25 Agosto 2025

Valerio Berrutti, non solo suggestioni da bambini

Dal 22 luglio al 2 novembre 2025 Palazzo Reale presenta "Valerio Berruti. More than kids" un’esposizione fatta da grandi installazioni, interattive e scenografiche.

25 Agosto 2025

Valerio Berrutti, non solo suggestioni da bambini

Dal 22 luglio al 2 novembre 2025 Palazzo Reale presenta "Valerio Berruti. More than kids" un’esposizione fatta da grandi installazioni, interattive e scenografiche.

25 Agosto 2025

Valerio Berrutti, non solo suggestioni da bambini

Dal 22 luglio al 2 novembre 2025 Palazzo Reale presenta "Valerio Berruti. More than kids" un’esposizione fatta da grandi installazioni, interattive e scenografiche.

Fino al 2 novembre a Milano, al Palazzo Reale, Valerio Berruti, uno degli artisti italiani più riconoscibili nel mondo, esposto in decine di musei internazionali, è protagonista di una mostra dal titolo “More Than Kids”. Si tratta di un’esposizione fatta da grandi installazioni, interattive e scenografiche, con sculture, proiezioni, “meccanismi” scenici. Il tema è quello trattato da Berruti in tutta la sua carriera, l’infanzia, che è il nostro comun denominatore, un momento che tutti abbiamo condiviso e con quelle figure Berruti ci parla di quello specifico momento della vita in cui tutto è ancora da decidere trasportandolo in una metafora che va molto oltre.

L’universo creativo di Valerio Berruti si muove in un territorio di sospensione: tra quotidiano e visione, tra intimità domestica e universalità archetipica. Le sue figure infantili, con il loro tratto essenziale e senza tempo, si impongono allo sguardo come apparizioni nitide e fragili insieme. Non sono semplici “bambini” rappresentati, ma presenze simboliche, capaci di evocare tanto la purezza originaria quanto l’enigma del futuro.

Talvolta si afferma che questi bambini “prefigurino il domani”. È una suggestione che merita di essere accolta, purché compresa nella giusta misura: Berruti non è un demiurgo sociale, non lancia proclami né si pone come profeta. La sua opera non detta programmi politici o rivoluzionari; piuttosto, interpreta e restituisce in forma poetica le tensioni del presente, le attese e le incertezze che abitano la nostra epoca. In questo senso, le sue figure ci rimandano più al “fanciullino” di Pascoli — capace di svelare stupore e mistero nelle pieghe più semplici della realtà — che non all’artista delle avanguardie storiche investito di un compito di rifondazione sociale.

Ed è proprio questo confronto che illumina la differenza tra il nostro tempo e quello di fine Ottocento e inizio Novecento: allora le avanguardie si percepivano come portatrici di un furore riformatore, rivoluzionario, persino totalizzante. Oggi, invece, l’artista contemporaneo si muove entro un sistema dell’arte che ne condiziona scelte e traiettorie, ingabbiando spesso la spinta creativa entro dinamiche economiche, mercantili e istituzionali. Ciò che ne deriva è una scena molteplice, frammentata, che tende a moltiplicare gli stili ma spesso senza la medesima intensità trasformativa.

In questo panorama, non mancano rischi di autoreferenzialità: sperimentazioni ridotte a puro esercizio formale, estetiche che si ripiegano su se stesse, prive di quella energia primigenia che animava le avanguardie. Berruti, tuttavia, sembra aver scelto una via diversa. La sua cifra poetica non è gridata, né polemica: è intima, silenziosa, a tratti quasi ascetica. Eppure, proprio in questa delicatezza risiede la sua forza.

I bambini di Berruti, con i loro gesti minimi e ripetuti, richiamano alla mente certe atmosfere kafkiane — il senso di attesa indefinita, di passaggio sospeso, di un futuro che non arriva mai del tutto. Allo stesso tempo, evocano l’“eterno fanciullo” di Rilke, simbolo di un’innocenza che resiste al tempo e custodisce un sapere nascosto. Sono figure che ci osservano con muta intensità, come se volessero ricordarci, con la loro semplice presenza, che il domani resta un terreno fragile ma possibile.

La scelta di un linguaggio essenziale — il disegno nitido, la gamma cromatica sobria, l’uso della juta e di materiali poveri — accentua questa tensione tra immediatezza e profondità. Non c’è compiacimento decorativo: c’è, piuttosto, una sobrietà che rende universale la visione. È in questa economia del segno che la sua opera trova la propria forza, un po’ come accade nella poesia haiku, dove pochi tratti essenziali aprono varchi smisurati di senso.

Se le avanguardie storiche cercavano di rivoluzionare il mondo, Berruti ci invita invece a sostare. A guardare il presente con gli occhi del bambino, a riscoprire una dimensione di attesa e di domanda. In questo senso, i suoi lavori non sono una fuga dal reale, ma una forma sottile di resistenza: resistenza al rumore, alla velocità, all’oblio. I suoi bambini diventano così icone di un tempo sospeso, emblemi di un futuro incerto ma non per questo privo di speranza.

È forse questa la lezione più preziosa della sua arte: ricordarci che l’infanzia non è un’età perduta, ma una possibilità sempre viva di guardare il mondo con occhi nuovi.

https://www.palazzorealemilano.it/mostre/more-kids

Report a cura di Gianni Foraboschi per The Way Magazine, agosto 2025

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