È disponibile sulle piattaforme digitali di streaming il nuovo ep di Francesca Palamidessi “Wisteria” per PLUMA dischi.
Francesca Palamidessi è una cantante, pianista, compositrice e producer romana. La sua formazione musicale spazia dalla musica classica al jazz, fino alla musica elettronica contemporanea, influenze che si riflettono nel suo percorso artistico e nelle sue produzioni. Il suo stile si distingue per un uso intenso e ricercato della voce, intrecciata con un’elettronica emotiva e, a tratti, sperimentale. L’artista nel 2019 ha partecipato a X-Factor 13, ha ottenuto riconoscimenti come il Grand Prix al Voicingers International Jazz Competition (2015), che ha portato alla produzione del suo album Amber Haze. Ha una laurea in Jazz e un master in Sonic Arts con una tesi sulla voce e l’elettronica. Nel 2016, il suo lavoro elettroacustico M.I.N.D. è stato selezionato per il Festival Paesaggio Sonoro. Dal 2018, si è esibita in tutta Italia e Europa con la live band di Calcutta e ha collaborato con artisti come Elisa, Robbie Williams, Marco Mengoni e Brunori Sas. Oltre alla musica, si dedica al sound design, fotografia, videografia e pittura, curando ogni aspetto delle sue pubblicazioni per creare un’immagine fortemente multidisciplinare.




“Wisteria” (glicine) è il fiore simbolo della femminilità e dell’intimità, ed è uno dei due kanji che formano la parola giapponese 葛藤 (Kattō), che significa conflitto interiore. I due kanji, rappresentati da due fiori, sono come radici che crescono in direzioni opposte. “Wisteria” di Francesca Palamidessi esplora temi diversi ma profondamente connessi, in particolare la difficoltà di scegliere ciò che è meglio per noi in un mondo sempre più influenzato da condizionamenti esterni che provengono da milioni di input quotidiani, che si accumulano in una pila di “vorrei”, “dovrei” e “potrei”, allontanandoci dai nostri scopi più profondi e autentici.
Ho avviato l’ascolto del tuo EP aspettandomi canzoni con la struttura classica, ma ho trovato dieci tracce brevi, le più della durata di circa venti o trenta secondi. Mi sono chiesto perché ci fossero queste tracce, quale fosse la ragione, pertanto, ho ascoltato l’EP senza guardare i titoli delle canzoni. Ho percepito un viaggio nel tempo attraverso le emozioni come ad esempio: felicità, serenità, agitazione. Ogni brano trasmette diverse emozioni che viviamo nella vita. Quindi mi sono reso conto che parlano delle scelte e delle emozioni legate al riflettere sul passato. L’ascolto di queste canzoni mi ha creato un fermento delle mie emozioni ed un Chaos esiodeo.
“Il passato, il presente e il futuro sono temi di interesse a livello personale e artistico quindi, nel mio caso, hanno una doppia valenza. In generale sono una persona molto riflessiva e tendo ad analizzare ciò che ho fatto nel tempo, valutando le conseguenze sul presente e sul futuro. Sono tutte domande che realmente mi pongo quotidianamente e alle quali cerco anche una soluzione. In secondo luogo, hai parlato di scelta, scelta intesa come scelta musicale e artistica, perché in tutta la mia carriera, in particolare in questo momento scelgo con molta consapevolezza di fare musica in un certo modo. Contro tanti condizionamenti esterni che ho subito, come è normale che sia; quindi, è una lotta in due sensi.”

È un EP che, se ascoltato senza prestare attenzione al trascorrere del tempo o alla successione dei brani, offre l’impressione di essere una singola composizione che rappresenta diversi stati d’animo fino ad arrivare ad UP.
“Sì, è stato scritto tutto filato con l’idea di alternare degli stati d’animo; quindi, di presentare con rapidità dei quadri sia emozionali sia sonori che si succedono l’un l’altro rapidamente fino ad Up che, come giustamente hai detto, è l’unica vera e propria canzone di questo EP. I testi presenti in alcuni dei frammenti sono in italiano, inglese, francese, ma l’intero lavoro è costellato di voci in lingue differenti, a creare un effetto di spaesamento e dissociazione. Le tracce vanno ascoltate rigorosamente in ordine, in un viaggio sonoro e tematico che pone quesiti importanti sulla nostra identità.”
