6 Marzo 2024

I Grand Hotel, specchio d’Italia

La storia del Four Seasons di Firenze. E di altri 240 direttori d'albergo nella monumentale opera di Renato Andreoletti.

6 Marzo 2024

I Grand Hotel, specchio d’Italia

La storia del Four Seasons di Firenze. E di altri 240 direttori d'albergo nella monumentale opera di Renato Andreoletti.

6 Marzo 2024

I Grand Hotel, specchio d’Italia

La storia del Four Seasons di Firenze. E di altri 240 direttori d'albergo nella monumentale opera di Renato Andreoletti.

Un giardino botanico quattrocentesco rivela un palazzo nobiliare (della Gherardesca) e un ‘conventino’ di epoche immediatamente successive. Siamo nella storica Firenze e tutto questo gioiello di arte, architettura e botanica è oggi un albergo di grande stile, il Four Seasons Firenze. La storia di questo Grand Hotel è uno dei simboli dell’eccellenza italiana dell’accoglienza. Con il ristorante Pelagio, la cura degli arredi artigianali locali, una spa che utilizza essenze toscane e un’ambientazione fiabesca, l’albergo è a ben ragione considerato una delle eccellenze dell’ospitalità italiana negli ultimi decenni.

Una storia di grande tradizione e gloriose tappe storiche, raccontata da Patrizio Cipollini, compianto direttore d’albergo, nel bel libro di memorie di manager dell’hotellerie italiana “Grand Hotel specchio d’Italia”, realizzato dall’autore di settore Renato Andreoletti.

Nel libro di Andreoletti (un’opera in 7 volumi consultabile qui) ci sono ben 240 storie narrate di altrettanti uomini che hanno fatto grande il settore dell’accoglienza di lusso nella Penisola. Ma l’avvincente narrazione è anche un modo per capire la storia dei luoghi del lusso di cui la nazione è piena, e anche la storia degli uomini e donne che hanno saputo esaltarla, valorizzarla.

Come è successo a Flavio Colantuoni, per circa vent’anni a Conca dei Marini (Salerno), in costiera amalfitana. I primi lunghi tempi li ha trascorsi seguendo il restauro filologico del monastero Santa Rosa, un edificio di cui si ha notizia fin dal 1600 (anche se l’annessa chiesa risale al 1200). Colantuoni, formatosi al Ritz di Parigi e con la stella del recupero mirabile di Palazzina Grassi a Venezia nel suo curriculum, è stato protagonista di una delle storie più impensabili dell’hotellerie italiana. Il restauro che non si poteva fare, l’inimmaginabile recupero di una struttura troppo costosa (e troppo impervia) per raggiungere gli alti standard. E invece, una volta aperto l’hotel subito sono fioccati i consensi. Il “tocco d’artista”, lo chiama lui nella lunga intervista raccolta da Andreoletti. “Ci siamo inventati il saluto d’ingresso con la campana – dice Colantuoni, ora in meritato riposo professionale – e un drink di benvenuto a base di essenze coltivate nell’orto del monastero. Chi arriva in quel luogo stacca la mente e gode della pace del luogo e del panorama. La vacanza deve diventare unica nella memoria di chi arriva”.

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