7 Aprile 2023

Black-out comunicativo: l’arte di Hh Lim al Gaggenau di Milano

Le opere del maestro cinese nella personale "NO, NO? NO. NO!" curata da Sabino Maria Frassà.

7 Aprile 2023

Black-out comunicativo: l’arte di Hh Lim al Gaggenau di Milano

Le opere del maestro cinese nella personale "NO, NO? NO. NO!" curata da Sabino Maria Frassà.

7 Aprile 2023

Black-out comunicativo: l’arte di Hh Lim al Gaggenau di Milano

Le opere del maestro cinese nella personale "NO, NO? NO. NO!" curata da Sabino Maria Frassà.

“NO, NO? NO. NO!” è la mostra d’arte personale di H.H. Lim a cura di Sabino Maria Frassà in apertura dal 17 aprile al 13 ottobre 2023 (Gaggenau DesignElementi Hub, Corso Magenta 2 (cortile interno), Milano, visite su appuntamento infocramum@gmail.com, lunedì-venerdì ore 10:00 – 18:30).


“Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa. Dovevo dire cose…” Citando Ligabue Sabino Maria Frassà introduce la nuova mostra da lui curata “NO, NO? NO. NO!” al Gaggenau di Milano in occasione della Design Week 2023. La mostra riporta dopo 7 anni nel capoluogo lombardo il maestro cinese HH LIM, che per ben quattro volte è stato protagonista della Biennale di Venezia.  Fino al 13 ottobre sarà possibile visitare gratuitamente questa mostra-manifesto che indaga il tema della solitudine. Se si rilegge attentamente tutta la lunghissima carriera di LIM, emerge chiaramente la profonda riflessione sullo stare insieme agli altri e del non capirsi: dal linguaggio senza suoni del corpo, alle lettere scavate e incise, all’impossibilità di parlare, al linguaggio dei segni. Se, come diceva John Donne, “nessun uomo è un’isola, completo in se stesso”, non possiamo che vivere insieme agli altri. La parola allora diventa lo strumento primario attraverso il quale instaurare un rapporto con ciò che è altro da sè. Cosa succede però se la parola entra in crisi? E’ lo stesso artista a spiegare infatti che “la comunicazione è in fondo la forma più spietata di consumismo. Ogni istante nel mondo vengono pronunciate, scritte e cantate miliardi di parole. Ma cosa rimane? Cosa ci diciamo veramente? Nulla”.

Il curatore della mostra Frassà approfondisce la visione dell’artista e spiega: “HH LIM propone un «digiuno della parola»: A un mondo “urlato” risponde con un silenzio che riempie lo spazio. Non esiste così una lettura corretta della “parola di H.H. Lim”. Esiste un invito all’empatia, a mettersi nei panni dell’altro, ad accettare che quello che ciascuno di noi può offrire è solo un “punto di vista” come celebra una delle sue celebri sitting-sculpture”. Illeggibile e quasi solo segno senza contenuto, essa diventa corpo universale, forma del pensiero collettivo – somma di tutti noi – a cui tendere.”
La luce scelta per la mostra non a caso ricorda “I bari” del grande Caravaggio. Domina la scena il colore nero metafora del buco nero di questa condizione in cui ci ritroviamo. Le grandi tele in mostra, come le sculture in alluminio oro e bronzo, riflettono sul senso dell’epoca in cui viviamo, un momento storico in cui: “[…] la parola dei social media è diventata l’arte perfetta per una brutale e spietata propaganda il cui unico esito possibile è un profondo disprezzo dell’altro da sé e della vita” afferma l’artista, che crede invece “nella parola buona: la gentilezza, narratrice di un’armonia mai scontata o banale, quasi come una danza… che permette di sfiorare l’altro senza mai toccarlo”.

È così che H.H. Lim sceglie di azzerare tutto e ricominciare. Da dove? Da una semplice sedia, sulla quale chiede al visitatore di sedersi per mettersi nei panni dell’anno, per condividere il “punto di vista”, anche inciso e titolo dell’opera stessa.

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