Sorpresa “Green Book” alla Festa del Cinema di Roma. Il film diretto da Peter Farrelly con protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Ali, racconta l’amicizia tra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano nell’America negli anni Sessanta. È ispirato alla storia vera di Tony Lip, padre dello sceneggiatore Nick Vallelonga
Dopo aver visto ‘Se la strada potesse parlare’ e ‘The Hate U Give’ sembrava che i giochi fossero fatti. Ma ecco che ti spunta la sorpresa, la pellicola che non ti aspetti e che, proprio in questa tredicesima edizione della festa del cinema spiazza tutti, con il tema del razzismo tratto da una storia vera. Mortensen ha sfoggiato sul grande schermo una prestazione da statuetta d’oro, ostentando un’interpretazione naturale che ha, nello stresso tempo, fatto ridere e riflettere.
Soffermandoci proprio su quest’ultima parola bisogna riportare quanto Viggo Mortensen ha detto alla conferenza stampa: “Green Book è un invito per un viaggio sulla riflessione dei limiti della prima impressione. E’ una storia che ti invita a pensare”. I famosi limiti della prima impressione nel quale, nella vita, tutti quanti cadiamo, fanno riferimento ai due personaggi ed al mondo che li circonda.
La storia è ambientata nell’America del 1962, quando Tony Lip deve accompagnare un musicista afro-americano in tourneé da New York vero il profondo sud degli USA. Dopo i primi contrasti, fra i due nascerà il reciproco rispetto. Onestamente nulal di rivoluzionario, sembra a un primo racconto, di già visto.
Eppure il lungometraggio sorprende non solamente per la performance di Viggo, il quale ha mostrato notevole padronanza della lingua italiana, e non solo in conferenza stampa, ma perché, sempre secondo l’attore: “è un film importante non solo per questi tempi”.
Lo stesso titolo scelto, per gli americani è forte: The Negro Motorist Green Book, conosciuto come “The Green Book”, è una sorta di guida alla sopravvivenza per le etnie non bianche nell’era della segregazione. Insomma, fa riferimento a un’epoca nemmeno tanto lontana (50 anni fa) quando per le persone di colore negli USA veniva stampato il libricino guida dove veniva suggerito quali fossero i luoghi civili che ospitavano clienti senza discriminazioni.
La sceneggiatura non presenta passaggi a vuoto. Tutto è stato sviluppato quasi naturalmente. Non c’è nessuna forzatura. Humour che sconfina nella comicità, con la classica e tradizionale soundtrack ad accompagnare questo genere di storie molto forti. Il film meriterebbe una candidatura all’Oscar.
Testo e foto a cura del nostro inviato alla Festa del Cinema di Roma, Vincenzo Pepe