La mostra “Fotografia Wulz. Trieste, la famiglia, l’atelier”, ospitata al Magazzino delle Idee di Trieste fino al 27 aprile 2025, rappresenta un’importante occasione per riscoprire l’eredità artistica e storica della famiglia Wulz, il cui lavoro attraversa un secolo di evoluzione fotografica e trasformazione urbana. Curata da Antonio Giusa e Federica Muzzarelli, l’esposizione offre una visione approfondita del contributo dei Wulz alla fotografia, sottolineandone le innovazioni tecniche e il loro impatto culturale.
L’atelier Wulz non è stato solo un centro di produzione fotografica, ma anche un laboratorio di ricerca visiva. Tra le tecniche sperimentate da Marion Wulz, spiccano:
• Doppia esposizione, fotomontaggio e sovrimpressione:queste tecniche, ancora poco diffuse all’epoca, conferiscono alle immagini un carattere onirico e visionario.
• Innovazione nel ritratto: a differenza della fotografia tradizionale, i ritratti dei Wulz non si limitano alla rappresentazione realistica del soggetto, ma ne esprimono il carattere attraverso un uso sapiente di luci, pose ed espressioni.
• Documentazione sociale e urbana: la loro fotografia è una vera e propria cronaca visiva della Trieste di fine Ottocento e inizio Novecento, immortalando eventi storici, trasformazioni architettoniche e dinamiche sociali.


Un archivio atorico e artistico di grande valore
La famiglia Wulz ha svolto un ruolo cruciale nella documentazione della vita triestina, trasformando la fotografia in un mezzo di cronaca sociale e sperimentazione estetica. Le loro immagini, che spaziano dalle vedute cittadine ai ritratti intimi, non solo testimoniano lo sviluppo economico e architettonico della città, ma rappresentano anche una fonte storica preziosa per comprendere i cambiamenti sociali e culturali tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento.
In particolare, le sorelle Wanda e Marion Wulz emergono come figure innovative, capaci di ridefinire l’immaginario fotografico del loro tempo. Se Wanda si distingue per la sua perizia tecnica e la capacità di catturare l’essenza dei soggetti, Marion si afferma come pioniera della sperimentazione fotografica, anticipando molte delle ricerche del Surrealismo e del Modernismo.
Tra le opere più iconiche di Marion Wulz, Io + gatto (1932) rappresenta un esempio straordinario di fusione tra realtà e immaginazione, in cui il volto della fotografa si sovrappone a quello di un gatto, evocando il tema della metamorfosi e dell’ibridazione.
Influenze e Contributi al Surrealismo Fotografico
L’opera di Marion Wulz si inserisce in un panorama artistico più ampio, in dialogo con i movimenti d’avanguardia del primo Novecento. L’uso della doppia esposizione e della manipolazione della realtà attraverso la fotografia richiama le sperimentazioni di Man Ray e Dora Maar, così come la frammentazione dell’immagine e l’uso delle sovrapposizioni rimandano alle ricerche futuriste e dadaiste.
In questo contesto, la fotografia di Marion Wulz destruttura il concetto tradizionale di identità e corpo, presentando soggetti in forme inaspettate e visionarie. Questo approccio anticipa molte delle ricerche successive nel campo della fotografia e delle arti visive contemporanee.
L’Emancipazione Femminile attraverso la Fotografia
Oltre all’innovazione tecnica e artistica, il lavoro delle sorelle Wulz assume un’importante valenza sociale. In un’epoca in cui il mondo della fotografia era dominato dagli uomini, Marion e Wanda si impongono come figure autonome e indipendenti, ridefinendo il ruolo della donna nell’ambito artistico e professionale.
Attraverso i loro scatti, esplorano nuove rappresentazioni dell’identità femminile, allontanandosi dagli stereotipi dell’epoca e contribuendo alla costruzione di un’immagine di donna moderna e consapevole. Questa prospettiva rende il loro lavoro estremamente attuale, in un’epoca in cui la riflessione sulla rappresentazione della donna nei media e nell’arte è più che mai centrale.
La Riscoperta della Fotografia Wulz
Per lungo tempo, l’opera della famiglia Wulz è rimasta in secondo piano rispetto ad altri protagonisti della fotografia d’avanguardia. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una rinnovata attenzione critica e artistica nei confronti del loro lavoro. Questo interesse può essere interpretato attraverso tre principali chiavi di lettura:
1. Valorizzazione di un archivio storico: la mostra di Trieste ha riportato alla luce un patrimonio fotografico fondamentale per la memoria visiva della città.
2. Riconoscimento del contributo di Marion Wulz: le sue sperimentazioni anticipano molte delle tecniche oggi utilizzate nella fotografia digitale e nelle arti visive contemporanee.
3. Connessione con la fotografia attuale: l’approccio innovativo dei Wulz continua a influenzare la fotografia contemporanea, dimostrando la modernità del loro linguaggio visivo.