È stata prorogata fino al 2 novembre 2025 la mostra “Moda in Luce 1925–1955. Alle origini del Made in Italy”, visitabile presso il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze. Un’estensione che premia il grande successo di pubblico e l’interesse suscitato da questa importante esposizione, promossa dal Ministero della Cultura, organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, e curata da Fabiana Giacomotti.



Aperta al pubblico dal 18 giugno 2025, l’esposizione avrebbe dovuto concludersi il 28 settembre, ma resterà visitabile per un altro mese, consentendo a un numero ancora maggiore di visitatori di scoprire e riscoprire le origini della moda italiana nel trentennio che va dal 1925 al 1955, prima della sua definitiva affermazione internazionale.
La proroga rappresenta un segnale importante del crescente interesse verso il racconto storico e critico dell’evoluzione del gusto, della cultura materiale e del sistema moda italiano, che questa mostra riesce a proporre con rigore scientifico e forte impatto visivo.
Oltre cinquanta capi d’abbigliamento inediti di maison leggendarie e talvolta scomparse, accessori e contributi audiovisivi e fotografici articolano il percorso espositivo, pensato per raccontare come la moda italiana si sia andata definendo – tra innovazione tessile, ricerca estetica, artigianato d’eccellenza e strategie commerciali – ben prima della famosa sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti del 1952. Una narrazione che si sviluppa intrecciando episodi poco noti con nomi leggendari, così da restituire uno sguardo nuovo sulle radici del Made in Italy. Al centro della mostra, lo straordinario patrimonio dell’Archivio Luce, con un nucleo importante di fotografie e filmati, di cui molti inediti. I capi e gli accessori esposti provengono in parte da prestigiosi musei (come per esempio i Musei Boncompagni Ludovisi, Palazzo Madama, Palazzo Morando, Fortuny) e in parte da archivi di impresa come Gucci, Ferragamo, Emilio Pucci, o collezioni private, fra le quali spiccano l’archivio del costumista Massimo Cantini Parrini, uno fra i più grandi d’Italia, in buona parte mai esposto nei suoi oltre seimila pezzi fra abiti e accessori, e la collezione di tessuti Etro e Taroni.
Numerosi gli inediti degli anni Quaranta e Cinquanta di grande firma sia registica sia sonora come Romolo Marcellini e Roman Vlad. Presente inoltre in mostra la versione restaurata del documentario “Sette canne per un vestito”, realizzato nel 1948 da Michelangelo Antonioni.
“Con questo progetto espositivo, ospitato in una delle città che più raccontano al mondo l’eccezionalità e la grandezza della creatività e dell’arte italiana, si intende metterne in risalto una tra le sue massime espressioni, la moda. La mostra si propone quale spaccato storico originale sull’evoluzione e l’affermazione di un settore che è da sempre sinonimo di visionarietà e che realizzazioni uniche frutto di mani sapienti hanno reso e rendono tuttora fiore all’occhiello del Made in Italy. Un patrimonio nazionale la cui importanza è ben nota al Ministero, che per sostenerne lo sviluppo ha messo in campo un’ampia strategia che poggia su interventi e strumenti finanziari mirati ad accrescerne il valore. Patrimonio di cui l’Archivio Luce custodisce pagine preziose: in quanto Ministero abbiamo il dovere non solo di conservare ma anche di promuovere per tramandarlo in tutta la sua straordinarietà alle generazioni future”, dichiara la Senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde aggiunge: “Attraverso un florilegio selezionatissimo di fotografie e video, questa mostra si propone non solo di ricostruire un momento importante della storia della moda, ma anche di calare gli abiti in un contesto che li rende vivi perché il supporto dei cinegiornali e dell’immagine come mezzo documentario contribuisce come nient’altro a comprendere la funzione sociale dell’abito oltre la sua parvenza estetica”.

“La genesi della moda italiana riflette la storia del Paese. E’ una narrazione a più voci e fra diversi centri: Venezia, dove si tiene la prima sfilata collettiva di moda italiana e francese nel 1926, quasi in contemporanea con Milano, e poi Torino, dove nel 1935 nasce l’Ente Nazionale della Moda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino alla formazione di un primo sistema moda nazionale grazie al progetto di Giovanni Battista Giorgini e all’affermazione del mito della Sala Bianca, per un quinquennio le città italiane si battono per conquistare il primato in un settore in rapida espansione. Questa esposizione intende raccontare l’evoluzione dello stile italiano nel trentennio nel quale si forma la sua coscienza critica e storica, si consolida il suo orgoglio di appartenenza, si saggia e si costruisce la sua industria tessile e la sua filiera, secondo un modello rimasto unico al mondo”, afferma Fabiana Giacomotti, curatrice della mostra.
Ad arricchire la mostra, un catalogo in italiano e in inglese edito da Silvana Editoriale.