Ci sono concerti che non si dimenticano. Non perché si canta a squarciagola o perché esplodono fuochi d’artificio. Ma perché aprono crepe nella superficie delle cose, e da lì entra qualcosa di più profondo. Il live dei Massive Attack, che ha inaugurato il nuovo Parco della Musica di Milano, è stato esattamente questo: un impatto emotivo, estetico e politico.
Sul palco non c’è spazio per l’intrattenimento facile. I Massive Attack non sono lì per compiacere. Sono lì per raccontare un mondo corrotto, e lo fanno con la potenza del suono, delle immagini montate ad arte e delle voci. Lo show è una spirale ipnotica: tra luci fredde, bassi tellurici e visual spietati che proiettano i drammi del nostro tempo — guerre, crisi umanitarie, sorveglianza globale. Tutto è lì, in faccia al pubblico.

Oltre alla storica venue, il Circolo Magnolia, il Festival si espande con due nuove location più grandi e suggestive:
il Carroponte e il nuovissimo Parco della Musica di Milano. “Il nostro nuovo spettacolo dal vivo rappresenta il salto più trasgressivo nella collaborazione tra 3D e United Visual Artists dal 2003.
Attraverso l’ingegneria inversa degli algoritmi per rivelare anomalie nei contenuti e cicli di feedback ricorsivi, cerchiamo di stimolare un dialogo sul sogno infranto dell’individuo ‘sé’ sicuro e autonomo, nel contesto del crollo globale delle democrazie liberali.”
Dopo la data di grande successo del 2024 inPiazza Sordello a Mantova, i Massive Attack, il gruppo formato da Robert “3D” Del Naja e Grant “Daddy G” Marshall, è pronto a riportare la magia del trip hop in Italia con uno show indimenticabile.
I Massive Attack, pionieri del trip hop, non hanno mai cercato il consenso. Hanno preferito percorrere strade oblique, costruendo paesaggi sonori fatti di ombre, silenzi e tensione. In un’epoca in cui tutto corre veloce, loro impongono una lentezza necessaria. Un ascolto attento, quasi meditativo. La loro musica non è mai evasione: è immersione, confronto, resistenza.
Il concerto è durato poco più di un’ora, ma ha avuto il peso di un’opera intera. Essenziale nella forma, enorme nel contenuto. Sempre più toccanti i loro successi senza tempo come “Teardrop”, “Angel”, “Unfinished Sympathy”.
Sul palco hanno mostrato la bandiera palestinese, Medici Senza Frontiere ha aperto il concerto, e tutto — ogni dettaglio — era coerente con la visione della band: l’arte come atto di responsabilità.

Non capita spesso di uscire da un concerto con la sensazione di aver vissuto qualcosa di necessario. Questo è stato uno di quei momenti. Più che un concerto, un atto di consapevolezza. I Massive Attack, veterani sì, ma ancora capaci di portare sul palco una visione lucida e radicale del nostro tempo. E a farlo con una classe che nessun trend potrà mai imitare.

Testo a cura di Marta Ascani