Come è nata l’idea di realizzare questo EP, ho letto che fa riferimento a “La campana di vetro” di Sylvia Plath? Ho notato che, da un passo del romanzo, sono stati tratti i titoli delle canzoni dell’EP.
“Sì, l’idea musicale è nata prima del tema e “La campana di vetro” è arrivata mentre stavo già componendo la musica. È stato illuminante, perché mi ha fatto capire cosa stessi cercando di fare musicalmente; quindi, a quel punto sono riuscita a dare un fuoco molto preciso al lavoro. La mia idea iniziale è stata semplicemente provare a creare un formato diverso rispetto alla classica canzone. Specie negli ultimi anni, mi sono avvicinata sempre di più nella direzione del pop, perché ho avuto anche esperienze di lavoro come corista e musicista nel mondo del pop. A questo punto mi sono detta: «Cerchiamo di uscire totalmente da questo formato canzone e di fare un qualcosa che non sia un singolo, ma neanche un album, una via di mezzo e soprattutto che non rispetti alcuna regola del modo in cui solitamente si compone quindi che non ci siano ripetizioni». La mia idea è stata di creare una composizione a tunnel che partisse da un punto e arrivasse ad un altro punto senza struttura. Questo è servito solo a dare l’incipit al lavoro che mi ha portato a queste mini-tracce legate l’una all’altra come se si trattasse di un viaggio ed ho deciso di realizzare un video dove la musica si sfiora tra Soundscape e Sound design.
Cosa puoi dirci del video?
“Il video, per mantenere una visione molto definita, è stato concepito in stretta relazione con il tema di questo EP. Ho deciso per la prima volta di mettermi anche alla regia e quindi insieme al video maker abbiamo pensato a questo concept che siamo felicemente riusciti a realizzare, tra l’altro con pochi mezzi. Nello spirito di creazione artistica abbiamo usato un unico personaggio femminile che viene ritratto in scenari diversi. Non è un cortometraggio, non è un videoclip, ma è un ibrido, diciamo un Art video che si estende per tutta la durata dell’EP”
Il passato può influenzare le scelte presenti e, di conseguenza, modificare il futuro?
“La traccia del passato nel nostro presente è estremamente elastica, per cui più che il passato in sé è il modo in cui guardiamo al passato che influenza il presente e quindi il futuro. In questo senso trovo che sia affascinante il fatto che è tutto così mobile e che quindi uno stesso evento accaduto vent’anni fa, a seconda di come lo si guardi, possa essere un limite o una spinta per il futuro. Io ho un rapporto tendenzialmente conflittuale con il mio passato ma allo stesso tempo molto poetico. Per cui da sempre ho la tendenza a rivivere i momenti del passato, belli e brutti, con grande poesia e questo mi restituisce una visione delle cose anche positiva. Penso sia una forma di accettazione anche di sé stessi e in generale credo di fare musica proprio per questo motivo. Per me è sempre stato un modo di esplorare la mia interiorità e soprattutto di riflettere e guardare in chiave diversa ciò che mi succede e ciò che mi è successo. Sono una persona che guarda molto al passato.”
In questo tuo viaggio poetico nel passato qual è l’emozione che ha ispirato Wisteria?
“La nostalgia, provare un senso di perdita. Nel mio lavoro ho bisogno di tempo per capire cosa ho voluto tramettere. Per esempio, se adesso guardo al disco precedente, che è del 2023, comprendo appieno alcune delle emozioni portanti di quel disco. Probabilmente capirò l’emozione portante di questo disco, magari tra qualche anno, perché avviene sempre così.”
Tornando a parlare del tuo futuro, quali sono i tuoi progetti?
“Per questo album voglio concentrami sul versante live e sto preparando uno spettacolo audiovisivo che spero di poter presentare presto e che includa sia la performance musicale che la performance visiva. Inoltre, sto già lavorando ad altri progetti. Uno in particolare avrà un formato simile a questo, nel senso che sarà di nuovo audiovisivo e allo stesso tempo sto cercando di ritornare anche alla musica acustica e suonata perchè sono tanti anni che mi occupo di elettronica suonando, componendo e scrivendo da sola. Voglio riaprire i miei orizzonti musicali verso collaborazioni con altri musicisti.”
Foto di apertura: Francesca Palamidessi ritratta da Nicola D’Orta