Se la politica è spettacolo becero tv c’è da starci male
Che Mario Giordano faccia share del 10% su Rete 4 è un segno da non sottovalutare in questa afosa estate debuttante, che il mare lo cita, sfortunatamente, non per vicende vacanziere. Il mare e l’accoglienza sono strettamente interconnessi nel dibattito politico, soprattutto televisivo. Ma è un pericolo e un effetto brainwash che soprattutto per il pubblico di Rete 4 (detto senza snobberia) porta all’esasperazione.
Alzi la mano chi non ha dovuto rassicurare la nonna o lo zio che sì, la pensione resta uguale e non ci sono minacce di guerra tali da indurci a dover fare la spesa preventiva. “Ma l’ho sentito a Rete 4”: su questo gli urlatori dei pur ben congegnati talk show televisivi dovrebbero farsi un esame di coscienza. Procurato allarme, a dir poco. Notti insonni per alcuni, nervi che saltano per molti. Questa non è informazione, forse è anche meta-spettacolo nel senso che dalla comunicazione si potrebbe passare all’analisi psicologica di cosa produce questo fiume di rancore propinato a stanchi e soli pensionati ogni sacrosanto giorno. Meglio imbottirli di quiz come succedeva un tempo.
O meglio sperare in fratture interne che eliminino presenze fuori luogo. Come è successo proprio nel finale di stagione a Bianca Berlinguer e al suo opinionista Mauro Corona.
Purtroppo di questi tempi, le armi di distrazione di massa sono due: se non è Mark Caltagirone, è Giordano, insomma. Ma non è che sull’altra sponda ideologica vada meglio. Gli applausi alla disoccupazione che schizza, al Reddito di cittadinanza che non decolla e ai rifiuti di Roma durante i lanci de “L’aria Che Tira” di Myrta Merlino al mattino sono agghiaccianti. La7 è stata baluardo di un’informazione seria e puntuale, ma i sensazionalismi a cui si abbandona il direttore Enrico Mentana a volte (“giornata campale”) sono nulla a confronto dell’eccitazione collettiva di un talk-show che spettacolarizza dati economici da pianto e penitenze.
Come successo con la nostalgia per i vinili, si riaffacciano prepotentemente le immagini composte delle tribune politiche di un tempo.
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Domenica 28 maggio 2023 al Cinema Fondazione Prada di Milano nell’ambito di #Queerelle, verrà proiettato il pluripremiato Broadway di Christos Massalas
Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, esordì come architetto nel 1905. L’Unité d’Habitation de Marseille, nota anche come Cité Radieuse,
Il PresseBall di Berlino è un noto evento in Germania fin dal 1872. Nato in quell’epoca come serata di beneficienza
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Che Mario Giordano faccia share del 10% su Rete 4 è un segno da non sottovalutare in questa afosa estate debuttante, che il mare lo cita, sfortunatamente, non per vicende vacanziere. Il mare e l’accoglienza sono strettamente interconnessi nel dibattito politico, soprattutto televisivo. Ma è un pericolo e un effetto brainwash che soprattutto per il pubblico di Rete 4 (detto senza snobberia) porta all’esasperazione.
Alzi la mano chi non ha dovuto rassicurare la nonna o lo zio che sì, la pensione resta uguale e non ci sono minacce di guerra tali da indurci a dover fare la spesa preventiva. “Ma l’ho sentito a Rete 4”: su questo gli urlatori dei pur ben congegnati talk show televisivi dovrebbero farsi un esame di coscienza. Procurato allarme, a dir poco. Notti insonni per alcuni, nervi che saltano per molti. Questa non è informazione, forse è anche meta-spettacolo nel senso che dalla comunicazione si potrebbe passare all’analisi psicologica di cosa produce questo fiume di rancore propinato a stanchi e soli pensionati ogni sacrosanto giorno. Meglio imbottirli di quiz come succedeva un tempo.
O meglio sperare in fratture interne che eliminino presenze fuori luogo. Come è successo proprio nel finale di stagione a Bianca Berlinguer e al suo opinionista Mauro Corona.
Purtroppo di questi tempi, le armi di distrazione di massa sono due: se non è Mark Caltagirone, è Giordano, insomma. Ma non è che sull’altra sponda ideologica vada meglio. Gli applausi alla disoccupazione che schizza, al Reddito di cittadinanza che non decolla e ai rifiuti di Roma durante i lanci de “L’aria Che Tira” di Myrta Merlino al mattino sono agghiaccianti. La7 è stata baluardo di un’informazione seria e puntuale, ma i sensazionalismi a cui si abbandona il direttore Enrico Mentana a volte (“giornata campale”) sono nulla a confronto dell’eccitazione collettiva di un talk-show che spettacolarizza dati economici da pianto e penitenze.
Come successo con la nostalgia per i vinili, si riaffacciano prepotentemente le immagini composte delle tribune politiche di un tempo.
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