lo sforzo fisico nel cercare di domare le fiamme, il fumo divagante: nei ricordi e nelle impressioni di Salgado, “era come affrontare la fine del mondo, un mondo intriso di nero e di morte”.
Passati 25 anni da quella tragedia, Sebastião Salgado ha sentito che il suo lavoro non fosse ancora del tutto completo e ha deciso infatti di tornare su queste fotografie, oggi ancora attuali, e di ampliarne la selezione arricchendola di immagini inedite.
In mostra a Forma Meravigli c’è il frutto di questa sua nuova sistemazione, un reportage che è un monito per il presente e il futuro, per non dimenticare i drammi del passato.
Kuwait al pari di Genesi, La mano dell’uomo, In cammino e Ritratti di bambini in cammino, è un importantissimo documento di storia moderna e una straordinaria opera fotografica.
In apertura: Spray chimici proteggono un vigile del fuoco dal calore delle fiamme. Kuwait, 1991
© Sebastião Salgado /Amazonas Images/Contrasto