Quando si parla di luce museale è sempre importante che venga garantita l’omogeneità dell’illuminazione e dell’esaltazione dei particolari delle opere. Nel caso del salone dei Mesi di palazzo Schifanoia a Ferrara, il risultato oggi è eccelso grazie all’illiminazione delle pareti che usa l’anamorfosi, la tecnica che dinamicamente orienta i fasci di luce (in questo caso dal basso) per meglio fruirne la visione. Il luogo fu decorato per volere di Borso d’Este dai migliori pittori della scuola ferrarese attivi intorno al 1470.
La riapertura del salone, che non ha luce naturale, arriva dopo il terremoto del 2012, i restauri architettonici dedicati al miglioramento strutturale antisismico e l’emergenza da Covid-19, rendendo nuovamente fruibile la parte più significativa dell’edificio. Si tratta di uno dei capolavori dell’arte italiana del Rinascimento e qui la nuova illuminazione prende origine da una struttura lineare a pavimento, denominata modulo integrato lineare, disegnata dallo stesso studio.

Il grande Salone misura quasi 25 metri di lunghezza per circa 11 di larghezza, l’altezza raggiunge invece i 7 metri e mezzo. La superficie dipinta raggiungeva pertanto i 525 mq, una cifra che fa di questo ambiente uno dei più grandi cicli decorativi profani del Rinascimento.
Dall’archivio iGuzzini, che ha fornito le fonti luminose, si evice che a curare il concept e progetto di riqualificazione della percezione visiva è stato l’architetto Alberto Pasetti Bombardella con le colleghe Claudia Bettini, Chiara Brunello e Caterina Salvini.
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